“Nel Sannio ci sono zone dove i fenomeni di frana sono pervasivamente presenti, il territorio ha un indice di franosità che, a tratti, raggiunge il 90, 100 per cento”.
A dichiararlo all’Adnkronos è il prof. Francesco Maria Guadagno del Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi del Sannio che invita le istituzioni preposte a fare opere di prevenzione e non a intervenire sempre ex post.
“Teniamo sotto controllo due movimenti franosi – spiega -: uno è quello del Montaguto che attualmente è più grande evento di frana attivo in Europa e l’altro a Torrecuso dove c’è un fenomeno attivo da otto anni circa. In quest’ultimo caso, dal 2016, da quando precipitò
un flusso veloce di materiale fangoso sulla strada, la circolazione avviene in sicurezza grazie al monitoraggio che compiamo.
Per le sorti di quella arteria c’è tutta la nostra preoccupazione perché la definiamo ‘life line’, una linea della vita fondamentale per portare soccorsi in caso di terremoto”.
Dallo studio è emerso che “le opere di difesa non sono sufficienti per arginare eventi come quelli che si sono manifestati in passato.
Inoltre, avevamo segnalato una situazione che ci aveva lasciati perplessi, quella del fosso San Nicola che poi recapita le acque nella zona di Ponticelli, a Benevento.
E’ strano questo torrente, ha un’area estremamente vasta, drena dalla provincia, da San Nicola Manfredi.
Se c’è un evento eccezionale di pioggia ti ritrovi con una situazione di limitato deflusso. Bisognerebbe sviluppare un adeguato livello conoscitivo perché sarebbe importante capire cosa è successo nel tempo con l’urbanizzazione, come sono stati realizzati i recapiti, l’impermeabilizzazione oggi come funziona.
Perché, se ci sono condizioni di pioggia eccezionali in questa zona, tutta l’acqua
si recapita a Ponticelli”.
“E’ una situazione particolarmente significativa di rischio nell’ambito della città – conclude Guadagno – Continuo a sostenere che la protezione civile si fa in tempo di pace, non in tempo di guerra”.
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