Aggressione al pronto soccorso del Fatebenefratelli. La difesa degli indagati

“Chi ha fatto violenza a chi? Lo stabilirà la Magistratura in presenza di versioni e di denunce contrapposte dei soggetti coinvolti. I fatti esposti ieri alla Questura, all’Ospedale Fatebenefratelli e alla dirigenza dell’Asl dagli originari accusati sono infatti di tutt’altro tenore rispetto a quelli raccontati dall’operatore sanitario interessato”.

A parlare è l’avvocato Raffaele Scarinzi, in una nota inviata in redazione per conto dei suoi assistiti coinvolti nella presunta aggressione di domenica notte ad alcuni operatori sanitari all’ospedale ‘Fatabenefratelli’ di Benevento.

“Tre persone incensurate, impegnate da decenni in solide attività di impresa e professionali, si precipitano angosciate al pronto soccorso portando il padre in evidente crisi cardiaca.

All’interno del Triage – racconta l’avv. Scarinzi – non ci sono pazienti o utenti in attesa di cure. Chiedono l’attenzione degli addetti e la messa a disposizione almeno di una sedia a rotelle per condurre il malato dalla macchina all’interno del pronto soccorso.

L’operatore dietro il vetro non si cruccia minimamente dell’angoscia di chi sta vedendo il proprio familiare spegnersi sotto i propri occhi e continua a parlare e scherzare con un collega”.

Da qui la ricostruzione con virgolettati di presunte affermazioni che saranno ora chiarite dalle indagini.

“La porta del Triage è solo accostata ed il fratello minacciato entra e dice all’operatore di ripetergli quelle cose faccia a faccia se ne ha il coraggio.

L’operatore – continua la ricostruzione dei fatti – tenta di colpirlo al volto senza riuscirci e viene sospinto all’indietro battendo la testa da qualche parte procurandosi un piccolo taglio al cuoio capelluto. Gli altri due fratelli intervengono solo per allontanarli e così fanno anche due infermiere ed un medico”.

Le forze dell’ordine vengono chiamate dai tre fratelli che si sono viste negare le cure al padre e si sentono aggrediti. L’affermazione dell’operatore  è stata ascoltata dall’altro ausiliario e viene da questi riferita al sovrintendente della Questura di seguito intervenuto.

Alla fine, nessuno si prende cura del malato ed i familiari sono costretti a portarlo al Pronto soccorso del San Pio, dove personale molto più gentile e disponibile lo prende immediatamente in carico sottoponendolo ad accertamenti e cure. Fin qui una storia di ordinaria follia.

Quello che accade dopo è molto peggio. L’aggressione – conclude l’avvocato Scarinzi – prosegue con tutta la violenza possibile sui mezzi di informazione costruendo la storia della vittima innocente del proprio lavoro brutalizzata senza ragione da tre loschi individui. Purtroppo le storie troppo semplici nascondono sempre cose più complicate. L’importante è non cadere nella trappola di attribuire in anticipo i ruoli di mostro e di vittima”.

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