Baglioni a Caracalla, ‘Dodici note’ tra la vita e la guerra

Roma, 3 giu. (Adnkronos) – La vita, con i suoi amori e tradimenti, passioni e riflessioni, vittorie e sconfitte, e oggi anche con laguerra… Il concerto di Claudio Baglioni alle Terme di Caracalla, stasera in ‘prima assoluta’ per l’apertura ufficiale della stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma – cui seguiranno altre undici serate nella sua città in questo mese, fino al 19 giugno, e poi la mini tournée di luglio in altri due posti iconici come il Teatro Greco di Siracusa e l’Arena di Verona – contiene nella sua proposta musicale spunti che vanno dai sentimenti più reconditi ai drammi di oggi più eclatanti. ‘Dodici Note – tutti su!’ è il titolo che richiama il ‘Dodici note – Solo!’ del concerto voce e pianoforte tenuto a inizio anno proprio al Teatro dell’Opera di Roma

Il cantautore romano preferisce far parlare i testi dei sui brani, da quello ‘preso a prestito’ dal poeta romanesco Trilussa, quella ‘Ninna Nanna della guerra’ dove si recita e si canta della “gente che se scanna per un matto che comanna”… Ma anche in ‘Avrai’ si evoca “una radio per sentire che la guerra è finita”. E il pubblico quasi in automatico scatta in piedi e la mente e il cuore vanno alla guerra reale che si sta combattendo non troppo lontano dai confini di casa nostra.

Nella ‘scaletta’ sono compresi trenta brani espressivi di una carriera che è difficile contenere in un solo concerto, fra storici successi e titoli dall’ultimo album ‘In questa storia che è la mia’, sebbene l’evento abbia una durata di oltre tre ore. Si parte con ‘Io sono qui’ e si conclude con ‘La vita è adesso’ in una sorta di ideale passaggio di testimone fra i due brani.

Sul palco, con Claudio Baglioni, salgono in 123 fra musicisti dell’Orchestra Italiana del Cinema diretta da Danilo Minotti, coristi del ‘Coro Giuseppe Verdi’ e ballerini, performer classici e moderni, con la direzione artistica di Giuliano Peparini. Come classica e moderna è la musica proposta, non nel senso ‘purista’ del termine ma perché i brani di Claudio Baglioni, che raccontano la nostra modernità, sono oramai divenuti dei ‘classici’ a pieno diritto.

“A Roma, la mia città, ho suonato un po’ ovunque: dalla piazzetta di Centocelle dove sono vissuto da ragazzo fino a piazza San Pietro, sui tram e negli stadi, su un camion a Ostia e in Auditorium, in ospedale e in carcere… prima o poi doveva capitare anche di suonare a Caracalla: però, che responsabilità aprire il cartellone della stagione estiva del Teatro dell’Opera!”, confessa Claudio Baglioni, prima di salire sul palco delle Terme di Caracalla, per iniziare quello che descrive come “un grandissimo spettacolo universale, in uno spazio unico al mondo, per una nuova avventura tra suoni e luci, voci e sogni”.

Tra l’altro, è la prima volta in assoluto che la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla si apre con un compositore e interprete di musica moderna, pop o leggera che dir si voglia. Ma è lo stesso sovrintendente Francesco Giambrone – accanto a Baglioni nella conferenza all’Hotel Parco dei Principi – a spiegare che la circostanza non deve ‘suonare’ strana, per restare in tema… “La musica è soltanto una, può essere bella oppure brutta; ma bisogna abbattere questa barriera. E Claudio Baglioni è un artista della Casa”. E l’artista, di rimando: “Non c’è la divisione fra la musica colta e quella ‘incolta’… Le note sono 12 e con quei 12 mattoncini, combinandoli in modi diversi, secondo le capacità e le intuizioni artistiche, si dà vita alle composizioni e a tutta la musica”.

Tornando alla location, “i luoghi cambiano lo show” sottolinea Baglioni, con riferimento alle Terme di Caracalla da stasera a Roma e, in prospettiva, al Teatro Greco di Siracusa e all’Arena di Verona. “Non tutto può farsi ovunque”. Per ‘Dodici note – Tutti su!’, il cantautore romano propone “un concerto di musica, di gestualità, di proiezioni, di fisicità, di atmosfere”, più cantato e suonato che ‘raccontato’, anche in occasione dell’interpretazione di brani che possono riportare alla mente la triste attualità della guerra.

Perché, spiega Baglioni, “le parole che raccontano i fatti e i guasti del mondo sono quelle più semplici, tutto il resto sarebbe soltanto retorica, oppure voler trovare da parte degli artisti giustificazioni nobili per i successi, come se questi fossero in qualche modo imperdonabili. In un ipotetico e ideale ‘esercito’ della buona volontà, l’artista rappresenta il trombettiere, quello che si fa sentire: ma poi, la guerra la combattono e la vincono i fanti…!”.

(di Enzo Bonaiuto)

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