Buona sanità. Testimonianza di un 53enne dato per spacciato e salvato al Rummo da intervento Husher

“Non fa notizia quanto il male, ma il bene esiste se lo sappiamo guardare con occhi attenti. Alle denunce, per esempio, di episodi di malasanità si potrebbe contrapporre un mondo di cose belle e importanti che avvengono in questo campo, anche nel Sud Italia, frutto del costante impegno e dedizione di tante valide professionalità presenti in alcune strutture.

La mia esperienza, Carlo Fiorenza afferma l’autore della  lettera inviata in redazione, ne è una testimonianza.

Ritengo che sia importante divulgarla al fine di prendere maggiore coscienza di quanto c’è di buono nei nostri territori.

Mi chiamo Carlo Fiorenza, ho 53 anni e sono nato a Parabita (Lecce).

Ad aprile 2016 ho scoperto di avere un tumore al retto con una metastasi al fegato. Ho consultato alcuni medici nella mia zona che mi hanno indirizzato presso l’Istituto Nazionale dei tumori di Milano, dove sono stato operato il 2 settembre. Per i chirurghi intervento riuscito (“Si ritenga fortunato!”), alcuni cicli di chemioterapia ed una successiva operazione presso l’istituto milanese. A marzo 2017, gli esami diagnostici hanno evidenziato una recidiva in sede rettale. A giugno, presso l’ospedale milanese, sono tornato in sala operatoria e la sentenza fu: “Recidiva non operabile”.

Dopo due cicli chemioterapici sono subentrate complicazioni con successivo ricovero presso l’ospedale di Tricase. Superata la sub occlusione intestinale, ho ripetuto la chemio ma poi è intervenuta una nuova sub occlusione. Questa volta sono stato ricoverato presso l’ospedale di Gallipoli dove mi è stato applicato un sondino naso gastrico, venivo nutrito con alimentazione parenterale, dimagrivo drasticamente, ero diventato uno scheletro.

Tornato a casa, abbiamo contattato vari chirurghi, tutti hanno concordato sul fatto che non ero operabile e che non c’era più niente da fare. In buona sostanza ero in fin di vita e senza nessuna speranza.

I miei familiari, originari di Benevento, hanno però contattato il professore Cristiano Huscher, direttore di Chirurgia generale e oncologica presso l’ospedale “Rummo”. Ha subito capito la gravità della situazione e, dopo aver valutato la copiosa cartella clinica inviata a mezzo mail, contrariamente a tutti i pareri ricevuti, si è reso disponibile per visitarmi al fine di valutare l’opportunità di un intervento chirurgico. Questa piccola speranza è stata sufficiente per farmi accompagnare in auto, seppur in condizioni molto precarie, a Benevento. Il giorno dopo il mio ricovero sono stato operato d’urgenza dall’equipe diretta dal professore Huscher con asportazione di 4 metastasi e di un pezzo di intestino. Sono stato giudicato fuori pericolo. Dopo tre giorni ho ripreso a mangiare. Ovviamente devo fare altri interventi, ma mi è stata data una nuova possibilità di vita. Non ho parole per descrivere il mio stato d’animo.

In quest’ospedale ho avuto modo di apprezzare la professionalità e la cortesia di tutto il personale ospedaliero, disponibile in ogni momento, ma anche l’elevato grado di comfort del reparto in cui non mancano spazi per la socializzazione tra pazienti.

La mia storia potrebbe essere quella di tanti altri che cercano i luoghi della speranza anche lontano dai loro territori e non colgono l’opportunità a un centimetro da loro. La mia testimonianza è rivolta alle famiglie che si ritrovano spesso nelle condizioni di dover affrontare durissime prove, ma anche alle istituzioni perché favoriscano i percorsi della buona sanità, promuovano le eccellenze e creino intorno ad esse le strutture capaci di sostenerle. Il bene funziona se si sa propagarlo.

Ringrazio il direttore generale del “Rummo” dr. Pizzuti, il professore Huscher, ma chiedo alla Asl di Benevento, nonché al presidente della Regione Campania, on.le Vincenzo De Luca, ed al sindaco di Benevento, on.le Clemente Mastella, di impegnarsi affinché il Sannio possa veramente essere un’isola di efficienza e di speranza per i malati, ma anche per chi lotta per lo sviluppo del Sud”.

 

 

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