D’Annunzio: ora l’ultimo legionario riposa accanto al Vate

Gardone Riviera (Brescia), 4 dic. – (Adnkronos) – Dopo oltre 80 anni è stato esaudito il desiderio di Gabriele d’Annunzio, che nel monumento funebre nel parco del suo Vittoriale a Gardone Riviera (Brescia) aveva fatto apporre dieci arche destinate ad accogliere altrettanti compagni da lui scelti per esserne accompagnato nella morte, come lo era stato in vita.

Ora anche l’ultimo legionario dannunziano riposa nel luogo che gli ha assegnato il Vate: nel mausoleo sul colle più alto del parco del Vittoriale questa mattina hanno trovato accoglienza i resti mortali di Antonio Gottardo, sergente maggiore nel secondo reggimento granatieri caduto a Fiume il 26 dicembre 1920, all’età di 24 anni, nel momento più critico del ‘Natale di Sangue’, per un colpo sparato dall’Andrea Doria contro il Palazzo di Governo che ferì alla testa lo stesso Comandante. Antonio Gottardo era nato il 16 agosto 1896 a Grisignano (vicenza) ed era un sottufficiale dei Granatieri di Sardegna e capo della guardia di D’Annunzio nella Reggenza italiana del Carnaro.

Già nel 1938 l’architetto del Vittoriale, Giancarlo Maroni, aveva fatto richiesta di un promemoria da inviare a Benito Mussolini per la richiesta di trasferimento della salma di Gottardo, mai avvenuto anche in seguito a causa – dal 1965 – degli accordi politici Italia-Jugoslavia che impedivano di recuperare reliquie di italiani sepolti in terra slava.

A realizzare il sogno del poeta è stato Giordano Bruno Guerri, appena confermato presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani per altri cinque anni dal ministro della Cultura, Dario Franceschini. “Ci commuove avere realizzato finalmente un altro desiderio di Gabriele d’Annunzio, quello di avere intorno a sé tutti i dieci compagni da lui scelti, rendendo l’onore dovuto al semplice sergente Antonio Gottardo, caduto accanto a lui nelle tragiche giornata del Natale di Sangue”, ha commentato Guerri. Alla cerimonia erano presenti i dieci discendenti di Gottardo, che si sono detti commossi per “il grande onore” riservato al loro parente.

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