“I LABORATORI DELLA CITTADINANZA PARTECIPATA”

All’iniziativa, che intende promuovere nelle Scuole i principi di solidarietà e coscienza critica, hanno partecipato i rappresentanti delle Province interessate e della Direzione Generale del Volontariato (che ha finanziato il progetto). Presenti anche numerosi studenti delle Superiori provenienti dalle diverse realtà italiane

La presentazione, affidata al giornalista Pellegrino Giornale, si è aperta con l’intervento del Presidente della Provincia, Aniello Cimitile. Egli ha detto che «occorre mettere insieme scuola e società civile, in particolare le strutture del volontariato, per accompagnare i giovani nella formazione di quella coscienza critica e di quell’insieme di valori che sono indispensabili per la convivenza civile, importanti alla cultura della accoglienza e del rispetto dell’ambiente e della legalità». Cimitile ha quindi sottolineato la opportunità di un progetto che vede la partecipazione di Province distribuite sul territorio nazionale e ha dato atto al Ministero del Welfare e all’Osservatorio nazionale del Volontariato di un metodo di lavoro molto concreto e pragmatico, entrando nelle scuole, a contatto con un migliaio di giovani che sono sollecitati in progetti di intervento nel sociale. «È una bella cosa ed è un grande onore per Benevento – ha concluso il presidente Cimitile – che si approfondisca il processo di formazione del cittadino nuovo nella società della conoscenza: quindi un problema che riguarda tutti i giovani nella loro globalità. Poi è naturale che se il cittadino ha questi valori, non ci può essere un dirigente che non se li porti dietro e non ne faccia la base della sua azione».

E’ quindi intervenuta Annachiara Palmieri, assessore alle politiche formative e sociali della Provincia: «Abbiamo oggi qui ospiti – ha detto l’assessore – circa 300 ragazzi provenienti da altre aree del Paese: il progetto ci consente di aprire innanzitutto gli orizzonti e di collegarci con altre Province d’Italia che hanno realtà simili alle nostre, ma sicuramente approcci diversi nell’affrontare le stesse problematiche sociali. Questa è una occasione unica di sensibilizzare i ragazzi rispetto ai temi della cittadinanza partecipata e attiva con le associazioni di volontariato, per svolgere una funzione di sensibilizzazione e di formazione all’interno delle classi. Il progetto si concluderà con un convegno finale a Torino: le nostre scuole lavoreranno sui temi dell’ecomafia e sulla gestione dei beni sequestrati alla criminalità organizzate».

Gianluca Aceto, assessore provinciale all’Ambiente, ha rimarcato che uno dei titoli della cultura partecipata e del rapporto tra mondo della scuola e cittadinanza sia stato declinato sull’argomento ambiente, il che è consentaneo con il senso delle azioni che la Provincia sta mettendo in campo. Aceto, ha ricordato che il suo assessorato e quello retto dalla Palmieri per le politiche formative lavorano in stretta integrazione e che ad esempio a breve sono previsti l’appuntamento della Giornata mondiale dell’acqua, i Quaderni di educazione ambientale e la campagna di sensibilizzazione verso l’uso dell’acqua di rete, quindi dell’acqua pubblica. Sono questi i temi – ha concluso Aceto – che costruiscono il senso di cittadinanza delle giovani generazioni.

Per la Provincia di Torino l’assessore Mariagiuseppina Pugliesi ha rilevato come l’importanza di una attività che si rivolge ai giovani e che si incardina nel contesto scolastico al fine di far sperimentare ai ragazzi una attività di cittadinanza partecipata in collaborazione con il Volontariato. I ragazzi, dopo una prima fase formativa, nella quale imparano a leggere i bisogni del territorio e a ipotizzare un progetto di carattere sociale, procedono poi a sviluppare piccola iniziativa dove loro sono i protagonisti di una esperienza quali cittadini attivi, che illustreranno infine ad ottobre 2010 a Torino in cui i ragazzi avranno uno spazio apposito per raccontare la loro esperienza.

Per la Provincia di Arezzo, Mirella Ricci, assessore al personale, servizi sociali e sanitari, multiculturalità e sicurezza ha ricordato che il lavoro con le altre Province è un impegno primario anche perché si esercita su temi molto qualificanti e già in rete nazionale. La cittadinanza partecipata è – ha concluso Ricci – un importante come bagaglio personale dei giovani, ma è anche un valore aggiunto per la Pubblica amministrazione nella sua interezza.

Per la Provincia Regionale di Palermo, Eusebio Dalì, assessore alle Politiche Giovanili, ha illustrato le problematiche del territorio ed il lavoro svolto per individuare la loro ricaduta sulla società civile. Per la Provincia di Treviso: Barbara Trentin, assessore alle politiche sociali, pari opportunità, volontariato, sanità, assistenza, emigrazione, immigrazione, politiche per la famiglia, ha detto che il progetto, oltre a valorizzare il dialogo tra i territori, coinvolge il mondo del volontariato e lo promuove. Mettere insieme studenti di varie realtà territoriali per farli lavorare insieme crea degli spaccati di realtà diversa ma tutti con uno stesso fine ed uno stesso obiettivo che è quello di far crescere i giovani verso una cultura della solidarietà, su temi quali la diversità, il sostegno agli anziani malati di Alzahimer.

La dirigente del Ministero della Sanità, Rita Graziano, ha rilevato come il Dicastero intende promuovere il rafforzamento delle politiche di inclusione sociale e coinvolgere i giovani in un processo di crescita sui valori della solidarietà, della legalità, della cittadinanza sociale. I giovani infine si sentono partecipi direttamente della progettazione sociale con la collaborazione delle Province, delle scuole, delle organizzazioni dei volontariati, dei centri di servizio del volontariato.

Sabina Polidori, Ricercatrice Isfol presso il Ministero, ha detto che solitamente l’approccio dei giovani al volontariato è quello di svolgere un’attività, peraltro onorevole e lodevole. L’Osservatorio del Volontariato ha voluto sperimentare un’altra strada: quella che vede i giovani nel volontariato come soggetti attivi di ricerca e di proposta per creare la cittadinanza partecipativa e condivisa tra coetanei ma anche con il mondo adulto.

Sono, quindi, previste le Testimonianze dei referenti delle organizzazioni di volontariato delle cinque Province.

In chiusura, ma molto significativa ed importante la preziosa testimonianza del Procuratore Capo del Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, Antonio Guerriero, che ha parlato di ecomafia. «Per oltre vent’anni, ha detto, ho lavorato soprattutto presso la Direzione antimafia di Napoli in riferimento al clan dei Casalesi, quindi del reinvestimento delle organizzazioni mafiosi attraverso il business della spazzatura che si può riassumere in una espressione di un indagato, intercettato, che suonava: “La monnezz è oro”. Questo fa capire come le tematiche dei rifiuti siano state una delle fonti in cui le organizzazioni criminali si sono maggiormente arricchite. I rifiuti – ha proseguito Guerriero –  per la camorra sono fonti di ricchezza da reinvestire anche al Nord. Ed è una responsabilità questa che l’intera Penisola ha: infatti, tra gli anni ’80 e ’90 sono arrivati enormi quantitativi di rifiuti speciali dal Nord verso il Sud, che hanno prodotto inquinamento in moltissime falde del casertano, dell’area napoletana ed in generale della Campania. Questo ha determinato in questa regione – ha spiegato il procuratore – il più alto indice di tumori e di malattie legate all’inquinamento: questo pone degli interrogativi su come gestire il territorio. Occorre una nuova governance del territorio. Abbiamo una miriadi di enti che sono inutili perché non sono dotati di poteri di controllo del territorio. Nessuno controlla il territorio collinare e montuoso perché non c’è più una politica di gestione del territorio; non c’è una tutela dei nostri boschi o dei nostri fiumi e c’è spazzatura dovunque. Gli alvei dei fiumi – ha insistito il magistrato – sono intasati di pneumatici, di lavatrici, materassi, ultimamente di televisori. Ecco l’importanza di promuovere una nuova cultura del territorio ed una nuova governance del territorio e sottrarre questo business alle organizzazioni mafiose. Serve, insomma,  – ha concluso il dott. Guerriero – una nuova classe dirigente: questo lo dice la Conferenza Episcopale Italiana. Se si lavorerà seriamente con i giovani, fra una decina di anni, avremo  – ha concluso il magistrato – una nuova classe dirigente che potrà rispondere meglio di quella che ha risposto attualmente alle esigenze del territorio».

ARTICOLI CORRELATI