Open Arms: legale Salvini, ‘l’ex premier era d’accordo, linea condivisa da tutto il governo’

Palermo, 23 ott. (Adnkronos) – “Il processo di Catania è un processo matrioska perché il giudice ha analizzato una serie di eventi, tantissimi sbarchi, e tra questi anche Open Arms con un grado di approfondimento non da udienza preliminare perché ha sentito tantissimi testi e ha poi motivato la sentenza anche precisando che ad esempio per Open Arms non c’era competenza italiana sulla base di una rigorosissima analisi di documenti”. Lo ha detto l’avvocata Giulia Bongiorno, legale del leader della Lega Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Open Arms. “Tra tutti i documenti di cui oggi avete sentito, secondo me c’è un documento che è il cuore del processo che è questa analisi approfondita fatta da un giudice che ha emesso una sentenza ricordo a tutti definitiva – ha detto all’uscita dall’aula bunker del Pagliarelli a Palermo -. Non c’era quindi competenza italiana e questo significa che una nave che batte bandiera olandese e che ha la possibilità di andare in una serie di porti, a partire da Malta, è una nave rispetto alla quale il Pos (Place of safety) non doveva essere dato dall’Italia. E se non c’era un obbligo di Pos da parte dell’Italia non ci poteva essere nessun tipo di reato”.

Per quanto riguarda il sequestro di persona, la legale ha detto che il reato è previsto “nel caso in cui la vittima è costretta a stare in un posto”. “In questo caso, questa nave aveva la possibilità di andare in Spagna, a Malta, in Tunisia, ovunque – ha spiegato – Non era costretta a stare in Italia, mancano quindi i presupposti del sequestro. Se un signore in una stanza con cinque porte aperte vuole sfondare l’unica chiusa non è sequestro di persona”. Poi, parlando della linea politica dell’epoca, ha detto: “A partire dal contratto di governo ci fu una condivisione, un vero e proprio consenso da parte di tutti i ministri e in particolare del premier al fine di cambiare la linea politica. Noi questo non lo nascondiamo, anzi lo rivendichiamo”. E la nuova linea ha spiegato, “visto che prima di tutto c’è una esigenza di salute ma contemporaneamente dobbiamo chiedere aiuto anche all’Europa”, si basava sul fatto che “prima si fanno gli accordi di redistribuzione e poi i migranti possono sbarcare”. “Tutto questo significa che anche con il governo Conte II il ministro Lamorgese ha seguito la stessa procedura: prima gli accordi, poi si sbarca. Quindi non c’è nessun ritardo nello sbarco, c’è stato il tempo necessario per stabilire di chi era la competenza e dove dovevano sbarcare”.

ARTICOLI CORRELATI