Quella sera che incontrai Tony Dallara a cura di Enrico Salzano

L’urlatore dalla folta chioma riccioluta, che nel ’58 rispolverò “Come prima” e “Ti dirò” con gli inconfondibili vocalizzi singhiozzanti, nato a Campobasso ma trasferitosi a Milano, si dichiarò soddisfatto per l’ottimo livello qualitativo delle voci presenti alla kermesse dicembrina e dell’accoglienza riservatagli.”Maestro Dallara, credo che il suo ruolo di “Special guest” abbia un grande significato per questo festival e per le giovani promesse che propongono le meravigliose melodie degli anni ’50 e…oltre!”Vestito di scuro e con il suo timbro inconfondibile, piagnucoloso ma trascinante, puntandomi uno sguardo penetrante, mi rispose: “Certo! Quegli anni, semplicemente unici, restano un punto di riferimento per la musica e i motivi conservano energia, validità e bellezza”.Affascinato, osservavo Tony Dallara e riapparivano i juke-box che risuonavano “Brivido blu”, “Ghiaccio bollente”, “Romantica”, “My Tennesse”, “Bambina bambina” accompagnati con il tipico terzinato alla Platters.”Tony, riprendendo il discorso sugli “urlatori”, così frettolosamente definiti, si potrebbe…”. L’interruzione fu voluta dal direttore di palco, il quale invitava lo “Special guest” a riapparire sul palcoscenico, dove il pubblico lo applaudì e lo chiamò a gran voce.Questo accadde quella sera che incontrai Tony Dallara, “re degli urlatori”.Enrico Salzano* Omaggio al maestro Tony Dallara

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