Serata della canzone beneventana

 

Il comitato era presieduto dal comm. Ernesto Gramazio e composto dal dott. Antonio Fallarino, Vincenzo De Masi, Angelo Di Dio, Giulio Musco. Parolieri: E. Gramazio, L. Celegato, V. De Masi, A. Di Dio. Musicisti: G. Anepeta, A. Alfieri, L. Benedetto, F. Citarella, E. Paragone, R. Russo.
Le prove per la manifestazione artistica si tenevano in via G. Ruscelli, casa Paragone, ed era assolutamente vietato assistere ma, grazie all’amico Giulio Paragone, vi fu una deroga per i musicisti Enrico e Pino Salzano.
Il libretto recitava: "Canzoni canzoni canzoni ed arte varia- Serata della canzone Beneventana".
Presentano Mario Zeoli e Annamaria Calicchio.
Orchestrali: T. Cogliano, violino; C. Martini, violino; A. Amorico, violino; M. Santoro, violino; S. Sorgente, sax; N. Fattori, clarino; A. Riccioli, tromba; R. Russo, fisarmonica; E. Cammarota, contrabbasso; A. Fasoli, batteria; al piano il M° Cosimo Minicozzi.
Dirige l’orchestra il M° Ettore Paragone.
Con la partecipazione straordinaria di Lamberto Ingaldi e del piccolo Enzo Luciani, fisarmonicista.
Cantanti: Luisa Micco, Nella Rocchesi, Fausto Albano,Romolo Fiore, Mario Montano, Gino Palatella, Salvatore Zitani, Tullio Zitani.
Sul palcoscenico del Teatro Massimo, alle ore 21.00 del 25 Settembre 1961, apparve il prof. Mario Zeoli che, con la bella Anna Maria Calicchio, porse all’affollata platea il messaggio del presidente Ernesto Gramazio: "Il comitato e i partecipanti alla serata di gala della canzone Beneventana, ringraziano autorità e pubblico per aver contribuito a questa manifestazione d’arte".
Le opere presentate nella "Serata della canzone Beneventana" si distinsero per temperamento e originalità.
Ricordo, in particolare: "Senza ‘e te", di Gramazio- Alfieri, interpretata dall’ottimo Tullio Zitani. "Uocchie nire", di De Masi- Paragone fu proposta dal fortunato duo, Luigi Palatella e Luisa Micco; "Comm’a nˆ vota" di Gramazio- Anepeta dalla sapiente voce di Salvatore Zitani. Elettrizzante e civettuola Luisa Micco in "Nnammurato ‘ntussecuso" di Celegato Paragone: "Ciccillo mio, Cicc“, cos“ voglio vest“! ‘O nnammurato mio nun vò cha ‘ggia purtà o pantaloncino. Neh, che c’è di male?" A tanto, guappescamente, continuava il collaudato Romolo Fiore con "Malandrino", di De masi- Paragone. "Scusate, giuvinò, a do scennite? ‘A coppa ‘a casa e annammurata mia? Embé pruvate pure vuje chistu curtiello!!" Ma, certamente allegro, continuava il comico-fine dicitore, Lamberto Ingaldi, con: "Muore tu-Nuje vulimmo campà, te facimmo ‘e lupini abbuffˆà" Poi: "’O core nun se sbaglia" di Celegato- Russo, per la soave ugola di Nella Rocchesi. "Pena d’ammore" caratterizzata dalla tipica interpretazione di Fausto Albano, scritta da Di Dio- Citarella. Ma debbo segnalare l’originale "Tarantella zitto zitto", scaturita dall’affiatato e prolifico binomio De Masi- Paragone e impreziosita dal "nostro" Tullio Zitani. Risento chiaramente la sezione ritmica dell’orchestra e i caratteristici arrangiamenti sostenere: "Taranté, stasera e vase nun se danno cchiù annascuse-ma se danno zitto zitto?"- "La serata della canzone Beneventana" vide il suo epilogo tra un tripudio di applausi e di fiori. Menzione d’onore agli autori, alle voci e all’orchestra impeccabilmente diretta dal M° Ettore Paragone. SONO CERTO CHE I "CONGIURATI" DELLA "SERATA DELLA CANZONE BENEVENTANA", PARTITI DA ‘O VICARIELLO A "NEVE’RE", IN QUELLA FREDDA SERA DI FEBBRAIO DEL 1961, RISVEGLIARONO L’AMORE E LA PASSIONE PER LA MUSICA NOSTRANA.

Enrico Salzano – [email protected]

Questo articolo – che riproponiamo ai nostri lettori è stato oggetto di studio da parte della Dott.M.C. che, dopo l’approvazione della docente relatrice chiarissima Professoressa Marilisa Merolla della Facoltà di Sociologia dell’Università “ La Sapienza” di Roma, lo ha riportato in un capitolo della tesi di laurea sull’aspetto artistico-musicale della canzone nel periodo della ricostruzione del second dopoguerra (1948-1963).

 

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