VACCINI E VARIANTI. INTERVENTO DEL PROF. GUIDO SILVESTRI

Sulle nuove varianti di COVID e sulla loro sensibilità (o resistenza) ai vaccini si parla molto in questi giorni, e purtroppo, come succede ormai da un anno a questa parte, nel chiacchiericcio social e mediatico della pandemia impazzano le “parole in libertà” (per usare un eufemismo) di gente che, in tempi normali, parlerebbe di virus al massimo con il proprio barbiere o parrucchiera. Transeat.
Lo scrive Guido Silvestri – professore all’Emory University di Atlanta (USA).
Per fare un pochino di ordine ed a beneficio di quelli che fossero interessati ad approfondire i dati sperimentali, posto qui sotto i link ai due studi, uno condotto in collaborazione da Moderna con il Vaccine Research Center della NIH, e l’altro del gruppo di David Ho, alla Columbia University, in cui si esamina questa tematica in sperimentalmente ed in modo serio. Importante notare che entrambi gli studi sono stati postati su BioRxiv e quindi non sono ancora stati formalmente pubblicati dopo peer review. I dati però sembrano solidi ed i gruppi hanno ottima reputazione.
Il messaggio in sintesi, è che la variante inglese, benché molto interessante dal punto di vista virologico, ha un impatto antigenico piuttosto limitato (e questo vale anche in termini di resistenza ai monoclonali); la variante sudafricana invece viene neutralizzata dai sieri dei vaccinati con una efficacia ridotta di 6-10 volte. Qui bisogna notare che detta variante viene pur sempre neutralizzata con titoli ~1/300 — il che equivale a dire che uno scarafaggio può essere dieci volte più resistente alla pressione della scarpa, ma alla fine viene schiacciato comunque. Sulla variante brasiliana ancora sappiamo molto poco, ma la mutazione E484K nella Spike fa pensare che abbia anch’essa un certo grado di resistenza alla neutralizzazione.
Un altra cosa che approfitto per sottolineare è che le due varianti di cui trattano questi studi sono in circolazione da diversi mesi (quella sudafricana sicuramente da agosto e quella inglese sicuramente da settembre). L’esplosione mediatica su queste varianti riflette il fatto che sono state caratterizzate di recente, non che la loro emergenza sia recente. Da notare anche che la 7DMA dei casi nel Regno Unito, dove la variante inglese predomina, sono scesi del ~77% dal picco del 9 gennaio scorso, e quella in Sudafrica è scesa del ~87% dal picco del 11 gennaio scorso (sulle cause di questi cali si può discutere, ma i numeri sono questi).
Buon week-end a tutti, e per chi vuole domani sarò con Lucia Annunziata a Mezz’ora in più — Il Mondo che Verrà (14.30-16.00 su Rai TRE) per parlare di vaccini, varianti ed altre cose pandemiche. Così conclude Guido Silvestri – professore all’Emory University di Atlanta (USA).

ARTICOLI CORRELATI