Bersani è il nuovo segretario del Pd

Pier Luigi Bersani è il nuovo segretario del Pd. L’ex ministro ha vinto la sfida con il segretario uscente Dario Franceschini – subentrato con le dimissioni di Walter Veltroni di cui era il vice -, e l’outsider Ignazio Marino. Bersani: "Dentro la vittoria di tutti c’è anche la mia. Farò il leader ma a modo mio. Voglio un partito dell’alternativa", ha spiegato il neosegretario. Gli organizzatori: "Tre milioni di votanti".

L’annuncio ufficiale, mentre nei seggi lo spoglio sta entrando nel vivo, lo fa Dario Franceschini che arriva alla sede del partito e alle 23 in punto sottolinea di aver telefonato al suo avversario e avergli riconosciuto la vittoria. Non è importante, dice il segretario uscente, "aspettare di vedere se ci sono due punti percentuali in più o in meno: il dato politico è che la scelta dei nostri elettori è quella di eleggere Bersani nostro segretario". Poco dopo a Sant’Andrea delle Fratte arrivano anche il neosegretario e il terzo concorrente, Ignazio Marino, che ottiene un buon risultato attestandosi attorno al 15%.

"Farò il leader a modo mio"
Bersani fa subito sapere che con Marino e Franceschini collaborerà. "Voglio rivolgere una parola di amicizia e rispetto – scandisce – per Dario Franceschini e Ignazio Marini. Lavoreremo insieme per il nostro grande partito". Poi delinea la sua idea del Pd del quale sarà il leader "a modo mio, non il partito di un uomo solo ma un collettivo di protagonisti". Un Pd che sarà "di alternativa piuttosto che di opposizione" visto che il primo concetto va sempre a braccetto con il secondo ma non sempre vale il viceversa. Un partito popolare e radicato sul territorio.

"Obiettivo: lavoro"
Tema centrale della sua politica resterà quello del lavoro. E oggi la sua prima iniziativa sarà a Prato dove incontrerà un gruppo di artigiani perché "bisogna rompere il muro tra politica e lavoratori". Nelle parole dei tre candidati prevale il fair play ("il Pdl prenda esempio dalla nostra discussione trasparente", è l’invito di Bersani) così come l’orgoglio per la grande mobilitazione di popolo.

"Il voto una grande prova di democrazia"
"Voglio cominciare – dice Bersani – con l’orgoglio per quanto successo. Tre milioni di persone sono una grande prova di democrazia". "E’ un grande risultato – dice Marino – che Bersani sia stato eletto democraticamente. Una grande festa per la democrazia". E anche Franceschini parla di una "giornata fantastica: una prova di partecipazione che è andata oltre tutte le aspettative". Franceschini rivendica la scelta di non aver rinviato le primarie del 25 ottobre e sottolinea che a questo punto "nessuno potrà più mettere in discussione l’irreversibile decisione che il segretario va eletto con le primarie".

Del resto, Bersani ribadisce un concetto ripetuto più volte nella sua campagna: "Iscritti ed elettori non sono due razze diverse". Lo stesso concetto che usa l’ex premier, Massimo D’Alema. Gli iscritti del Pd, puntualizza D’Alema, "non sono marziani": dalle primarie esce infatti "una scelta chiara che conferma il risultato che abbiamo già avuto nei congressi di circolo, però con l’autorevolezza di un voto popolare". Ora, è l’invito di Arturo Parisi, "Bersani dovrà dire qual è la sua linea".

Nel partito entrano, come dice il senatore chirurgo del Pd Marino, "i temi portati avanti dalla mia mozione come i diritti civili per tutti, la difesa dell’ambiente, la lotta al precariato".

Ma è prevedibile che un’altra ala del partito, quella rutelliana, entri in fibrillazione. Un primo segnale viene forse in questo senso da Ermete Realacci. "Bersani – avverte il leader degli ambientalisti – ha diritto al sostegno di tutto il partito ma ha anche l’onere di tenerlo unito. Valuteremo le sue scelte future".
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