COVID-19 – IO X BENEVENTO: L’ASL CONTINUA A PENALIZZARE I CITTADINI. CONTAGI E DECESSI SICURAMENTE EVITABILI.

E’ notizia di qualche giorno fa, che il Comune di Benevento, ha donato duemila kit per il testo rapido relativamente al Covid-19, all’Azienda Sanitaria Locale affinchè si avviasse una maggiore ricognizione territoriale di accertamento e contenimento della pandemia in corso.
Proprio il 2 aprile, la direttrice sanitaria dell’ASL, Concetta Conte, dichiarava che dopo un accordo raggiunto con l’Ordine dei Medici e con i Medici di Medicina Generale, questi kit per il testo rapido di ricerca degli anticorpi IgG e IgM, sarebbero stati consegnati ai Medici di Famiglia per avviare una maggiore ricognizione su tutta la Provincia di Benevento.
Ebbene, così non è stato, proprio ieri, abbiamo appreso il grido dei medici di Famiglia che si lamentavano di aver ricevuto comunicazione dall’ASL che questi kit sarebbero stati, invece, utilizzati per il piano regionale che dovrebbe partire e quindi dirottati per ospedali, polizia penitenziaria, forze dell’ordine, poste, casa di cura, etc.
Ora, premesso che per l’attuazione del piano regionale, l’ASL sarebbe stata dotata dei Kit direttamente dalla Regione, che motivo c’è di anticipare la procedura con i kit donati dal comune?
Questo modo di agire, fa emergere, ancora una volta, la considerazione che l’ASL ha nei confronti dei Medici di Medicina Generale, della miope visione dell’organizzazione dell’assistenza territoriale e dell’assenza di un monitoraggio provinciale che avrebbe potuto garantire molteplici vantaggi sia ai cittadini che favorire una maggiore efficienza delle strutture sanitarie pubbliche congestionate.
I medici di Famiglia, pur essendo dei lavoratori autonomi, sono convenzionati con l’ASL e garantiscono il primo approccio con i pazienti. Sono stati costretti a vivere e ad affrontare questa emergenza in solitudine, abbandonati al proprio destino e alle proprie ridotte risorse, hanno dovuto garantire un’assistenza territoriale di base, assolutamente scevra di un progetto, di un’organizzazione ed un coordinamento sanitario che l’ASL  è tenuta a garantire. Sono stati abbandonati al loro destino, esposti per gli innumerevoli motivi riconducibili alle loro competenze, senza essere stati formati per affrontare la pandemia, senza dispositivi di sicurezza, i primi sono arrivati verso la metà di marzo, ed ora si continua a trattarli come medici di seconda fascia.
Il territorio e dunque i cittadini, rimangono scoperti, il test serviva come ausilio diagnostico per intercettare, nella fase iniziale, il Covid-19 e instaurare, da subito, una adeguata terapia. I Medici avrebbero potuto contattare le USCA per un tampone nel breve tempo possibile e isolare e tracciare i contagiati, evitando focolai familiari.
Insomma, ancora una volta, territorio non solo penalizzato ma esposto alla diffusione, privo di un sistema di controllo, mortificato da decessi e contagi che potevano essere sicuramente evitati.
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