Giunta della Camera penale di Benevento: ” Forte preoccupazione per suicidi verificatisi negli ultimi mesi presso il Carcere di Benevento”.

 Il progressivo scemare dell’emergenza pandemica rischia di distrarre da quelli che restano gli allarmi cogenti che provengono dal sistema carcerario. Quanto accaduto presso l’Istituto penitenziario sannita in pochi mesi è solo lo specchio di quanto avviene a livello nazionale ed impone una seria riflessione. Le morti per suicidio di due giovani detenuti e quelle che si verificano ogni anno, in crescita (nel 2020, 61 persone si sono tolte la vita negli istituti di pena italiani, numero senza precedenti, 11 suicidi ogni 10.000 persone, con un’età media di 39,6 anni) secondo il XVII Rapporto annuale dell’Associazione Antigone, “Oltre il virus”, nonostante lo spopolamento conseguente alla pandemia e all’incremento di misure alternative concesse, devono smuovere le coscienze e destare le menti di esecutivo, legislatore, addetti ai lavori e società civile. La carenza di assistenza sanitaria psichiatrica nelle carceri affonda le sue radici anche nella scelta legislativa (L. 419/1998 e successivo DPCM del l° aprile 2008) di “esternalizzare” la sanità penitenziaria (attualmente in carico al SSN e alle Regioni per effetto dei richiamati interventi legislativi) rispetto alle autorità penitenziarie poste alle dirette dipendenze del Ministero della Giustizia. Oggi, nella nostra Regione, emerge in modo netto la carenza di personale sanitario pronto a mettere a disposizione la propria professionalità all’interno degli istituti di pena. L’assistenza e la cura del disagio psicologico e delle patologie psichiatriche è gravemente carente per i detenuti in espiazione pena definitiva e in regime cautelare, anche in ragione di condizioni detentive precarie (spazi ristretti e inadeguati, ancora poche e troppo limitate opportunità di istruzione e formazione) che aggravano il malessere psichico del singolo detenuto, il quale nella maggioranza dei casi è costretto ad un transito nelle articolazioni psichiatriche che diventa permanente, quasi a “ripetere la triste situazione di un ergastolo bianco” (fonte: Relazione annuale 2020 del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Campania, in collaborazione con l’Osservatorio Regionale sulla detenzione). In Campania, le strutture dotate di personale qualificato e settori specializzati concretamente attivi in materia psichiatrica sono limitate e spesso carenti di personale e mezzi. Solo due le REMS per i soggetti in misura di sicurezza, già allo stato colme, quelle definitive di San Nicola Baronia (AV) e Calvi Risorta (CE) (le strutture temporanee di Mondragone e Vairano Patenora sono in dismissione). Le Camere penali campane – con i propri delegati dell’Osservatorio carcere – hanno istituito insieme al Garante regionale dei detenuti un tavolo tecnico per il monitoraggio e la denuncia, altresì, di tali problematiche, con l’intento di segnalare criticità e proporre soluzioni in concreto. Pagina 2 di 2 Occorre in ogni caso uno sforzo economico per dotare gli Istituti di personale (non solo medico, ma anche di sorveglianza e controllo) e di mezzi. È necessario che la magistratura di sorveglianza sia più efficiente e pronta in materia di concessione di misure alternative alla detenzione (che oltretutto inibiscono la “recidiva”) soprattutto in favore di quei soggetti per i quali effettivamente il carcere è misura inadeguata. Ed occorre che gli Istituti di pena siano dotati di personale di polizia penitenziaria in numero adeguato (è atavica la questione della carenza sotto questo profilo, aggravata, nello specifico della nostra Regione, dai noti accadimenti che hanno riguardato la struttura penitenziaria di S. Maria C.V. e che hanno richiesto l’invio di personale esterno) per la concreta realizzazione della cd. “sorveglianza dinamica”. La Camera penale di Benevento, con il sicuro sostegno delle altre Camere penali regionali, in attesa e nel rispetto dell’espletamento delle dovute indagini da parte dell’A.G. sui due richiamati eventi suicidari, proseguirà imperterrita nella propria azione instancabile di vigilanza, denuncia e proposta, confidando che – in un Paese che voglia dirsi, nei fatti, civile e democratico – la coscienza (di chi sa e può) finalmente si desti.

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