“NEGRO DI M…”, INSULTI RAZZISTI AL RUGBISTA MAXIME MBANDA’

Cariparma Test match 2017, Parma 22/10/2017, raduno Nazionale italiana, profili individuali di atleti e staff, Maxime Mbandà, terza linea (Zebre Rugby).

“Ieri sera, dopo anni che non mi succedeva, ho subito un atto di razzismo. Giusto appunto due giorni fa, rispondendo a una  domanda, dissi che i miei genitori mi avevano insegnato sin da piccolo ad affrontare gli episodi di razzismo col sorriso, MA QUESTA VOLTA NO.
Questa volta non erano frasi dette da un bambino che avrebbe potuto  semplicemente ed ingenuamente ripetere ciò che poteva aver sentito da  genitori, altri bambini, televisione o qualsiasi altra fonte”. Inizia  così il lungo sfogo su Facebook di Maxime Mbanda, 26enne rugbista  delle Zebre di Parma e della nazionale italiana.

L’altleta, nato a Roma da madre italiana e padre congolese, è stato
vittima di insulti razzisti durante una lite con un automobilista a
Milano. “Sentirsi dire, da cittadino italiano e mulatto quale sono ‘Va
negro di merda, tornatene al tuo paese’, mi ha letteralmente ferito,
deluso, danneggiato moralmente e mi ha fatto riflettere tutta la
notte”, scrive.

Mbandà rivendica di essere “nato in Italia” e si dice fiero “di essere
il risultato dell’unione di due culture diverse”. “Sono nato in Italia
da una donna sannita di Pannarano, un paesino in provincia di
Benevento e da un uomo congolese, venuto in questo Paese con una borsa
di studio a 19 anni e diventato un Medico Chirurgo sapendo solo lui le
difficoltà a cui sia andato in contro. Sarò sempre quel “NEGRO” che
alcune persone ignoranti usano con quel tono dispregiativo e sarò
sempre ITALIANO, che la gente lo voglia o no”, si legge nel post, che
continua: “Sono fiero di essere il risultato dell’unione di due
culture diverse e mi batterò sempre affinché vengano RISPETTATI I
DIRITTI DI CITTADINO ITALIANO E DEL MONDO miei e di qualsiasi altra
persona che abbia una storia analoga alla mia e che si possa chiamare
Mario, Giulia, Juan, Xiang, Mohamed”.

“Spero tanto che alla persona in questione arrivi, anche solo per
sbaglio, questo messaggio e che si faccia un esame di coscienza oltre
che ritagliarsi qualche momento delle sue giornate per leggere ed
acculturarsi per evitare di rimanere nella deficienza, intesa come
difetto di preparazione scolastica”, conclude il 26enne.

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