Riforme: costituzionalista Buratti, ‘emendamenti Governo consolidano e sciolgono dubbi’

Roma, 8 feb. (Adnkronos) – “Gli emendamenti presentati dal Governo al disegno di legge costituzionale consolidano la riforma, in coerenza con la premessa dell’elezione diretta del Premier, e sciolgono i dubbi che erano emersi durante le audizioni, specialmente sull’art. 94, con riferimento al rapporto tra il Premier eletto e il Premier subentrante”. Lo scrive Andrea Buratti, professore ordinario di diritto pubblico comparato nel dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tor Vergata.

“La riforma dell’art. 94 codifica e razionalizza tutte le ipotesi di crisi di governo, determinando le relative conseguenze: si avrà lo scioglimento automatico in caso di sfiducia al Governo, secondo la logica della forma di governo neoparlamentare; negli altri casi di dimissioni sarà invece il Presidente del Consiglio a valutare se sciogliere le Camere o se dare spazio alla formazione di un secondo Governo, comunque in continuità con l’indirizzo espresso dagli elettori. Si configura pertanto un esito molto simile al modello Westminster: nel Regno Unito, in caso di caduta del Premier, è proprio questi, con il suo partito, a valutare se esistono le condizioni per proseguire la legislatura o se non sia più opportuno tornare alle urne”, prosegue.

“In questo quadro – aggiunge – il rigetto parlamentare di una questione di fiducia va ricondotto all’ipotesi delle dimissioni volontarie, perché, per come è disciplinata oggi dai Regolamenti di Camera e Senato, la questione di fiducia non assume la medesima forma richiesta, tassativamente, dall’art. 94 Cost. Tanto più che è lo stesso art. 94 a chiarire che il voto contrario delle Camere su una proposta del Governo non implica l’obbligo di dimissioni. Il rigetto della questione di fiducia posta dal Governo non può dunque determinare un obbligo giuridico di dimissioni, ma un mero vincolo politico. D’altronde, il senso della riforma è proprio quello di associare ad ogni causa di crisi di governo uno degli effetti previsti, complessivamente orientati a garantire la stabilità del Governo e la coerenza tra volontà elettorale e indirizzo politico. Sarebbe dunque irragionevole un’interpretazione del testo dall’esito tanto incoerente con il sistema che è delineato”, conclude.

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