TERREMOTO80 – La propagazione delle onde sismiche causate dal terremoto del 23 novembre 1980 in Irpinia e Basilicata

La scossa ha avuto inizio alle ore 19:34 del 23 novembre 1980. Nella simulazione è possibile visualizzare i tre eventi di rottura avvenuti lungo tre distinti segmenti di faglia, ad una distanza temporale di circa 20 secondi l’uno dall’altro. Il colore blu indica movimenti del suolo verso il basso, mentre il colore rosso indica movimenti del suolo verso l’alto. La gradazione del colore rappresenta invece diversi valori di velocità verticale (m/s): tanto più il blu (rosso) è intenso, tanto più velocemente il suolo si muove verso il basso (l’alto). Nella prima parte ogni secondo dell’animazione rappresenta un secondo in tempo reale, nella seconda parte invece l’animazione è accelerata per cui ogni secondo di animazione corrisponde a 4 secondi in tempo reale. L’animazione mostra una distribuzione disomogenea delle velocità del suolo, ovvero punti equidistanti dall’epicentro non subiscono lo stesso tipo di sollecitazione. Ciò è dovuto alle condizioni locali (topografia, tipo di suolo, …) che posso influenzare in maniera significativa la propagazione delle onde sismiche. Per esempio, terreni incoerenti come quelli alluvionali inducono fenomeni di amplificazione delle onde sismiche molto più pronunciati rispetto alla roccia compatta.

Questa simulazione è una rappresentazione grafica della soluzione delle equazioni che descrivono la propagazione delle onde sismiche in un mezzo. La velocità verticale calcolata in un dato punto al tempo t rappresenta difatti la soluzione di equazioni che permettono di stimare la velocità del suolo attesa in quel determinato punto e al tempo t per una specifica combinazione dei seguenti input: sorgente sismica, modello 3D del sottosuolo ed effetti di sito.

La risoluzione delle equazioni dell’onda è stata condotta attraverso l’utilizzo del software SPECFEM3D (Peter et al. 2012, www.geodynamics.org). Il terremoto del 23 novembre 1980 ha colpito una vasta area dell’Appennino campano-lucano con effetti devastanti soprattutto in Irpinia, tra le province di Avellino, Salerno e Potenza. Si tratta di un evento complesso: almeno tre sub-eventi che nell’arco di meno di un minuto hanno rotto, in rapida successione, diversi segmenti di faglia adiacenti. Le repliche del terremoto furono migliaia e si distribuirono lungo tutta la lunghezza del sistema di faglie coinvolti. La frattura raggiunse la superficie terrestre generando una scarpata di faglia ben visibile per circa 38 km. Per questa animazione sono state utilizzate le informazioni disponibili in letteratura sulla sorgente sismica di questo evento in particolare Pacor e Cocco (1993), Bernard e Zollo (1989), Valensise et al. (1989). Per il modello tridimensionale del sottosuolo è stato selezione il modello tomografico IMAGINE_IT (Magnoni et al. 2020, in preparazione). L’animazione è invece stata generata utilizzando Paraview https://www.paraview.org/#RenderedInParaView

A cura di Emanuele Casarotti, Federica Magnoni, Angela Stallone

VEDI LA SIMULAZIONE

Simulazione della propagazione sulla superficie terrestre delle onde sismiche generate dal terremoto dell’Irpinia – Basilicata (M 6.9).

 

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