73 licenze di attingimento d’acqua dal fiume Calore per l’irrigazione sono state revocate dalla Provincia di Benevento.

Il divieto di attingimento, imposto dal dirigente del Settore Pianificazione territoriale della Provincia di Benevento ing. Angelo D’Angelo, si estende a tutto il territorio rivierasco dai confini con la Provincia irpina, cioè dalla cittadina di Apice, sino alla contrada Ponte Valentino alle porte di Benevento: sono dunque interessati, oltre ai suddetti comuni, anche i territori di San Nazzaro, Calvi e San Giorgio del Sannio. La revoca della licenza di attingimento è stata notificata a tutte e 73 le Ditte che l’avevano richiesta e ai comuni interessati: anche il Corpo Forestale dello Stato ed il Corpo di Polizia provinciale sono stati informati del provvedimento affinché sia fatto rispettare. La revoca è scattata dopo una serie di rilievi tecnici: invero drammatico quello del Corpo Forestale dello Stato secondo il quale “il deflusso idrico del fiume Calore è totalmente assente” a monte della confluenza del fiume Tammaro (in agro del capoluogo sannita) sino alla confluenza del fiume Ufita (in territorio irpino). A seguito di tale comunicazione, l’Azienda sanitaria locale Benevento 1 ha provveduto ad effettuare analisi sul fiume Calore e sul torrente Mele: riscontrate acque “luride e limacciose”, nonché un “persistente cattivo odore”, la ASL BN 1 ha infatti preso atto che “la situazione è pregiudizievole per la salute pubblica” e pertanto ha chiesto “in via cautelativa” alla Provincia di Benevento di procedere con “il divieto di attingimento per uso irriguo ed altri usi delle acque del torrente Mele” e “del fiume Calore”. Provvedimento che per l’appunto la Provincia di Benevento ha assunto con urgenza.Oltre all’inquinamento del corso d’acqua, viene in drammatico rilievo l’emergenza ambientale derivante dal fatto che il Calore, affluente del Volturno, che nasce in Irpinia ma non arriva mai nel Sannio, almeno nel periodo estivo. La completa mancanza d’acqua è dovuta da una molteplicità di fattori, tra i quali: prelievo alle sorgenti di circa 5.000 litri d’acqua al secondo (disposto con decreti ministeriali degli anni Cinquanta a servizio dell’Acquedotto pugliese); mancanza di piogge da almeno quattro mesi; attingimenti per usi irrigui. Solo alle porte di Benevento il letto del fiume Calore si “rianima”; ma ciò è dovuto esclusivamente al fiume Tammaro, che nasce in Molise, e le cui acque vengono raccolte dal muraglione di 850 metri di lunghezza e 85 d’altezza della diga nelle gole di Campolattaro (BN): da tre mesi, mentre sono in corso le procedure per la messa in esercizio del mega impianto che consentirà di raccogliere 85 milioni di metri cubi d’acqua, la Provincia di Benevento, che lo gestisce, rilascia in alveo con una procedura controllata ora per ora in alveo una moderata quantità d’acqua che, per l’appunto, tiene “in vita” il Calore nonostante la persistente siccità.

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