755° anniversario della Battaglia di Benevento. Il commento del M° Enrico Salzano

Un ottantacinquenne racconta l’evento vissuto goliardicamente nel 1952

La “Battaglia di Benevento” ricostruita da giornalisti, storici, tra i quali eccelle la pubblicazione del N H Professore Giovanni Dell’Aquila, rappresenta il tormentato scenario di un periodo storico caratterizzato da complessi giochi di poteri, tradimenti, alleanze, tattiche, politiche e guerre. Il 755° anno dalla ” battaglia” combattuta il 26 febbraio 1266, tra il ghibellino Manfredi di Svevia e le truppe guelfe di Carlo D’Angiò per il controllo del Regno di Sicilia, si replicò presso le nebbiose sponde del fiume Calore, stavolta in chiave allegorica.

Se ‘l pastore di Cosenza, che a la caccia di me fu messo per Clemente allora, avesse in Dio ben letta questa faccia, l’ossa del corpo mio sarieno ancora in co del ponte presso a Benevento sotto la guardia de la grave mora…”

Tanto srotolando una pergamena, declamava la matricola universitaria Mario Panzone con accenti da principe del Foro, da un grosso rialzo. Era il 10 Aprile 1952 allorché due contingenti di fazioni opposte si fronteggiavano, strategicamente per ricordare la cruenta tenzone tra gli Svevi, guidati da Manfredi e gli Angioini da Carlo D’Angiò. “L’avvenimento”, preparato nei minimi dettagli dagli studenti universitari, ebbe grande eco anche negli anni successivi.

E femmene ‘e Serino sennù fatt ‘u mantesino, ‘e femmene d’Albert sennù fatt ’u reggipett…”.

Motivi originali, dialettali, creati appositamente dai Maestri, Alfredo Salzano senior, Italo Cammarota, Edgardo De Rimini, poeta e giornalista, Vincenzo D’Agostino, poeta e attore, Luigi Vessichelli, (Gigino), il dott.Oscar Rampone, scrittore, giornalista e storico…

L’evento, raccontato con preziosità e aneddoti divertentissimi dal prof. Mario Panzone, mi coinvolgeva anche perché a supporto mostrava lo stendardo dell’esercito nemico: foto, alabarde, papielli, conservati efficientemente in una vetrinetta nel suo studio di Caserta.

Enrico, forse non sai che “La festa della matricola” non si esaurì con la fine della battaglia, ma continuò spontaneamente fra l’allegria generale di un pubblico che inizialmente era stato spettatore”.

“…Abballat!…abbalat!…Abbalat!… / puzzate avè ‘na scuppettat/: e si nun abballat bbuon / nun avit ‘u raffaiuol /…nun va abbalùt…!!!”

Il tutto espresso con “gergo da taverna”, …a dir poco.

L’accompagnamento musicale fu eseguito dalle fisarmoniche dei fratelli Alfonso e Raffaele Russo, mentre la parte recitativa-folkloristica dall’immancabile Nicola Covino.

Gli “ ‘nzuchete… ‘nzuchete, triccabalacchi, caccavelle, scetavajasse, putipù, tammorre, nacchere, ‘nfrù…‘nfrù” e da altri strumenti tipici suonati dal giornalista Aldo Gambatesa e dall’attore comico Antonio Sorgente dotato di grande temperamento e particolare efficacia nell’interpretazione.

La rievocazione de “La battaglia di Benevento” vissuta goliardicamente nel periodo “post bellum” ebbe il merito di sollevare il morale dei beneventani dagli angosciosi ricordi, anche se per un solo giorno…ed una notte.

Girando per Benevento non si trova più torrone…jamme a vedè addù chella chiavica ‘e Ciccone”…Parapanzumpi zumpi zumpi zumpi… Parapanzumpi zumpi zumpi zumpi”…

Enrico – “Ma fu veramente divertente la Battaglia di Benevento?! …Tanto da durare addirittura più giorni?”

Il professore Panzone – “Sono certo che non immagini il grigiore che imperava in quegli anni! Era il periodo del dopoguerra. Le luci erano poche e fioche. Solo qualche domenica riuscivamo a convincere le ragazze per un giro di ballo sulla pista di Telese Terme al suono dell’Orchestra “Hula Hula” di Cammarota o il “K2” del M°Alfredo Gramazio. Finalmente con l’iscrizione all’Università entrai in un giro di personaggi effervescenti quali, Vincenzo De Luca, Benedetto Politi, Luigi (Gino) La Polla,…, con i quali “inventammo” la “Battaglia di Benevento” in chiave allegorica”.

L’evento culturale è tuttora vivo per la riproposta di antiche composizioni a metà fra il canto e la recitazione.

Enrico Salzano

*Omaggio al Prof. Mario Panzone e alle matricole di quel tempo.

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