Analisi sulla discarica di Sant’Arcangelo a Trimonte: nessuna grave situazione di dissesto ambientale

«Le analisi dirette e quelle indirette non hanno messo in evidenza, allo stato attuale, una grave situazione di dissesto ambientale causato dalla discarica di Sant’Arcangelo Trimonte».

E’ la conclusione cui è pervenuto il Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi del Sannio nell’indagine, commissionata dalla Provincia di Benevento, finalizzata ad una verifica dei teli di impermeabilizzazione, nonché all’identificazione di eventuali dispersioni di percolato.

Il rapporto, redatto dal prof. Domenico Cicchella dell’Ateneo sannita, che ha provveduto ad effettuare sondaggi, analisi chimiche e prospezioni geoelettriche, è stato recepito e fatto proprio dai funzionari della Provincia, il Responsabile del Procedimento arch. Carminantonio De Santis e il Responsabile del Servizio Ciclo Rifiuti e Tutela Ambiente Ing. Gennaro Fusco.

La Provincia di Benevento, con lo stesso Ing. Gennaro Fusco, e l’Università del Sannio con il Prof. Fernando Goglia, Direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie, avevano sottoscritto il 9.12.2014 una Convenzione per svolgere attività di ricerca, consulenza e servizio per la realizzazione di indagini finalizzate alla “Caratterizzazione geochimica-ambientale dei suoli circostanti la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte” ed alla “Verifica dell’integrità dei teli di impermeabilizzazione nonché all’identificazione di eventuali dispersioni di percolato nella discarica di Sant’Arcangelo Trimonte”.

Scopo dell’indagine, che il Dipartimento aveva affidato al prof., Cicchella, era quello di valutare lo stato ambientale dei suoli delle aree limitrofe alla discarica di Sant’Arcangelo Trimonte nonché l’integrità dei teli di impermeabilizzazione attraverso indagini dirette ed indirette.

Più precisamente la Provincia aveva richiesto indagini geoelettriche al fine di verificare l’integrità dei teli di impermeabilizzazione nonché identificare eventuali dispersioni di percolato che potevano contaminare l’ambiente esterno all’area di discarica. I metodi geoelettrici possono fornire indicazioni sulla presenza di contaminanti nel sottosuolo sulla base di una misura dei diversi valori della cosiddetta “resistività del sottosuolo” al passaggio di una corrente continua.

I metodi elettrici, come altri metodi geofisici, consentono di individuare discontinuità e disomogeneità nella barriera e possono essere applicati per la localizzazione di una contaminazione delle acque sotterranee. L’esperienza maturata nel campo delle discariche ha evidenziato che le correlazioni tra le caratteristiche idrochimiche delle acque sotterranee e i risultati delle prospezioni elettriche hanno un margine di errore estremamente alto. Infatti le misure geofisiche danno risultati poco significativi soprattutto in aree in cui le variazioni delle proprietà fisiche tra il terreno contaminato e terreno non contaminato non sono rilevanti e presenta limitazioni per l’individuazione di contaminanti non conduttivi. Tale metodo presenta inoltre difficoltà d’interpretazione in zone accidentate morfologicamente o con numerosi sottoservizi essendo molto sensibile alla presenza di condotte e/o tubazioni interrate, di linee aeree di tensione, di messe a terra, di corpi metallici superficiali.

Al fine di avere un quadro della situazione quanto più chiaro possibile, dopo lo studio dei risultati derivanti dalle indagini geofisiche, sono state quindi eseguite delle indagine dirette mediante l’analisi chimica di suoli campionati a monte e a valle della discarica. Ovviamente i campioni di suolo sono stati prelevati nei punti in cui i dati geofisici rivelavano delle anomalie che potevano essere attribuite ad eventuale contaminazione.

Dopo l’acquisizione dei dati e la loro valutazione il prof. Cicchella ha presentato la relazione con la quale si evidenzia che non ci si trova in presenza di condizioni di dissesto ambientale, ma si consiglia la necessità di rendere più efficiente la rete (canalette, tombini, ecc…) di raccolta delle acque piovane al fine di evitare, per quanto possibile, infiltrazioni nel sottosuolo delle acque dilavanti il corpo discarica.

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