Cala l’indice di contagio in zona gialla domani passa anche il Piemonte; Per Toscana e Campania si prospetta un’altra settimana d’attesa Misure allentate in Calabria e Basilicata. L’Abruzzo è «rosso Tar»

a salute del malato migliora ma le sue condizioni preoccupano ancora, racconta il nuovo monitoraggio a cura di Iss e ministero della Salute. Anche se, come conseguenza dei numeri in miglioramento, l’Italia si tinge sempre più di giallo, il colore che allenta la stretta. In nottata il ministro Speranza ha infatti firmato l’ordinanza che a partire da domani sposta dalla fascia arancione a quella gialla Lombardia, Piemonte, Calabria e Basilicata. Qui da domenica si potrà tornare a consumare un caffè o un pranzo in bar e ristoranti, che dovranno però chiudere i battenti alle 18. Lo stesso provvedimento ha promosso anche da rossa ad arancione l’Abruzzo, che in quella fascia in realtà ci si era già messa da sola con una ordinanza regionale sospesa ieri dal Tar.

Il risultato è surreale, perché oggi tutti i negozi abbasseranno di nuovo le saracinesche, per rialzarle poi il giorno dopo, mentre solo nella giornata di sabato non si potrà uscire di casa se non per impellenti necessità. Ma l’allentamento della stretta andrà avanti anche la prossima settimana, quando in base ai numeri confermati ieri dal monitoraggio il 20 passeranno dall’arancio al giallo Valle d’Aosta, Alto Adige, Toscana e Campania, lasciando il solo Abruzzo in fascia arancione. E proprio quella domenica preoccupano Speranza e la ministra degli Interni Luciana Lamorgese, perché milioni di italiani potrebbero proprio quel giorno mettersi in movimento per ricongiungersi con familiari ed amici prima che il giorno successivo scatti il divieto di spostarsi fuori regione sancito dall’ultimo Dpcm. Intanto come ogni settimana c’è chi esterna la sua delusione e chi continua ad allentare da sé la stretta. «La Toscana in modo molto continuo si trova in condizioni da zona gialla», lamenta il governatore Eugenio Giani, che fino a ieri pomeriggio esprimeva «più speranze che dubbi» su una promozione che arriverà invece solo tra una settimana. Vede “giallo” anche il presidente della Valle d’Aosta Erik Lavevaz, che saputosi escluso dall’ordinanza di Speranza, ha permesso nel frattempo passeggiate in ciaspole anche fuori dal Comune e sci alpinistico, accompagnati da guida. Però mentre le regioni premono per riaprire e allentare i divieti degli spostamenti al proprio Comune il 25, 26 e 1° gennaio, i numeri del monitoraggio invitano alla prudenza. Perché è vero che l’Rt è sceso ancora da 0, 91 a 0, 82, ma «l’incidenza delle diagnosi di Covid-19 è solo leggermente in diminuzione a livello nazionale, ancora elevata e molto lontana dai livelli che permettano il ripristino della fase di contenimento». Che è poi quella che punta più sul contact tracing che sui divieti per spegnere i focolai. Del resto se è vero che 14 regioni sono ormai a rischio “moderato” e due addirittura “basso”, Basilicata e Molise che però ha l’Rt a 1,45, altrettanto lo è il fatto che quelle a rischio “alto” erano tre la settimana scorsa, sono cinque ora: Emilia Romagna, Trentino, Puglia, Sardegna e Veneto. Regioni che non rischiano la retrocessione in fascia arancione solo perché il loro Rt è basso. Fatto che dovrebbe indurre ad accelerare la modifica del sistema degli indicatori, che dando più peso proprio all’indice di contagiosità rischia di far chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. È quello che potrebbe accadere in Veneto, dove se l’Rt dovesse prendere a salire andrebbe a moltiplicare 22mila casi a settimana, record assoluto registrato dal monitoraggio, che al secondo posto colloca la ben più popolosa Lombardia, con 18.565 casi nel corso dei sette giorni monitorati. Numeri che subito dopo le feste potrebbero indurre il governo a ordinare nuove strette per le regioni che di nuovi contagi ne contano ancora troppi.

La Provincia Pavese

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