Calcio: Calcagno, ‘decreto crescita? Ingiusto ci sia risparmio fiscale per chi viene dall’estero’

Roma, 16 ott. – (Adnkronos) – “Che oggi in Serie A si investa di più sui giovani è senza dubbio un aspetto positivo, ma resta il problema irrisolto che si continua a puntare ancora molto sugli stranieri: il minutaggio dei selezionabili in Serie A continua a diminuire e, purtroppo, la battaglia che da anni stiamo portando avanti sul Decreto Crescita ha portato solo ad una limitazione di questa norma, che incide ancora troppo poco ad alti livelli. Ci troviamo in una situazione che continua a peggiorare e spero che si riesca a trovare una convergenza da parte delle altre componenti federali perché è ingiusto che ci sia un risparmio fiscale per chi proviene dall’estero in un settore come lo sport dove si dovrebbe partire tutti dallo stesso piano”. Così il presidente dell’Aic Umberto Calcagno a ‘La politica nel pallone’ su Gr Parlamento.

“Oggi la valorizzazione dei nostri vivai nazionali ha un tappo determinato dallo scarso utilizzo in Serie A dei selezionabili -aggiunge il numero uno dell’Assocalciatori-. Gli stranieri sono ormai al 70%; più che parlare di vincolo sportivo, sarebbe forse più importante impegnarci tutti insieme per l’abolizione del Decreto Crescita e incidere contestualmente sulle norme interne al nostro sistema in ambito premiale. Eventuali storture vanno corrette al nostro interno, con norme che aiutino ad accompagnare questa riforma. far giocare di più i nostri giovani e sviluppare i settori giovanili alla base del nostro movimento non ha molto senso se poi la parte apicale professionistica del nostro mondo non guarda più ai nostri giovani calciatori. Significherebbe assegnare delle mission non percepite dalla Serie A. Mi auguro che l’AIC non resti da sola in questa battaglia, perché è una modalità per far partire dalla stessa condizione gli italiani rispetto ai calciatori che provengono dall’estero” e cercare, contestualmente, di rafforzare le mission della Serie B, della Lega Pro e del mondo dilettantistico di base. Oggi abbiamo un sistema che non prende più i nostri giovani dal basso, e se non riusciamo ad invertire questo trend, anche se il lavoro da sotto verrà fatto bene, si rischia che sia poco valorizzato dalla Serie A”.

“Il format dei campionati, con il conseguente numero di squadre partecipanti, è il punto di caduta di una serie di norme più rigorose che, insieme alle altre componenti, stiamo studiando già per la prossima stagione per capire chi può fare calcio. Abbiamo un sovraindebitamento spaventoso che ci impone di incidere sulle Licenze Nazionali”, conclude Calcagno.

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