Carceri. Relazione semestrale garante detenuti Campania, ‘emergenza

E’ la tossicodipendenza l’emergenza che maggiormente spicca dalla relazione semestrale sullo stato della detenzione in Campania presentata dal garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello. “Il mondo carcerario campano – ha spiegato Ciambriello – ha pagato un prezzo alto per la pandemia in termini di vite. L’emergenza coronavirus ha acuito ulteriormente le già gravi problematiche della realtà carceraria, a cominciare dal sovraffollamento, ed ha evidenziato la necessità di ricorrere a misure alternative al carcere”. Su 6.853 detenuti, 1.356 sono tossicodipendenti, il 60% dei detenuti utilizza psicofarmaci.

“Il diritto alla salute dei detenuti – sottolinea il garante – resta un grave problema, così come quello del sovraffollamento. Basta pensare che il numero totale dei detenuti presenti nelle carceri della Calabria, 2.104, coincide con quello dei soli detenuti nel carcere di Poggioreale. La relazione, presentata nell’aula del Consiglio regionale della Campania, è stata introdotta dall’intervento del presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero e dal portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti regionali e territoriali, Stefano Anastasia. Tra i presenti in aula Carmine Renzulli, procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Elisabetta Garzo, presidente del Tribunale di Napoli, Patrizia Mirra, presidente del Tribunale di sorveglianza di Napoli, alcuni direttori delle carceri, tra cui il colonnello Rosario Del Prete del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, rappresentati delle associazioni di volontariato e alcuni consiglieri regionali.

“Per quanto riguarda la sanità per i detenuti – ha proseguito Ciambriello – essa resta un’altra grande emergenza del sistema carcerario, basta riflettere su un solo dato: per 6.853 detenuti ci sono solo 55 posti letto negli ospedali della Campania. Occorre intervenire per risolvere questo grave problema, ad esempio spostando, laddove possibile, le prestazioni sanitarie in carcere. In generale, puntare sulle misure alternative al carcere e sulla depenalizzazione, su un modello che limita il carcere solo ai casi più gravi e che lo finalizza alla inclusione sociale. Il Pnrr prevede notevoli fondi assegnati alle carceri, una circostanza positiva che, però, in assenza di una programmazione, rischia di essere vanificata, inoltre i 14 milioni del Provveditorato delle opere pubbliche inspiegabilmente non sono stati impiegati, come previsto, per il carcere di Poggioreale. Occorre puntare sulle misure alternative alla detenzione e su una maggiore presenza di personale di supporto, volontari ed operatori, che possano contribuire allo svolgimento di quelle attività che sono fondamentali per il reinserimento sociale dei detenuti”.

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