Città Aperta:”Mucche al pascolo e mucche da mungere”

Recentemente abbiamo letto una curiosa discussione sulle sorti dell’Arco di Traiano, e con particolare interesse le acute considerazioni  storico-paesaggistiche del consigliere comunale presidente della commissione PICS. Secondo  il consigliere, rappresentativo dell’attuale maggioranza, l’odierna visibilità dell’arco sarebbe un “falso storico” da correggere, perché “non è mai stato immerso nel verde, ma ha sempre avuto abitazioni e persone intorno” .  Non volendo importunare un semiologo, lascio ai lettori valutare quali peculiari concetti di “storicità” e “verde” abbia il suddetto. Ma qualche definizione la proverò.

Ricordiamo che quello a Traiano è un arco celebrativo, solo in seguito inglobato nelle mura e infine soffocato da costruzioni varie nell’arco dei secoli. Fino al diciannovesimo, quando Pio IX decise di ridargli respiro abbattendo le case che lo aggredivano. Ma la storia, appunto, è dinamica, quindi dopo Traiano e il Papa, ignari delle glorie future, or viene Picariello.

Da lasciare ai posteri anche l’originale, spiazzante, descrizione dell’arco quale “mucca al pascolo”. Volendo con questa immagine, in letteratura ispiratrice di miti sentimenti, denigrare sia il monumento che l’animale, entrambi sacramente da proteggere e amare. Si sa, da noi sempre più spesso si va in direzione ostinata e contraria al progresso culturale.

Piuttosto, per come è solitamente trattato, il nostro caro Arco di Traiano è una delle mucche da mungere, che prima o poi finiscono al macello. Esche per finanziamenti piuttosto che beni da curare.

Per un vocabolario aggiornato:

– valorizzazione: proprietà che misura la quantità di denaro che si può ottenere ciclicamente da un bene artistico o naturale, come i pascoli e le mucche da latte. Accezioni desuete: studio, restauro o messa in evidenza (l’arco, ad esempio, è sporco e soggetto ad infiltrazioni);

– verde: enorme fastidio da eliminare, foss’anche un pratino. Accezione desueta: bene primario da arricchire e manutenere.

– ambienti urbani e piazze: superfici da lastricare o, più facilmente, da asfaltare, specialmente se c’è vita vegetale o archeologica, come a piazza Cardinal Pacca.

E veniamo a noi: forse l’Arco di Traiano, il monumento-simbolo della città, meriterebbe maggior rispetto, così come i cittadini, a cui è molto caro, meriterebbero di sapere preventivamente che intenzioni si hanno quando, malauguratamente, gli si vogliano mettere le mani vicino, invece di ritrovarsi lavori in corso alla scurduna. Sappiano ora che, oltre ad aver fatto fuori un po’ di piante nei paraggi, si ha intenzione di togliere il rimanente verde (presente nella maggior parte dei casi, da Roma a Parigi), poggiando nelle immediate vicinanze della meravigliosa struttura una baracchetta, quella sì del tutto fuori contesto e con reperti fuori contesto (non avviene né a Roma né a Parigi).

Lo chiamano “lapidarium” (cosa che avrebbe già collocazione nel complesso di Sant’Ilario, a pochi metri), storicamente e latinamente “raccolta di pietre”: ci fosse ancora la lapidazione, con gli attuali amministratori i beneventani potrebbero trovarvi una valida funzionalità. Una valorizzazione del talento, diciamo, parafrasando Totò.

 Yuri Di Gioia – portavoce Città Aperta

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