CURVA SUD. “ORA IL TUO NOME NON SARA’ PIU’ INFANGATO: STEFANO CUCCHI UCCISO DALLO STATO.”

Il 14/11/2019, è una data storica: finalmente, dopo “soli” 10 anni di processi, tra depistaggi, prove infangate, e tutti gli altri tentativi di proteggere i colpevoli, grazie soprattutto all’imputato accusatore Francesco Tedesco, che con le sue dichiarazioni ha permesso di far luce sul pestaggio subito da Stefano Cucchi la notte del suo arresto, si è arrivati alla conclusione che Stefano, come ormai risaputo, era morto per le percosse subite e non per altro come volevano farci credere. Proprio come ormai dicevano tutti, a partire dai suoi familiari: Stefano è stato ucciso dallo stato. E ora con la condanna da parte della Corte D’assise di Roma a 12 anni di reclusione per i due suoi “aguzzini” Alessio Di Bernardo e Raffaele D’alessandro, diciamo che in parte giustizia è fatta, anche se purtroppo nessuno potrà mai più restituire Stefano alla sua famiglia. Sono stati anni lunghissimi e di sofferenza per la famiglia Cucchi e soprattutto per la sorella Ilaria, attivista Italiana per i diritti umani, e alla continua ricerca della verità sulla morte del geometra romano. Tutto il mondo ultras si è schierato dalla parte della famiglia, con striscioni esposti in tutti gli stadi d’Italia e non solo, con comunicati e post via social, tutti uniti nell’intendo di far giustizia. Se lo stato ha sbagliato deve pagare, come è legge che vale per tutti i cittadini. Finalmente si può dire a gran voce che questa battaglia è stata vinta, e il fatto che per una volta a soccombere è lo stato, ci da maggior soddisfazione. Questa volta non sono gli ultras a pagare, come avviene sempre grazie a queste leggi repressive in atto con l’intendo di far sparire tutto il movimento, ma appunto lo stato. Tante altre battaglie, che vedono ultras percossi da cellerini e rimasti lesi, sono ancora in atto da parte di tutto il movimento nazionale, e noi, intesi proprio come movimento, non ci fermeremo finchè come per Stefano, non verranno consegnati i colpevoli alla giustizia. Concludiamo con quanto scritto su un famoso manifesto di morte del geometra romano: “Non mi uccise la morte ma due guardie bigotte, mi cercarono l’anima a forza di botte. Stefano Cucchi, assassinato dallo stato!”

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