La Rete Sociale contesta il “potere delle porte chiuse”

Se l’amministrazione comunale di Benevento con la conferenza stampa in diretta streaming pensava di “fare chiarezza“ sulla vicenda del centro “E’ più bello insieme”, purtroppo non ci è riuscita. Perché lo spettacolo offerto alla cittadinanza del Primo Cittadino che snocciola i fatti come un rosario, può trovare diverse definizioni: ma certamente non quella di “conferenza stampa”. Le porte delle nostre conferenze stampa, come si sa, sono sempre state aperte a tutti: giornalisti e non, familiari e pazienti, medici, operatori o semplici cittadini, favorevoli o contrari alle nostre posizioni. E ognuno ha avuto la possibilità di fare domande, di dire la sua e di sentire il parere degli altri. Perché una conferenza stampa è innanzitutto questo: un confronto e, dunque, un contraddittorio che serve ai giornalisti presenti per valutare il tema dell’incontro da diverse angolazioni e poi riferire all’opinione pubblica. E più i giornalisti presenti sono espressione di diversi partiti e testate giornalistiche, più il contraddittorio è produttivo perché meglio consente ai giornalisti presenti di valutare le risposte.

Ma non ci pare che questo sia avvenuto nella “pseudo-conferenza stampa” del sindaco di Benevento. Non tanto perché alla porta di ingresso c’era un addetto che controllava i tesserini dei giornalisti chiedendo a ciascuno la testata di appartenenza e negando l’accesso a tutti coloro che giornalisti non erano: ma perché questa “scrematura” è servita a chiudere la porta in faccia a “giornalisti scomodi”. Come Gabriella Giorgione che pure aveva esibito il suo tesserino. Con quale motivazione? Forse perché è “vicina” alla Caritas e alla Cooperativa la “Solidarietà”? E con questo? Se la selezione alla porta è fatta in base all’appartenenza alla categoria dei giornalisti, aveva il diritto di partecipare in nome della libertà di stampa che ancora vige in Italia. Se invece, per evitare domande imbarazzanti, le è stato negato l’accesso, allora l’opinione pubblica deve sapere che quella che si è tenuta non è una conferenza stampa: ma solo una rappresentazione dal pulpito di Palazzo Mosti delle opinioni di chi attualmente detiene il potere politico.

Forse qualcuno potrà ritenere questo nostro distinguo superfluo o addirittura polemico: ma non è così. I “modi”, infatti, in cui si esercita il potere e si propagandano le proprie ragioni – lasciando più o meno spazio alle ragioni dell’altro – è spesso più significativo e illuminante delle parole utilizzate per esprimere le ragioni stesse. Perché talvolta, anche se in maniera apparentemente impercettibile, fa allontanare l’ago della bilancia dal lato della democrazia. Con quale conseguenza? Favorire, per esempio, il conformismo e la logica del “meglio che mi faccio i fatti miei” – sempre in agguato in una piccola città di provincia – rendendo sempre più difficile trovare voci libere, capaci di far valere i diritti dei deboli.

Ecco perché la presenza di TUTTA la stampa interessata era fondamentale in una situazione controversa come quella del Centro “E’ più bello insieme”.

Ed ecco perché abbiamo tentato di rimediare. Come? Trascrivendo INTEGRALMENTE le affermazioni fatte dal sindaco in conferenza stampa per offrirle all’opinione pubblica attraverso la nostra pagina Facebook “NO SALUTE MENTALE A PORTE CHIUSE”: così, sulla base di parole riportate in maniera puntuale forse sarà possibile alimentare “on line” e in “differita” quel contraddittorio che non è stato possibile in diretta. E grazie al principio del “verba volant scripta manent”, sarà possibile valutare in maniera trasparente le dichiarazioni del sindaco e quelle di chi intende contestarle di fronte all’opinione pubblica.

Così, nel rispetto di quella deontologia professionale che impone al giornalista di riportare innanzitutto i fatti (cioè la posizione del sindaco verso la Cooperativa “La Solidarietà”) e poi le opinioni, siamo convinti che riusciremo a spiegare sulla stampa e sui social perché non condividiamo nemmeno una parola di quelle pronunciate dal Sindaco nel suo discorso generico, confuso, incompiuto e a tratti incomprensibile: come chiunque, del resto, leggendo la trascrizione, potrà valutare.

Per la Rete Sociale >  il presidente Serena Romano

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