Patto stabilità: Orlando, ‘confligge con ambizione alta Ue e interesse nazionale’

Roma, 24 apr. (Adnkronos) – “Gentiloni aveva fatto una proposta di riforma del Patto di Stabilità che il Consiglio UE ha modificato e che a mio avviso inizialmente rifletteva di più lo spirito del Next Generation e delle sfide che ha di fronte l’Europa. Una serie di interventi di Paesi come la Francia e la Germania hanno ridotto gli strumenti che l’Europa avrà nei prossimi anni e anche la conseguente flessibilità sui bilanci nazionali, privando della possibilità di condurre politiche industriali comuni, di gestione della transizione ecologica e dei suoi effetti”. Lo ha detto il deputato Pd Andrea Orlando, a Radio Radicale.

“Avevo sperato, da ex ministro del Lavoro, che si creassero questi strumenti perché abbiamo visto durante la fase della pandemia – spiega l’esponente dem – come avere utilizzato il fondo Sure ha consentito di rispondere allo shock che si era determinato. Tornare ad una logica pre-Covid è un rischio perché avremo di fronte nuove sfide, non solo la gestione delle transizioni, ma l’allargamento dell’UE, l’ingresso dell’Ucraina nell’UE che porteranno una serie di squilibri che rischiano di gravare sulle spalle dei singoli paesi membri con reazioni asimmetriche e conseguenze politiche difficili da calcolare. Questo quadro è a mio avviso preoccupante e lo dico per le battaglie che con il Governo Draghi facemmo affinché si rendessero strutturali – ricorda Orlando – alcuni strumenti che erano contenuti nel Next Generation. Dal punto di vista dell’Italia è particolarmente grave perché il nostro Paese ha condizioni di bilancio più complicate di altri Paesi e avrà più difficoltà ad affrontare queste grandi sfide se non sono mutualizzate. Il nostro è un Paese con una componente manifatturiera molto significativa, con un mix energetico diverso e più svantaggioso rispetto ad altri Paesi e tutto questo porterà ad una situazione difficile. Un contesto che abbiamo denunciato all’indomani della chiusura dell’accordo sul Patto di Stabilità che non favorisce l’Italia, che non aiuta l’Europa ad affrontare le sfide che ha di fronte, e ogni volta che l’Europa è più debole e ha meno strumenti l’Italia paga un prezzo più alto”.

“Penso che si evidenzi come l’Italia sia stata sostanzialmente tagliata fuori nel passaggio tra Commissione e Consiglio UE nella definizione finale della riforma del Patto. L’ultima parola sarà stata della Meloni quindi la decisione non va scaricata solo sulle spalle di Giorgetti. È un Patto di Stabilità che confligge con un’ambizione europea più alta e con l’interesse nazionale, un fatto abbastanza paradossale per un Governo che doveva andare in Europa per battere i pugni sul tavolo e spuntare condizioni migliori. La definizione del piano settennale di riordino della finanza pubblica sarà un passaggio cruento – conclude Orlando – e mi auguro che le scelte non saranno ancora quelle di questi mesi che sono gravate prevalentemente sui ceti popolari. Il taglio del reddito di cittadinanza, le pensioni utilizzate per fare cassa sono indizi di una politica che rischia di andare ancora a gravare su chi ha bisogno piuttosto che andare a cercare chi potrebbe contribuire”.

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