PIPPO INZAGHI: “CARO BENEVENTO NON MOLLI MAI PROPRIO COME ME MILAN DA SCUDETTO”

Il decimo posto in classifica e gli otto punti di vantaggio sulla terzultima sono una nitida foto- grafia dello splendido campionato del Benevento, ma i dettagli dell’immagine meritano attenzione.

Prima di Natale la squadra di Pippo Inzaghi ha vinto 2-0 a Udine: il gol di Caprari è nato da una pressione al- ta, quello di Letizia dalla discesa di un terzino che a 13’ dalla fine cerca il 2-0 invece di proteggere l’1-0.

Lo scrive la Gazzetta dello Sport in una interessante e puntuale intervista al tecnico del Benevento Filippo Inzaghi.

«E’ il frutto del lavoro di un anno e mezzo e la dimostrazione della maturità di questa squadra – racconta Pippo.

Adesso il Benevento sa quando deve stare compatto, quando è il momento di spingere, quando bisogna raddoppiare le chiusure.

Ci siamo guadagnati il rispetto di tutte le formazioni. La strada per la salvezza è ancora lunga, credo che club come Torino e Genoa siano destinati a risalire la classifica, però noi ci siamo e sono felice per il presi- dente Vigorito, il d.s. Foggia e i tifosi che ci mancano e che spe- riamo di riabbracciare presto allo stadio. E che orgoglio a Udine: temevo la partita per il valore degli avversari e perché noi eravamo molto stanchi. Avevo però chiesto ai ragazzi di chiudere bene l’anno: ce lo meritavamo dopo tutto quello che ave- vamo fatto in Serie B prima e in A poi. E loro sono stati bravissimi».

Incredibile il 2020 del Benevento: com’è nata la magia?

«L’ambiente ci ha dato forza fin dall’inizio e io ho cercato di lavorare su due aspetti – scrive la Gazzetta dello Sport.

Il primo, ovviamente, è quello tecnico: insieme al mio staff ho provato a trasmettere idee di gioco che potessero esaltare le caratteristiche dei giocatori. A me non piace una squadra che va allo sbaraglio, ma nemmeno una che si difende e basta. Il secondo aspetto è caratteriale: ai ragazzi insegno che bisogna crederci sempre. A qualcuno era stato detto che poteva giocare solo nelle categorie minori e invece prima hanno dominato la B fissando una serie di record e adesso stanno dimostrando di poter stare in A. I record non so- no importanti in sé, ma per il lavoro che c’è dietro. Dopo aver già festeggiato la promozione in A, il Benevento ha continuato a giocare per battere il primato di punti dell’Ascoli 1977-78. Questa è mentalità».

Nonostante la gennaio arriverà qualcuno? «Solo se aggiungerà qualcosa  dal punto di vista tecnico e caratteriale. Altrimenti no. La società è vigile e se c’è l’occasione giusta interverrà. Ma un nome qualunque non serve. Qui anche i giovani si allenano bene e sono pronti a giocare. Salutando i ragazzi prima dei giorni di sosta ho detto che fino a domani devono godersela perché sono stati bravi. Tanto ricomincio presto a rompere le scatole a tutti…».

Diciassette gol segnati: che bisogna crescere?

«Sì, ma gli attaccanti fanno un grande lavoro in fase di non possesso e per me una rincorsa vale quanto un gol». Risponde il tecnico giallorosso al GIORNALISTA DELLA GAZZETTA DELLO SPORT.

No Pippo: a questo non crediamo. Dopo il gol fallito contro la Lazio da un metro, chissà cosa ha detto a Lapadula. «Nulla, davvero: ero solo dispiaciuto per lui. Non rimprovero mai nessuno per un tiro o un passaggio. Io mi arrabbio per gli atteggiamenti sbagliati. Nella mia carriera ho fallito gol e assist, ma non ho mai avuto, dentro e fuori dal campo, un atteggiamento sbagliato».

3 Ventitré gol subiti, però to- gliendo le partite con Inter (5), Roma (5), Verona (3) e Spezia (3) ne restano 7 in 10 incontri. Avete trovato l’equilibrio?«Ero sicuro che ci saremmo messi a posto perché l’anno scorso eravamo stati la miglior difesa d’Europa. All’inizio avevo deciso di lasciar giocare la squadra con entusiasmo e così sono arrivate le vittorie su Samp e Bologna. Poi qualche scoppola ci ha fatto bene e abbiamo cura- to altri aspetti. Ma non mi andava di tornare in A e pensare solo a difendermi».

Adesso può raccontarlo. Quando la Juve non ha convocato Ronaldo per la gara contro di voi, lei nello spogliatoio ha detto: «Ci snobbano, fate vede- re cosa sappiamo fare».«Eheheheh… Lei sa che mi pia- ce motivare la squadra. Quella sera abbiamo dato il 120%, ma succede sempre. E infatti corriamo il rischio di un calo fisio- logico, però ci alleniamo duramente per evitarlo».

Si riparte con Benevento-Milan: per lei, non una partita qualunque – chiede ad Inzaghi il giornalista della Gazzetta dello Sport.
«Non lo sarà mai, anche se sfidare mio fratello è stato più difficile. Sono contento per il Milan, credo possa lottare per lo scudetto fino alla fine. E sono felice per i suoi tifosi che reste- ranno per sempre nel mio cuore e che ogni giornata, ne sono si- curo, si informano del risultato del Benevento».

Roberto Insigne poco tempo fa ha detto alla Gazzetta: «Non pensavo che Inzaghi fosse così bravo. Credevo che il cognome l’avesse aiutato a sedersi in panchina».

«L’avranno pensato in tanti e lo capisco. Io ho dato l’anima su ogni panchina perché amo fol- lemente questo lavoro. Tutte le esperienze, a partire da quella col Milan, mi hanno fortificato e fatto crescere. Il mio rapporto con le critiche si è evoluto: da giocatore mi arrabbiavo, adesso mi carico. E nel tempo sono ma- turato, ad esempio sono miglio- rato nella gestione della gara».

Cosa chiede al 2021? «Normalità per tutti, con la fine della pandemia. La salvezza, ovviamente, che sarebbe il nostro scudetto. E vorrei che il mio Benevento non smettesse mai di sognare». Così si conclude l’intervista di Pippo Inzaghi rilasciata alla Gazzetta dello Sport – alla vigilia della ripresa degli allenamenti con il suo Benevento.

 

 

ARTICOLI CORRELATI