San Giorgio la Molara, “Le bellezze nascoste”: Saverio Gatto e la Vittoria Alata

Sabato 12 novembre alle ore 18, nell’Auditorium del Convento dei Domenicani di San Giorgio la Molara, si terrà una ‘conferenza illustrata’ sul Monumento ai Caduti del paese, la Vittoria alata di Saverio Gatto, preziosa testimonianza artistica. La conferenza illustrata sarà tenuta da Tiziana Ambra Iazeolla, Storica dell’Arte, originaria del Comune sannita del quale, nel corso degli anni, ha divulgato i suoi studi sulla storia, la civiltà, i personaggi famosi, gli aspetti della vita quotidiana.

Scrive l’Autrice:

L’entroterra, ormai assurto a soggetto ed oggetto di una nuova mitologia letteraria e turistica contemporanea, continua, come ormai dal secondo Novecento, a vivere su una sorta di crinale di tipo concettuale: rischia di crollare, di diventare una moda, una dimensione del mainstream, lontana anni luce dal valore delle sue ricchezze culturali e storiche, e ciò vale, in egual misura per l’intero arco appenninico italiano. È l’entroterra, in special modo nel Mezzogiorno d’Italia, ad esser stato vittima di uno spopolamento massivo e di una poetica decadenza che, in verità, cela ancora, all’ombra della sua ricca e amplissima storia, un inestimabile tesoro. Come afferma da sempre Giuseppe Leone, Direttore Artistico del Comune di San Giorgio la Molara e del Complesso che già fu Convento dei Domenicani, nonché artista tornato nel suo Fortore e che da anni si batte al fine di valorizzare ciò che definisce“la bellezza nascosta delle nostre terre”, quell’eredità inestimabile che porta in scena, nella realtà del quotidiano delle sue comunità, “il racconto, ovvero, ciò che rimane della nostra storia” in particolare nelle zone più lontane dai grandi poli metropolitani. In tale ottica, in una simile prospettiva, il Fortore sta agendo in questi ultimi mesi, con la volontà di definire, insieme alle istituzioni, un insieme di dinamiche tese ad assegnare alla cultura e all’arte un ruolo nuovo.

A partire da occasioni preziose come lo studio del Monumento ai Caduti di San Giorgio la Molara e il suo dialogo con l’identità odierna della comunità, in un tempo come il nostro in cui lo spettro della guerra è tornato in Europa, appare chiaro quanto quella “bellezza nascosta dell’entroterra” tanto difesa da Leone, appaia come elemento in grado di ostacolare il depauperamento della memoria, la perdita di una forza che è generazionale; è necessario, dunque, attraverso operazioni come questo evento, “valorizzare il nostro territorio, secondo azioni congiunte guidate dall’arte e dalla cultura, traducendole, sempre, in sviluppo e riconoscimento oltre i propri confini, sì da originare una forma di vera rinascita, vera speranza per il futuro”.

Il Monumento può considerarsi un’opera architettonica e scultorea perfettamente conservata e recentemente restaurata dall’Amministrazione del Sindaco Nicola De Vizio. L’opera è posta in un piccolo slargo che si affaccia sulla vallata del fiume Tammaro, con la veduta delle montagne, in una posizione, cioè, che dona al monumento un fondale molto suggestivo. È, inoltre, uno dei pochi monumenti ai Caduti che possiamo ammirare ancora nella sua originale integrità. Spesso, tali opere, sono state infatti spostate, ridedicate ai caduti della Seconda guerra mondiale, modificate nei colori, oppure hanno subito furti di alcune parti.

Nella conferenza si ripercorrerà dettagliatamente la storia dell’opera voluta dai sangiorgesi per celebrare i novantadue giovani martiri della Prima Guerra Mondiale, e realizzata anche con il contributo dei cittadini emigrati a New York. Fu il pittore sangiorgese Nicola Ciletti a contattare per il monumento due scultori napoletani di grande fama: Achille D’Orsi eSaverio Gatto che, con accenti diversi, hanno realizzato una opera di grandissimo valore. La struttura progettuale dell’insieme è, con tutta probabilità, opera di Achille D’Orsi, come sarà provato nel corso della conferenza, dall’analisi e dal confronto con altre opere dedicate al medesimo tema del celebre scultore. D’Orsi, d’altronde, che fu Maestro all’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la sua poetica del ‘vero’ aveva conquistato e ispirato moltissimi allievi, fra cui anche Nicola Ciletti e Saverio Gatto che, proprio in quegli anni, nella città partenopea erano protagonisti di numerose manifestazioni artistiche. A questo artista, già anziano in quegli anni, probabilmente, si deve questa ARA, cioè la base del monumento che, in realtà è un altare marmoreo denso di colte ‘citazioni’ le quali, anche se tratte dal mondo classico, trovano riscontro in un linguaggio universale, leggibile anche come tema proprio dell’iconografia cristiana del sacrificio che si svolge sulla mensa eucaristica. Ma alla morte di D’Orsi, nel 1929, il monumento presumibilmente non era ancora terminato. E così uno tra gli allievi più promettenti dello studio napoletano dell’artista, Saverio Gatto, amico fraterno di Nicola Ciletti, con il quale tenne proprio a proposito di questa opera un rapporto intenso rapporto epistolare, riuscì a portare a termine il monumento.

La sua Vittoria alata in bronzo contraddice, in realtà, con vigore il classico basamento marmoreo. La dea sembra incedere lentamente con le ali spiegate, quasi danzando. Appare investita dal vento, che effettivamente è sempre presente nel luogo dove il monumento sorge. È il vento a fare aderire al corpo le pieghe dei panneggi ed è il vento a far svolazzare la veste attorno alle gambe, per poi gonfiarla e lasciarla cadere dietro le spalle. Questa Vittoria presenta un modellato morbido e levigato nelle parti nude ma alternato alle superfici scabre delle grandi ali quasi solo sbozzate. È la sigla stilistica di Saverio Gatto che interpreta con forza il ‘non finito’. La statua sangiorgese non appare dunque una usuale e rassicurante dea della Vittoria ma, al contrario, nei tratti del volto scavati e nelle orbite vuote, si legge bene il pensiero dello scultore: si tratta in verità di un tetro Angelo della Morte, implicita e feroce condanna di tutte le guerre”.

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