Amira memorie di guerra raccontate da Franco Di Mare

Questo spettacolo si articola lungo un percorso che cerca d’indagare sulla guerra come manifestazione di una dimensione connaturata all’uomo.La scelta di strutturare lo spettacolo come affabulazione da parte di un vero inviato di guerra e non di un attore che ne recita la parte, intende cogliere uno specifico della guerra nell’attuale contesto mediatico: il cronista di guerra è il primo medium che avvicina la realtà della guerra alla quotidianità dell’esistenza di ognuno, dunque egli è testimone privilegiato della modalità con cui la guerra si dà nella contemporaneità.Lo spettacolo si presenta come un flusso narrativo ininterrotto in cui vengono fusi: la narrazione di esperienze realmente vissute dal cronista di guerra; le testimonianze dirette di persone che hanno vissuto la guerra in prima persona; la lettura e la drammatizzazione di brani di opere letterarie (Omero, la Bibbia, il Corano, Shakespeare, Tolstoj, Mark Twain, Celine, Fenoglio…) che raccolgono il sedimentato della riflessione dell’uomo sull’esperienza della guerra; musiche eseguite dal vivo evocanti atmosfere di epoche belliche; filmati che testimoniano per immagine la crudeltà di ogni guerra. Tutto questo è pensato al servizio di uno spettacolo che sappia coniugare la profondità e precisione dei contenuti con la loro fruibilità per un largo pubblico. Lo spettacolo vuole evitare, cioè, di presentarsi come una dotta dissertazione sul tema della guerra per assumere pienamente la dimensione dello spettacolo teatrale, volto a suscitare nel pubblico una molteplicità di sensazioni che oscillano dalla commozione all’indignazione senza disdegnare il sorriso, poiché anche l’ironia è stata spesso un valido strumento per difendersi dalla brutalità della guerra.Lo spettacolo (spectaculum) intende dunque presentarsi come uno speculum, vale a dire uno specchio, nel senso che non si presenta come l’illustrazione di un problema con la relativa soluzione, ma come uno strumento per stimolare nel pubblico una riflessione, cioè un ri-flettere, un guardare in se stessi per interrogarsi sulla propria corresponsabilità rispetto al fenomeno della guerra. Giancarlo Loffarelli5 settembre ore 22,30TEATRO COMUNALE DI BENEVENTO

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