Comitato Giù le Mani dai Pini ribadisce il “no” secco al taglio degli alberi al viale degli Atlantici

Il tempo passa, gli assessori cambiano ma una cosa non cambia mai: l’accanimento nel voler eliminare quanti più pini possibile dal viale degli Atlantici.

Il consulente della Procura, docente all’Università del Molise, mette nero su bianco che al massimo si potrebbe arrivare a 16 esemplari a fronte dei 24 + 34 bizzarramente individuati dal consulente del Comune? E per tutta risposta il Comune richiama il dott. Cardiello – presumibilmente con ulteriori emolumenti a carico dei cittadini – per farsi riscrivere che gli esemplari da sopprimere sono 24 + 34. D’altra parte per quei 34 sani ma non all’altezza della sensibilità estetica di Cardiello nel 2020 fu creata la fantasiosa categoria C/D “con asterisco”, gentile omaggio del vicedirettore della Società Italiana di Arboricoltura al sindaco che dell’abbattimento ha fatto una questione personale, nemmeno si trattasse del giardino di casa sua.

Anche perché, come il neoassessore ha sottolineato, la cosa più importante è la sicurezza e davanti alla sicurezza – signora mia – tutto viene meno, persino gli accertamenti giudiziari che riducono di molto i numeri già ridotti ma comunque ridondanti di una perizia di parte. Così come viene meno il fatto che quegli esemplari pericolosissimi individuati dal dott. Cardiello un anno fa e dal Comune tre anni fa, nonostante il tempo e le innumerevoli allerte meteo, stiano sempre là, cosa che se non altro dovrebbe far riflettere sui margini di recupero disponibili. O ancora viene meno che per i 12 pini già tagliati ci siano un agrotecnico e un dirigente comunali indagati – ovviamente in luogo dei reali ispiratori, che non appongono mai la loro firma su nulla – e delle perizie che attestano la perfetta salute di quegli esemplari sacrificati non si sa bene per quale motivo. Inutile dire che nel 2019 anche quei 12 pini erano un pericolo pubblico per la collettività.

Non che ci aspettassimo un po’ di autocritica da chi per forma mentis ne è incapace, ma se alla fine del 2021 siamo ancora messi con la tiritera degli alberi pericolosi a prescindere – anche se poi sul viale viene consentito il normale via vai con l’aggiunta del flusso dei vaccinandi all’ombra delle infide conifere -, se stiamo sempre ai marciapiedi che solo a Benevento si possono rifare esclusivamente abbattendo i pini, delle radici che solo a Benevento non possono essere trattate con le migliori tecniche esistenti, rispettose sia delle piante sia dei cittadini, allora vuol dire che non c’è proprio la cultura per agire in maniera appena appena seria. Quella maniera seria che implicherebbe un’ottica di salvaguardia e magari un utilizzo ragionato dei fondi del Pnrr destinati – ironia della sorte – anche alla difesa e all’incremento del verde urbano.

Si potrebbero ad esempio prevedere sostegni strumentali per quegli alberi ritenuti morenti ma che a questo punto testimoniano una resilienza tale da meritare di essere salvata. Si potrebbero mettere in pratica la cura e la prevenzione dai parassiti che tanto ci si rifiuta di fare, adottare finalmente un approccio globale alla riqualificazione del viale, approccio in cui i marciapiedi non vengono considerati disgiuntamente dagli alberi – che non significa abbattere per semplificarsi la vita – e in cui ci si impegna per evitare un carico veicolare e umano che il viale non sopporterebbe mai, come quello dell’anacronistica Cittadella degli Uffici. Il tutto magari confrontandosi con quei cittadini che hanno finora scongiurato una catastrofe e che tuttavia continuano a non essere ascoltati.

E invece stiamo ancora a parlare dell’eccitante tematica – almeno per gli amministratori dendrofobici che ci ritroviamo – della fine del ciclo vitale dei pini, che nessuno a parte l’assessore Rosa conosce, o delle essenze in sostituzione, che dovrebbero essere indicate da Cardiello. Laddove ovviamente la Soprintendenza ha più volte precisato che l’unica essenza utilizzabile è il pino, trattandosi di zona vincolata dal punto di vista storico/paesaggistico.

Ah già, ma il Comune sta facendo di tutto per modificare il piano regolatore ed escludere il viale dal centro storico, così da avere mano libera nel suo progetto di distruzione. Quello stesso progetto di distruzione su cui si sono portati avanti da qualche anno coi pini da un lato e con la sostituzione dei lampioni (a.D. 1930) dei Giardini Piccinato dall’altro, assoggettati alle decisioni insindacabili della ditta che si occupa della manutenzione grazie a un contratto trentennale, siglato in epoca Pepe ma abbracciato con gaudio anche dagli attuali amministratori, per i quali un lampione di Piccinato e un misero “triangolo delle Bermuda” in plastica sono la stessa cosa. Né più né meno che un pino e un ciliegio giapponese o un povero ulivo strumentalizzato a sempiterna testimonianza della grande attenzione al verde di questa amministrazione.

 

Comitato Giù le Mani dai Pini

Avv. Luca Coletta                        Prof. Francesco Di Donato

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