Comitato quartiere boccia realizzazione impianto depurazione a Santa Clementina

Ringraziando il Comune di Benevento, nella persona dell’Assessore Pasquariello per l’incontro tenutosi martedì 16 aprile, il Comitato di Quartiere deve purtroppo constatare la ferma volontà dell’Amministrazione Comunale di aver già deciso di realizzare uno dei tre depuratori proprio nel cuore della città, ovvero a Santa Clementina, a pochi metri dal Ponte Leproso, a prescindere dalle valutazioni urbanistiche e dai progetti in atto di valorizzazione storico-monumentale dell’area che, tra l’altro, lo stesso Ente intende promuovere.

Il comitato ribadisce per l’ultima volta che: “la scelta appare perlomeno azzardata e ingiustificata per diversi motivi”.

E’ il caso di ricordare all’Amministrazione che l’area di Santa Clementina rientra da tempo nella perimetrazione di centro urbano, la cui inclusione non ha giammai indotto miglioramenti nella qualità ambientale del quartiere. Basta pensare alla mancata manutenzione del verde e della viabilità, alle strade di accesso dissestate, allo svincolo tra via Latina e via Sannio Antico chiuso da tempo immemorabile, a Via G. De Rienzo perennemente allagata e alla stessa via Antico Sannio impraticabile alle prime piogge, per non discorrere circa la pericolosità del transito notturno di via S. Clementina.

Non ci sembra che aggiungendo l’insediamento dell’impianto di depurazione, si possa migliorare la qualità ambientale e quindi la vivibilità dell’area. Non sembrano nemmeno condivisibili né la motivazione che tale scelta consentirebbe il risanamento di un tratto di fiume né che l’area è deputata a recepire gli scarichi di un’intera città solo perché alla quota più bassa. Ma se è vero che il depuratore è una questione di opportunità tecnica oltre che squisitamente giudiziaria non è opportuno velocizzare ogni decisione. Nella fattispecie quella adottata ci sembra la più comoda ma anche la più pericolosa e rischiosa. Infatti proprio perché l’attuale amministrazione è coinvolta in un procedimento per inquinamento ambientale, a onor del vero senza reali colpe, buon senso e cautela consiglierebbero una soluzione tecnologica alternativa. Quella adottata risulta onerosa e fallimentare. Inoltre per allontanarsi dai giacimenti archeologici della via Appia dovrebbe essere individuata un’area prossima alla tangenziale. Questa scelta costituisce una fonte sicura di ulteriori ipotesi di reato per violazione di norme urbanistiche.

Non vorremmo che tutta questa problematica debba interessare la magistratura beneventana non appena qualsiasi atto amministrativo sia adottato dall’Amministrazione Comunale congiuntamente ad altri enti competenti che saranno convocati in conferenza di servizi.

Difatti l’impianto di Santa Clementina ricade in un’area con vincolo archeologico ed è compresa nel corridoio ecologico principale del fiume Sabato, in cui sono consentiti solo i ripristini architettonici di manufatti di comprovata preesistenza, ed assolutamente incompatibile con impianti a cosi alto impatto ambientale per il trattamento di acque fognarie.

E’ noto che già in precedenza l’area era stata interdetta all’edificazione su parere della Sovrintendenza Archeologica. Solo recentemente il Ministero dei Beni Culturali ha deciso di finanziare un programma di indagini, studio e successiva campagna di scavi proprio nell’area che dovrebbe ospitare l’impianto di depurazione. Questo programma dovrebbe consentire di portare alla luce il vecchio tracciato dell’Appia Antica nel suo percorso di accesso alla città. Sempre secondo gli studi della Sovrintendenza l’area dove sono state già rinvenute necropoli, iscrizioni, tracce di fondazioni dell’antico monastero di San Pietro dovrebbe ospitare un grande parco archeologico, viatico per il riconoscimento Unesco di una vasta area che comprenderà il Ponte Leproso, l’Anfiteatro e il Teatro romano.

E’ altrettanto noto che le aree incluse nei corridoi ecologici ai sensi dell’art. 38 delle NTA del PUC sono inedificabili e finalizzate esclusivamente alla ricostituzione degli ecosistemi fluviali.

Le stesse aree, inoltre, sono incluse, ai sensi dell’art. 52 delle NTA del PUC nel parco agricolo fluviale che persegue la salvaguardia e l’integrità dell’ambiente naturale.

Vale la pena, inoltre, di ricordare che gran parte dell’area, unitamente al poligono di tiro, appartiene al demanio del Ministero della Difesa che difficilmente consentirà la sdemanializzazione per ospitare l’impianto.

La scelta dell’area deve, infine, rispettare quanto contenuto dall’allegato 4 della Deliberazione del Comitato dei Ministri 4 febbraio 1977 che fra le altre prescrizioni raccomanda che “è prescritta una fascia di rispetto assoluto  con vincolo di inedificabilità circostante l’area destinata allo impianto di almeno 100 metri”. Questa prescrizione alla luce degli edifici esistenti preclude qualsiasi intervento.

La scelta, quindi, è assolutamente improponibile ed in contrasto con le norme ambientali dello strumento urbanistico vigente e delle norme generali in materia di impianti di depurazione.

Pertanto facciamo voti affinché l’Amministrazione comunale riveda la scelta di insediare nell’area di Santa Clementina l’impianto di depurazione.

Se quanto in premessa non è sufficiente a declinare verso altri siti la scelta dell’impianto, il Comitato intende informare anche il Commissario prof. Enrico Rolle, evidentemente all’oscuro di tutto, nominato ai sensi dell’art.2del D.L.243/2016 “Commissario Straordinario per la progettazione, l’affidamento e la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione oggetto di sentenza di condanna della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sul trattamento delle acque reflue urbane”, che lo renderà responsabile del disastro ambientale che si andrebbe ad avallare con la scelta adottata il 9 gennaio c.a. Sottolinea, inoltre, che, nonostante i pieni poteri, non è vero che possa agire in violazione di norme costituzionali, o in dispregio di norme che tutelano la storia e la tradizione culturale della Repubblica Italiana.

Oltrettutto la soluzione non solo andrebbe a violare la normativa ma non consentirebbe di ottimizzare al meglio le risorse finanziarie disponibili come afferma il prof. Rolle nella su citata nota. Infatti poiché i 3 depuratori, di cui 2 da 10.000 abitanti (Santa Clementina e Cimitero), un revamping da 6.500 (Ponte delle Tavole) e un quarto, in località San Angelo a Piesco dovrebbero nel totale trattare acque reflue fognarie per circa 60.000 abitanti oltre alle acque bianche da dover considerare.

Se la tecnica di progettazione nasce da un concetto di analisi e studio scientifico, necessitiamo sapere dal Prof. Rolle, esperto di chimica industriale e dai tecnici Gesesa (Acea), progettisti, come sia possibile affermare di aver cosi risolto il problema della depurazione della acque fognarie, dicendo che trattasi per giunta di “uno schema depurativo complessivo ed omogeneo”, allorquando gli interventi previsti sono dispersivi, tecnicamente sottodimensionati nel sistema complessivo e soprattutto soggetti ad una onerosa gestione che ricadrebbe a carico dei contribuenti.

Infine si chiede altresì di render conto nello studio della procedura di smaltimento dei fanghi residui della depurazione se anche l’agricoltura sannita sarà coinvolta sotto questo profilo. Sarebbe opportuno conoscere preventivamente la caratterizzazione fisico-chimica e microbiologica dei fanghi, per poter essere impiegati con efficacia in agricoltura come fertilizzanti, senza rischi per le catene alimentari e l’ambiente nell’interesse di tutti i cittadini.

Il comitato ufficializza la lotta serrata contro la realizzazione di questo impianto, ma anche contro il sistema così progettato, senza nemmeno la certezza delle risorse finanziarie a copertura, ma anche in assenza di una progettazione definitiva che sia risolutiva per tutte le utenze cittadine

 ASSOCIAZIONE SANTA CLEMENTINA

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