Con  il trionfo gastronomico di Franco Pepe si sugella il successo della CNA con la rassegna “Ci vediamo al San Felice”

Tutti ringraziavano tutti, quasi a rinvenire nell’altro la ragione di tanto successo. Sì, perché la prima edizione della rassegna organizzata dalla CNA Pensionati di Benevento, “Ci vediamo al San Felice”, è giunta al termine, con un successo oltre ogni più rosea aspettativa.

Gli obiettivi iniziali: rincontrarsi dopo le restrizioni sociali della pandemia; rianimare culturalmente una cittadina asfittica; portare i beneventani nel luogo dove è custodito Ciro, il fossile sannita tanto eccezionale quanto poco esaltato, sono stati raggiunti e superati. Artefici indiscussi: Gulio De Cunto, presidente CNA Pensionati Benevento; Annarita De Blasio direttore territoriale Benevento CNA Campania Nord; Gerardo Marucci, responsabile della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Benevento, assieme a tutti i protagonisti che hanno animato con le loro opere le serate, dal maestro Lanzione per l’Arte Studio Gallery, sino al patrocinio del Comune di Benevento col suo assessorato alla Cultura. 

La chiusura è stata affidata alla conversazione con Franco Pepe e alla storia del suo pluripremiato Pepe in Grani di Caiazzo edita nel libro La mia pizza autentica – Le ricette che hanno fatto storia, per i tipi di Gambero Rosso. A tessere le fila del discorso l’inarrestabile Mimma Di Sorbo, dopo l’intervento del direttore generale USR Campania, Ettore Acerra.

“Io avevo solo delle idee – ha esordito Franco Pepe –“.  Con quelle idee, continuiamo noi, ha rivoluzionato non solo un territorio, pure la vita di moltissime persone, dando loro scopo e professionalità. La storia del maestro piazzaiolo dell’Alto casertano, diventato icona di riuscita personale, insignito due volte dell’Onorificenza di Cavaliere al Merito e di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, dal presidente Sergio Mattarella, nel 2019 e nel 2020, ancora miglior pizzaiolo al mondo per i Best chefs awards di Amsterdam 2021, è ormai nota ai più. Nipote d’arte, nonno panificatore negli Anni ’30, con licenza del podestà, padre pure, Franco Pepe diviene insegnante di Scienze Motorie fino a quando, alla morte del padre, gli si pone il dilemma se chiudere o meno l’attività artigianale familiare. Ed è lì che abbandona “ogni graduatoria scolastica” per portare a compimento l’”Idea”, rischiando il tutto per tutto, con investimenti controcorrente, in un centro storico di Caiazzo, abbandonato dai più. Il successo internazionale conquistato è oggi realtà, a breve lo vedremo protagonista di una puntata di una serie Netflix, così come lo abbiamo visto all’opera nel Louvre di Parigi o al Pitti di Firenze al fianco del fondatore del marchio Kiton.

Tuttavia, Franco Pepe non è venuto a parlare di lui ma a proporre, mai pago, altre idee. Col suo motto, “Il futuro è oggi” (quello che sta vivendo in questo anno, come lui stesso ha confessato, è quello che ha programmato 10 anni fa) ha avuto delle richieste specifiche. Forte della presenza dei rappresentanti del mondo dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, del mondo della scuola con l’Istituto Alberghiero di Faicchio-Castelvenere e del Liceo Musicale di Cerreto Sannita (che ha donato con i suoi allievi e con i suoi docenti la toccante esecuzione di 5 brani musicali spaziando da John Lennon a Erik Satie, ndr) con particolare attenzione, di dirigenti scolastici e di provveditori, di esponenti di altre sigle sindacali ha chiesto formazione e riconoscimento professionale per gli operatori del suo settore. “Noi oggi siamo in grave difficoltà circa il reperimento di personale. Ho cominciato con 7 giovani, di un istituto alberghiero che avevo frequentato come insegnante. Oggi solo a Caiazzo ho 43 dipendenti. Molti altri ne occorreranno, anche nei miei progetti a venire, ma vorrei per loro il riconoscimento del ruolo professionale”. E ancora, abbiamo visto il maestro animarsi particolarmente nel narrare come le sue creazioni basino il loro successo sulla genuinità dei prodotti locali. Il seme di pomodoro giunto integro dell’800, rimesso a dimora di giovani laureati che sono tornati a coltivare la terra dei loro nonni creando aziende, la mozzarella di bufala casertana, le albicocche di Somma Vesuviana sono stati tutti esempi del successo nella lotta a chi ravvede ingiustamente in quelle aree solo la terra dei fuochi invece di molto altro, riscoperto, lanciato e portato al successo con indotti produttivi insperati. Se la sua amica di sempre e già dirigente scolastica Mimma di Sorbo con poche ma perfette domande è riuscita a far dipanare il racconto possibile, nel tempo dato, Giulio De Cunto ha speso parole tanto semplici quanto definitive: “E’facile avere rapporti con persone che hanno idee. Lo dicevo sempre ai miei ragazzi, il genio è semplice. Il genio di Franco ne è esempio”.

Infine, la Di Sorbo è riuscita pure in ciò che non ero riuscito sinora, avere l’anima della CNA territoriale Beneventana, Annarita De Blasio, al centro della scena. La direttrice della Confederazione ha voluto lanciare un accorato appello per i giovani: “La continuazione degli antichi mestieri, la professionalizzazione parte dal mondo della scuola. L’agroalimentare può essere il futuro degli ITS, anche sprovincializzandoci. La Campania se ci pensate bene è questo: Artigianato e agroalimentare. Da anni siamo impegnati a costruire una rete a sostegno delle istituzioni. Sono certa che le istituzioni ci risponderanno. Di una cosa possiamo essere certi: oggi non mettiamo un punto ma segniamo un fantastico inizio”.

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