Emergenza acqua, AN: istituire ATO sannita

“L’emergenza idrica – si legge nella nota – che colpisce senza alcun avvertimento trentacinquemila cittadini, impone, più di altre volte, la massima collaborazione istituzionale, scevra da condizionamenti partitici e innervata di onestà intellettuale e politica. L’esigenza di intervenire ad horas sul problema spinge a tenere su un livello sub primario di attenzione, la ricerca delle responsabilità all’interno del sistema idrico. La ricerca del colpevole è un aspetto che potrà tornare utile quando sarà necessario risarcire i danni che questa emergenza rischia di provocare. Per tempi, modalità e approccio sembra anche poco opportuno affidare la soluzione del problema unicamente alla prospettiva di riavere dai territori molisani la quantità di acqua necessaria per approvvigionare la nostra città. Se il problema fosse esclusivamente politico, allora la deputazione sannita presente in consiglio (Viespoli, Boffa, Izzo) attraverso le iniziative parlamentari potrebbe porvi rimedio con soluzione immediata. Diversamente, sull’ipotesi ritenuta più probabile e legata a un crac strutturale sul piano tecnico, abbiamo ritenuto di spingere l’amministrazione attiva ad avere un approccio più deciso, nel senso di avviare ogni tentativo per obbligare i gestori della risorsa idrica operante sul territorio provinciale a dirottare su Benevento, le fonti dei pozzi di Solopaca, gestiti (sic!) dall’Alto Calore e le fonti della valle vitulanese affidate al Cabib. Occorre un’azione immediata, un approccio deciso per risolvere immediatamente il problema. Bisogna porre così rimedio a una situazione grave, che se è stata ritenuta tale per la riduzione di acque provenienti dalle fonti molisane, diventerebbe ancor più grave laddove non si riuscisse a governare e risolvere il problema, pur avendo nei nostri territori la risorsa idrica sufficiente. Bisogna obbligare, anche ricorrendo agli organi di giustizia, l’Alto Calore a dirottare l’acqua alla città di Benevento. Senza indugio. Questo era il senso del primo emendamento (primo firmatario Nicola Boccalone) – appoggiato da tutti i gruppi di minoranza e accolto dal consiglio – che rappresentava un cambio di passo e di approccio al problema, dopo lo schiaffo istituzionale subito. Avviare una riflessione su eventuali iniziative volte a tutelare e limitare i danni che le categorie produttive (aziende artigiane, bar, ristoranti, pizzerie, pub) patiscono per effetto dell’emergenza è la seconda proposta dell’opposizione, anche per dimostrare sensibilità e attenzione al tessuto economico cittadino più esposto ai rischi dell’emergenza. La ricerca della verità, protesa a far emergere il colpevole sarà utile, magari, per individuare l’istituzione che sarà poi chiamata alle proprie responsabilità, risarcendo i danni arrecati alla città.Anche in questo caso la Regione Campania non sembra essere immune da responsabilità.Come per i rifiuti, anche per il comparto idrico l’idea di avere una soggettualità istituzionale capace di dare autonomia, operativa e gestionale all’intera provincia di Benevento, deve essere in prospettiva un obiettivo primario, per superare le inefficienze del sistema, legato a una filiera istituzionale incapace di assicurare i bisogni primari. Un Ato sannita, ovvero un consorzio tutto sannita, potrebbe ridare servizi e dignità a un popolo fieramente dissimile da quello napoletanamente rassegnato alle sventure bassoliniane. Ed è questa la terza proposta dell’opposizione che il consiglio ha ritenuto di accogliere”.

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