“Frane, nel Sannio casi come Sarno e Cervinara”

Molti i professionisti giunti a Villa dei Papi per seguire la lunga teoria di interventi a metà tra l’approfondimento tecnico e la condivisione di esperienze maturate sul campo. E’ un obbligo quello che i geologi campani si sono dati: effettuare una formazione continua per farsi trovare pronti al momento del bisogno. Un patrimonio di conoscenze che per ora è decisamente sotto-utilizzato dalle istituzioni. Malgrado gli sforzi dell’assessorato regionale alla Protezione civile retto da Edoardo Cosenza che sta provando a mettere in piedi una rete territoriale per il monitoraggio, e in attesa che il disegno di legge sul riordino delle competenze completi il proprio iter parlamentare, i geologi campani cercano di tenere alta l’attenzione su un tema sempre attuale. Per fugare ogni dubbio basta leggere i numeri che parlano come detto di oltre 6.000 episodi già noti, disseminati sul territorio sannita che risulta interessato dal problema in maniera grave per il suo 25 per cento. Cifre del resto confermate dalle cronache. Il clamoroso episodio di Arpaise con la strada provinciale spazzata via insieme a un ristorante – abitazione è solo il caso più recente. Ma sono celebri anche i problemi che da sempre affliggono Sant’Agata de’ Goti, la strada statale 90 bis tra Paduli e Buonalbergo, il versante di Sant’Arcangelo Trimonte sul quale è stata realizzata la discarica, il distacco di massi da Monte Caruso (Taburno) che nel 2000 ha rischiato di fare vittime a Foglianise. E non è tutto. “Ci sono aree della provincia – spiega Lorenzo Benedetto, dirigente regionale dell’Ordine dei geologi – che presentano condizioni simili a quelle che portarono nel 1998 e nel 1999 alle frane di Sarno e Cervinara. I versanti sono ricoperti da una coltre superficiale di materiale prodotto dalle eruzioni vulcaniche che potrebbe staccarsi in occasione di precipitazioni intense. Si tratta in particolare di comuni come Paolisi e Pannarano dove, speriamo mai, è possibile si verifichino colate di fango. E’ una situazione da conoscere senza fare allarmismi ma intervenendo con decisione per scongiurare o almeno contenere i rischi. Peraltro – aggiunge Benedetto – dati recenti del Ministero hanno dimostrato che le attività di prevenzione hanno, a parità di efficacia, un costo dieci volte inferiore a quello necessario per intervenire in emergenza”.
Un altro aspetto rilevante riguarda le ricadute del dissesto sulla viabilità: “In provincia di Benevento – riferisce Francesco Maria Guadagno, docente di Geologia applicata all’Università del Sannio – ben 70 chilometri di strade provinciali sono interessate da frane. Si tratta di un’enormità anche in funzione dei costi necessari per ripristinare il tessuto stradale ogni qual volta si verifica un fenomeno franoso”. Il professor Guadagno lancia inoltre l’allarme relativo ai terremoti: “Il territorio provinciale è notoriamente interessato da una apprezzabile sismicità. E’ evidente che i terremoti non fanno altro che acuire i fenomeni di dissesto. Senza misure di mitigazione e prevenzione si rischia che in caso di sisma interi paesi restino completamente isolati, rendendo impossibili anche i soccorsi. Penso ad Arpaise, solo per fare un esempio”.
Come prevenire il rischio frane? “Non è solo con opere strutturali che si può intervenire – spiega Francesco Peduto, numero uno dei geologi campani – L’opera più importante è quella che si fa tutti i giorni tenendo sotto controllo il territorio e i suoi movimenti. Il geologo con le sue conoscenze può svolgere un ruolo chiave in tale prospettiva diventando una sorta di ‘medico condotto del territorio’. Anche le nuove tecnologie, come il Marsec di Benevento, possono aiutare. Ma la funzione più importante – conclude Peduto – è il monitoraggio costante, quotidiano del territorio”.

IL SANNIO QUOTIDIANO

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