Il lupoide di Camposauro

 

La storia del WWF Italia si intreccia con la recente positiva ripresa delle popolazioni di lupo in Italia. A cominciare dalla “Operazione S. Francesco” del 1974, il WWF si è battuto strenuamente per la salvaguardia di questo animale e, soprattutto, con campagne di studio ed indagini sul campo finanziate direttamente dall’Associazione. Più recentemente, alcuni interventi ed attività sono state finanziate dall’Unione Europea, con il programma Life Natura.

In Campania sembrano sopravvivere alcuni nuclei di lupi, stabilmente nei massicci del Matese, dei Picentini, del Cilento ed occasionalmente nei massicci del Taburno-Camposauro e del Partenio. La mancanza, tuttavia, di studi specialistici ed organici accompagnati da indagini sistematiche non permette di quantificare la popolazione di lupi nella Regione. Il rinvenimento di una carcassa in decomposizione lungo una strada che attraversa il monte Camposauro nei giorni scorsi, quindi, è stato sicuramente un evento eccezionale ed importante, dato che il precedente ritrovamento di un altro lupo, avvelenato, risale ad oltre dieci anni fa.

Peccato che non se ne sia reso conto il veterinario della ASL “competente”, che ne ha disposto l’interramento senza nemmeno prelevare un campione dei tessuti organici per accertare che si trattasse effettivamente di un lupo e non di un cane inselvatichito anche mediante analisi genetiche. Curiosamente, lo stesso veterinario lo definisce “lupoide” nella striminzita relazione fornita, confermando l’incertezza…

Peccato, ancora, che non si conosceranno mai le cause della morte (incidente automobilistico ? avvelenamento ? arma da fuoco ?) che potrebbero rivelare responsabilità scomode, trattandosi di una specie protetta e quindi con serie implicazioni giudiziarie per chi ne provoca il ferimento o la morte. Perchè non è stata condotta l’analisi necroscopica da parte di un Istituto Zooprofilattico per stabilire le cause della morte?

Se si trattasse di un investimento (come supposto da chi ha rinvenuto la carcassa) solo un referto medico-veterinario potrebbe confermare un impatto con un veicolo: gli investimenti, tuttavia, possono essere conseguenze di uno stato di salute pessimo dell’animale provocato da intossicazioni, malattie, parassiti, ecc., per cui chi ha a cuore la conoscenza delle problematiche di conservazione del lupo deve sempre andare a fondo nell’analisi e non basarsi solo sull’apparente trauma fisico subìto e diagnosticato come impatto.

Peccato, infine, che la presenza del lupo emerga solo in occasioni sinistre e neppure l’Ente Parco sia riuscito ad avviare qualche indagine naturalistica ed ecologica per valutare la reale consistenza della specie e la potenzialità del territorio del massiccio Taburno-Camposauro per ospitarne almeno qualche esemplare.

Adesso ci toccherà attendere la prossima vittima per ritornare a parlare del lupo nella nostra provincia … oppure recarci in libreria per trovare tracce più consistenti !

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