IL TURISMO NEL MEZZOGIORNO, IN CAMPANIA E NELLE SUE AREE INTERNE.

IL TURISMO IN ITALIA

I flussi turistici internazionali continuano a crescere a ritmo sostenuto anche nel 2014: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO World Tourism Barometer – vol. 13 – August 2015), gli arrivi registrano un incremento del 4,2%, toccando quota 1,133 miliardi, ovvero 46 milioni in più rispetto al 2013. Il turismo internazionale segna pertanto una crescita robusta per il quinto anno consecutivo, lasciandosi alle spalle la flessione del 2009.

Tutte le macro-aree mondiali presentano variazioni positive negli arrivi: l'incremento risulta più marcato per le Americhe (8,4%) ed il Medio Oriente (6,3%); seguono l'Asia e il Pacifico (5,7%), l'Europa (2,3%) ed infine l'Africa (2,2%).

L'Europa – che si conferma l’area più visitata del mondo – ha raggiunto quota 580,1 milioni di arrivi, con circa 13 milioni di turisti in più rispetto al 2013; l’aumento è apprezzabile soprattutto nell’Europa Meridionale/Mediterranea (6,9%) e in quella Settentrionale (4,2%).

Per il 2015 si prospetta un altro anno favorevole per il turismo internazionale: l'OMT prevede infatti che gli arrivi nel mondo continueranno a crescere con un incremento compreso fra il 3 ed il 4%.

Nell'arena della competizione internazionale si può osservare il posizionamento dell'Italia: secondo l'OMT, nella graduatoria 2014 delle destinazioni turistiche mondiali più frequentate dal turismo straniero l’Italia si conferma al 5° posto per gli arrivi mentre scende al 7° posto per gli introiti.

Sul versante dei flussi turistici stranieri in Italia, i dati Istat indicano che la stagione 2014 ha registrato una crescita rispetto al 2013 sia degli arrivi, pari a circa 51,7 milioni con un incremento del 2,8%, sia dei pernottamenti, pari a circa 186,9 milioni con un aumento dell'1,1%.

Nei primi 6 mesi del 2015 risultano in forte aumento sia gli arrivi (4,8%) che le presenze (5,2%), rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Arrivi degli stranieri per tipologia di località

 Città di interesse storico e artistico, 45%

 Località marine, 17%

 Località lacuali, 9%

 Località montane, 9%

 Località collinari e di interesse vario, 4%

 Località termali, 3%

 Altre località, 13%

Presenze degli stranieri per tipologia di località

 Città di interesse storico e artistico, 34%

 Località marine, 24%

 Località lacuali, 12%

 Località montane, 11%

 Località collinari e di interesse vario, 5%

 Località termali, 3%

 Altre località, 11%

Arrivi degli stranieri nelle regioni italiane – anno 2014

Regione

Arrivi

Presenze

Permanenza
media

Veneto

10.471.016

40.877.288

3,9

Lombardia

6.989.200

19.300.473

2,8

Lazio

6.664.244

20.516.459

3,1

Toscana

6.747.165

23.166.029

3,4

Trentino-Alto Adige

5.299.763

26.039.520

4,9

Emilia-Romagna

2.504.803

9.838.480

3,9

Campania

1.876.610

8.115.338

4,3

Sicilia

2.003.018

7.148.069

3,6

Piemonte

1.490.737

5.054.548

3,4

Liguria

1.685.872

5.230.950

3,1

Friuli-Venezia Giulia

1.027.529

4.141.763

4,0

Sardegna

1.002.046

4.908.201

4,9

Umbria

633.083

2.072.217

3,3

Puglia

607.990

2.446.689

4,0

Marche

389.313

1.960.732

5,0

Valle d'Aosta

344.385

1.117.940

3,2

Calabria

254.330

1.663.416

6,5

Abruzzo

188.658

980.193

5,2

Basilicata

70.550

172.223

2,4

Molise

12.924

42.854

3,3

TOTALE

50.263.236

184.793.382

3,7

Arrivi stranieri in Italia (2014)

 Nord, 59%

 Centro, 29%

 Sud, 12%

Presenze straniere in Italia (2014)

 Nord, 60%

 Centro, 26%

 Sud, 13%

La ricettività turistica in Italia

Esercizi alberghieri e complementari 2014

Tipologia ricettiva

numero

posti letto

Esercizi alberghieri

33.316

2.233.823

Esercizi complementari *

124.205

2.494.357

Totale esercizi ricettivi

157.521

4.728.180

Fonte: Istat

IL RITARDO DEL MEZZOGIORNO

Il Nord accoglie la percentuale più alta di viaggi (36,5 per cento), sia per vacanza (35,9 per cento) sia per lavoro (42,4 per cento). Complessivamente, il Mezzogiorno ospita, invece, il 23,7 per cento del flusso turistico, ed è la prima meta per le vacanze lunghe (30,7 per cento). Il 19,7 per cento dei viaggi è diretto verso il Centro, le cui località attraggono comunque in misura non trascurabile il flusso per vacanze brevi (27,7 per cento) e per viaggi di lavoro (19,8 per cento). Le mete estere riguardano soprattutto le vacanze lunghe (26,8 per cento) e i viaggi di lavoro (22,4 per cento). Solo il 10,7 per cento dei viaggi brevi ha come destinazione principale l’estero. I paesi dell’Unione europea sono i più frequentati, con il 17,6 per cento di vacanze lunghe e il 15,2 per cento dei viaggi di lavoro.

E i numeri dicono che su 180 milioni di presenze turistiche in Italia solo il 20% sceglie le località meridionali. Il dato peggiora se si considerano gli stranieri: uno striminzito 13% sul totale che raggiunge il nostro Paese.

In termini di fatturato il Mezzogiorno cattura non più di 4 miliardi sui 32 spesi in Italia dai turisti internazionali contro i 5,3 del Lazio e della Lombardia e i 5 del Veneto. Nel Mezzogiorno la parte del leone spetta alla Campania con 1,419 miliardi seguita dalla Sicilia (poco più di 1 miliardo), dalla Puglia (580 milioni) e dalla Calabria (145 milioni). La piccola Basilicata, che pure vanta perle come Matera e Maratea, quasi non entra nelle statistiche.

Insomma, esistono regioni (Lazio, Lombardia, Veneto) che da sole attirano più turisti e soldi del Mezzogiorno nel suo insieme nonostante le bellezze naturali, artistiche, storiche e architettoniche che tutti gli riconoscono possedere. Perfino il turismo balneare rappresenta appena il 24,7% del totale: un vero spreco se si considera che il Sud può contare sui tre quarti delle coste del Paese. Il Nord Ovest pesa per il 43,6%. Napoli, con una popolazione quattro volte superiore, accoglie meno turisti che la piccola Firenze (9 milioni contro 10) ed è surclassata da Venezia (33,5 milioni), distanziata da Roma (25,8 milioni), superata da Milano (11,2).

Uno sguardo agli altri capoluoghi meridionali completa il quadro del malessere: Palermo conteggia poco più di 2,8 milioni di presenze e Catania meno di 1,7; Bari supera di un soffio la soglia del milione e mezzo; Matera si attesta su 1,3 doppiando Potenza; Cosenza – di gran lunga la città più ricettiva della Calabria – supera i 3 milioni destando addirittura sorpresa. Il resto sono briciole.

Finora abbiamo parlato di presenze: numero di persone per giorni medi di permanenza. Per gli arrivi, invece, i singoli turisti, i 9 milioni di Roma, i 7,2 di Venezia, i 5,5 di Milano, i 3,7 di Firenze, i 2,6 di Napoli, i 990mila di Palermo, i 690mila di Bari, i 580mila di Cosenza, i 470mila dell'intera Basilicata devono vedersela con gli abbondanti 7 milioni di Barcellona, gli 11 milioni di Berlino, i 16 milioni di Londra, i 23 milioni di Parigi e i quasi 54 milioni di New York, prima meta turistica mondiale.

IL RITARDO DEL SANNIO

Ecco, dunque, che i numeri s'incaricano di fornire la giusta dimensione di un fenomeno da sempre richiamato come potenzialmente salvifico per il Mezzogiorno e mai affrontato con piglio scientifico. “Un dato su tutti per definire quanta strada occorra ancora fare per colmare un divario evidente: al confronto con la Spagna la dotazione di tratte aeree internazionali è inferiore al Sud di quasi dieci volte” sottolinea Catauro, presidente Unimpresa Avellino-Benevento.

Anche i collegamenti su rotaia e su gomma fanno la loro parte. “Tanto che il Mezzogiorno non costituisce mercato nemmeno per se stesso. Le distanze tra le destinazioni meridionali, oggi valutate in tempi di percorrenza piuttosto che in chilometri, sono improponibili in un mondo sempre meglio collegato e abituato a standard di comodità ed efficienza che nel Mezzogiorno lasciano molto a desiderare”. – Continua il presidente Unimpresa Avellino-Benevento, che aggiunge – “Al Sud occorre manovrare con più energia la leva della formazione. Sono ancora troppo pochi, infatti, gli addetti al settore con una laurea a fronte di risultati tre o addirittura quattro volte superiori dei più stretti concorrenti europei come, per esempio, la solita Spagna e la Francia” .

Unimpresa Sannio-Irpinia ritiene urgente e necessario un focus specifico sullo sviluppo turistico in Campania in generale e nelle aree interne in particolare; una particolare attenzione si richiede da parte delle istituzioni interessate (Regione, Comuni, Camere di Commercio, Associazioni di Categorie), che dovranno in brevissimo tempo avviare un percorso virtuoso in tal senso.

Nell’ultimo anno la regione ha potuto evidenziare un cauto ottimismo, – continua la nota di Unimpresa – dovuto anche dai dati sulle presenze turistiche: la Campania è al settimo posto in Italia con un afflusso di circa 1,8 milioni di persone, anche se staziona all’11esimo posto per numero di esercizi turistici. “Con questi dati, l’obiettivo è quello di dare credito alle imprese per lo sviluppo di un settore che rappresenta un potenziale ancora enorme, soprattutto per il Sud e la Campania, al primo posto per reputazione e per siti patrimonio dell’Unesco e al quinto per arrivi internazionali” sostiene il Presidente Unimpresa Sannio-Irpinia, dott. Ignazio Catauro.

Dai dati internazionali diffusi, emerge che i più forti mercati esteri di provenienza dei turisti in Campania sono Gran Bretagna (16,9% degli arrivi), Germania (15%) e Usa (10,4%). “Per incrementare questi dati – sottolinea il presidente Catauro – è necessario fare rete, a cominciare da quelle istituzionali che è bene che si convincano in maniera concreta e non solo a parole dell’importanza decisiva che ha il turismo nel sistema economico del nostro territorio. La strada intrapresa dal nuovo Presidente della Regione ci è sembrata quella giusta, adeguata alle nuove sfide che il territorio dovrà affrontare nei prossimi anni. Chiediamo all’onorevole De Luca di non rallentare su questo percorso avviato, se lo riterrà opportuno e necessario, sappia che le associazioni di categorie del settore turistico regionale ed in particolare delle aree interne della regione sono pronte a dare il proprio contributo”.

Ad oggi comunque si deve evidenziare la mancanza, confermata dai dati economici che riguardano il settore in regione Campania, di una reale ed efficace politica del turismo a livello nazionale che riguardi le regioni meridionali. “L’assenza di una programmazione reale che riguardi lo sviluppo turistico delle regioni del Mezzogiorno, da parte del governo centrale, rappresenta il maggiore ostacolo allo sviluppo del territorio” è la triste constatazione del presidente Unimpresa Avellino-Benevento.

Il settore, a seguito dell’avvento del digitale sta cambiano velocemente: la gente ormai nel 40% dei casi prenota attraverso internet e questo comporta la necessità di strutturare le aziende in modo sempre più innovativo ed all’avanguardia anche dal punto di vista tecnologico. “In questo il ruolo della Regione e del governo assumono una importanza determinante. Senza la creazione di servizi adeguati non si potrà sperare realmente in una crescita del turismo in Campania e nelle sue aree interne: si ha bisogno al più presto di una banda larga all’avanguardia, di una rete dei trasporti da ventunesimo secolo – sottolinea il presidente Catauro – e non da territori in via di sviluppo, come sono purtroppo le reti presenti nel Mezzogiorno. Se il governo centrale non intende investire nello sviluppo turistico della Campania e del Meridione, allora probabilmente è arrivato il momento di decidere da soli, se necessario anche in netto contrasto con le scelte insufficienti e deleterie che il governo di Roma attua nei confronti dei territori del Sud Italia – sostiene criticamente il presidente Unimpresa dott. Ignazio Catauro.

Secondo Unimpresa, più specificamente per quanto riguardo la provincia di Benevento, ed in particolare sia per ciò che riguarda la città capoluogo sia il comune di Pietrelcina, si deve evidenziare che il territorio sannita, per le sue peculiarità territoriali, ambientali e storico/culturali, esprime un potenziale turistico significativo, ma che stenta comunque ad esprimersi efficacemente.

I dati dell’istituto di statistica nazionale riferiti all’indice di concentrazione turistica nella provincia sannita, pari ad appena il 10,8% della media nazionale, è la dimostrazione più evidente della “vergognosa inutilizzazione di queste potenzialità, foriera, peraltro, di straordinarie opportunità di sviluppo per tutte le aree interne del territorio campano” – evidenzia il presidente Unimpresa nonché consigliere della Camera di Commercio di Benevento, che evidenzia un altro aspetto pure critico della questione – “Il problema riguarda sia la capacità di attrazione di turismo italiano che di turismo internazionale , infatti l’indice di internazionalizzazione turistica della provincia di Benevento è pari ad appena il 23,6% della media italiana, il più basso in assoluto di tutto il territorio nazionale”. A questo deve aggiungersi anche una permanenza media particolarmente contenuta, – sottolinea la nota di Unimpresa – che ovviamente incide negativamente sull’impatto che gli arrivi turistici possono generare sull’economia locale. Benevento presenta valori di arrivi e presenze, sia sul versante nazionale che su quello estero, nettamente inferiori persino a quelli di un’altra provincia interna della Campania come Avellino, “che pure non ha nessun Arco di Traiano, Rocca dei Rettori e neppure Pietrelcina con il suo Santo” – ci tiene ad evidenziare il dott. Catauro, che aggiunge – “Il numero esiguo di arrivi e la modestissima permanenza media, non producono reali effetti positivi sulla spesa turistica, cioè sul vero volano che attiva l’economia locale, generando di conseguenza una reale ricaduta sull’intera filiera che si basa sul turismo (artigianato tipico, servizi commerciali, di ristorazione e pubblici esercizi, servizi di trasporto)”.

L’offerta turistica sannita, nonostante le sue notevoli potenzialità, non sembra risultare particolarmente attrattiva, né per chi viene da fuori provincia, né per i gli stessi residenti. “C’è quindi la necessità di impostare un ragionamento serio e rigoroso, tale da condurre in questo campo, un progetto duraturo in materia di politiche di promozione territoriale, migliore valorizzazione dell’offerta del territorio, in sintesi un vero progetto di marketing territoriale” è quanto propone il presidente di Unimpresa Benevento- Avellino dott. Ignazio Catauro.

Non ultima è la grave ed inadeguata gestione del turismo religioso a Pietrelcina e nel territorio circostante. Le scelte ventennali che i responsabili locali hanno fatto non sembra abbia portato risultati concreti e visibili non solo alla cittadina che ha dato i natali a San Pio, “Probabilmente l’accettazione pedissequa ed acritica di una presunta minorità culturale di Pietrelcina nei confronti di San Giovanni Rotondo, – incalza il dott. Catauro – non sembra giovare proprio a nessuno. Di certo non rappresenta il modo migliore per rispondere al tema imperante sulla paternità delle spoglie del grande Santo, il tema non può essere più taciuto o ancor più grave accantonato facendo finta di niente. Se la politica locale ha delle colpe, – continua il presidente di Unimpresa – come sembra che sia, vogliamo credere forse anche ingenuamente che si sia trattato solo di una mancanza di capacità e non di una vera e propria strategia finalizzata sistematicamente ad umiliare un territorio come quello di Pietrelcina e dell’intero Sannio, che non può essere trattato come periferia di altri solo per interessi di bottega. La fede supera gli ostacoli e le incomprensioni, ma può anche essere motivo di riflessione e di sintesi umana e sociale”.

La nota di Unimpresa sottolinea come una reale volontà di attuazione circa una politica di sviluppo turistico a Pietrelcina passi necessariamente attraverso scelte non subalterne della stessa amministrazione comunale. “Il territorio ha bisogno di servizi reali, non più di chiacchiere. Ora è il tempo delle scelte, e mi rivolgo in primis al primo cittadino di Pietrelcina – dichiara il consigliere camerale e dell’ASi di Beneveneto dott. Catauro – che non si potrà più far finta di non vedere e non sentire il grido di dolore che pure giunge con forza dal mondo produttivo locale. Si dia avvio ad un piano di sviluppo urbanistico e dei servizi adeguato alle esigenze di un turismo religioso e vocazionale che spinge con insistenza, primo fra tutte la concreta creazione di posti letti destinati alla più volte annunciata politica dell’accoglienza. In sintesi servono nella sostanza alberghi, hotel, case del pellegrino e forestazioni in grado di accogliere nella immediatezza almeno 2500 pellegrini, così come risulta dalle analisi fatte dalle associazioni turistiche di categoria. E non dimentichi che il mondo delle imprese turistiche con il suo indotto rappresenta la parte più significativa del tessuto produttivo di questo territorio, che contribuisce a dare lavoro e sussistenza ad una buona fetta del mondo del lavoro privato locale”.

 

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