La malasanità accorcia l\’aspettativa di vita dei campani

Da un’analisi sullo stato di salute dei pronto soccorso italiani, per esempio, elaborata per l’Adnkronos Salute dalla Società di medicina emergenza-urgenza (Simeu) e dalla Federazione italiana medicina emergenza catastrofi (Fimeuc), emerge un dato allarmante: tutti i pronto soccorso della Regione stanno funzionando ai limiti delle possibilità, in attesa di un piano di risanamento. Pazienti visitati sulla scrivania ( è il caso dell’ospedale di Nola), code interminabili per un consulto, carenza di posti letto, personale latitante. Le cifre sono preoccupanti e in continua ascesa. Secondo gli addetti ai lavori si rischia la paralisi.

Se ad Avellino e Benevento la riorganizzazione del settore è già in atto da qualche tempo e sta producendo risultati confortanti, a Napoli, invece, è ancora tutto da ricostruire. Non usa mezzi termini il governatore della Campania Stefano Caldoro, affrontando il nodo più spinoso e cioè la ristrutturazione dell’Asl Napoli 1, definita “ingovernabile”. A nulla servono nel lungo periodo “gli atti di eroismo” di chi supplisce all’assenteismo dei colleghi lavorando il doppio: in questo modo, infatti, il problema viene solo rimandato, ma non trova una giusta soluzione.

“Dal punto di vista contabile e dell’offerta dei servizi” ha chiarito Caldoro “l’Azienda sanitaria locale è l’epicentro italiano, in senso negativo, un vero e proprio cancro". Un giudizio duro quello del presidente sulla più grande azienda sanitaria d’Italia, con 10mila dipendenti e 500 milioni di deficit nel 2010.

L’allarme è forte come alta è la tensione. La rabbia della collettività, l’indignazione suscitata dal nepotismo, dalla corruzione, dalle “infezioni” malavitose sono le reazioni di ieri ed oggi è solo la paura a dar voce alla protesta della gente comune: l’angoscia di non sopravvivere all’incuria.

Solo qualche mese fa il Commissario della Asl Napoli 1 (la più grande e indebitata d’Europa), Achille Coppola, ha scelto un ufficio situato dentro il carcere di Poggioreale per svolgere l’incarico affidatogli dal presidente della Campania. Una decisione definita provocatoria dai suoi detrattori, ma che in realtà rappresenta un’esigenza tutt’altro che paradossale: rifugiarsi in un luogo pieno di malviventi assicurati alla giustizia per svolgere il proprio lavoro, piuttosto che lasciarsi sopraffare dalle continue minacce di delinquenti in libertà.

La scelta di lavorare nella casa circondariale più affollata d’Europa, a quanto pare, è stata determinata dalle indebite pressioni che Coppola, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti della Campania, starebbe ricevendo da quando, lo scorso 5 agosto, è stato nominato dal presidente della Regione.

La buona notizia è che, ottimisticamente, i nuovi direttori generali dovrebbero essere nominati entro l’inizio della primavera. Da Palazzo Santa Lucia assicurano discontinuità: si volta pagina e i nuovi dg saranno tutti volti nuovi scelti secondo criteri meritocratici.

Caldoro sembra essere ben consapevole delle difficoltà da affrontare, ma la determinazione non manca: “maggiori controlli sul territorio, rafforzamento della struttura di monitoraggio anche attraverso gli strumenti che ci vengono dati dal Ministero” serviranno e servono per evitare che si continui a tollerare questo stato di malasanità. E, soprattutto, la politica fuori dalla sanità, nessuna ingerenza.

Si procede, quindi, con il piano ospedaliero che spaventa gli addetti ai lavori, prevedendo 1300 posti letto in meno in Campania, con la chiusura o la riconversione di numerose strutture in ogni provincia, la stretta sugli straordinari ai dipendenti e il ticket per le cure specialistiche. “Presto” ha promesso, però, Caldoro ”la Regione avvierà le procedure per ottenere anche 500 milioni di fondi europei” che, aggiunti ai fondi statali che sono già stati erogati, consentiranno di tirare una boccata d’ossigeno. L’aiuto dell’Europa servirà, in particolare, a sbloccare le assunzioni e restituire ai cittadini un servizio in piena efficienza.

Intanto, l’Istat ha reso disponibili le stime anticipate dei principali indicatori demografici relativi all’anno 2010, con dettaglio nazionale, regionale e provinciale: la Campania risulta ultima in classifica tra le Regioni con popolazione più longeva. Aumentano, infatti, i casi di neoplasie, le cui cause sono da accertare, e il tasso di mortalità risulta drammatico. Mentre la vita media compie ulteriori progressi su scala nazionale – gli uomini raggiungono il livello di 79,1 anni (+0,3 rispetto al 2009) e le donne quello di 84,3 anni (+0,2) – in Campania, purtroppo, i numeri sono tutti negativi: un uomo vive in media 77,7, una donna 83 anni.

 

L’OCCIDENTALE

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