Mastella, otto anni senza un processo L’accusa più grave è «indeterminata»

La moglie, Sandra Lonardo, finisce agli arresti domiciliari. Quello stesso pomeriggio, nel corso di un discorso alla Camera, il Guardasigilli si dimette. Otto giorni dopo, il Governo guidato da Romano Prodi cade al Senato: alle 21.16 il premier sale al Quirinale e si dimette. Otto anni dopo l’inchiesta che terremotò quel Governo, però, ancora non si sa se Clemente Mastella sia colpevole o meno di «associazione per delinquere», l’accusa politicamente e mediaticamente più grave tra quelle che gli contestano.Il dibattimento di primo grado per questo reato, di fatto, non è neppure iniziato. E chissà quando (e se) comincerà. La quinta sezione penale del tribunale di Napoli, infatti, ha affrontato solo le eccezioni preliminari. E, il 20 gennaio scorso, ha annullato il suo rinvio a giudizio per «indeterminatezza della descrizione del fatto», ritenuto non riportato «in forma chiara e precisa» come aveva lamentato la difesa. «Tale indeterminatezza — scrive il collegio presieduto da Concetta Cristiano — preclude persino di esaminare le questioni relative alla competenza». Gli atti, dunque, tornano alla Procura di Napoli (cui nel frattempo era finita per competenza l’inchiesta), che però non potrà svolgere nuove indagini perché sono scaduti tutti i termini. Le alternative dunque sono solo due: o il pm chiede l’archiviazione al gip, oppure notifica un nuovo avviso di chiusura delle indagini a Mastella, attende i venti giorni previsti dal codice e inoltra poi una nuova richiesta di rinvio a giudizio. «Buon senso vorrebbe che questo processo non ricominci proprio», dice Alfonso Furgiuele, professore di Diritto processuale penale all’università Federico II di Napoli e difensore di Mastella. «Far partire un’azione penale per una vicenda che non potrà mai portare a una condanna significherebbe far perdere tempo agli organi giurisdizionali, bloccare inutilmente tribunale e corte d’appello».La storia dell’accusa di «associazione per delinquere» a Mastella è quanto meno contorta. La Procura, nel capo d’imputazione, scrive che l’attività dei vertici dell’Udeur in Campania era finalizzata «alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione (…) attraverso la realizzazione di numerosi reati». L’ex Guardasigilli lamenta da sempre la genericità dell’accusa, sottolineando che a suo carico non viene indicato neppure un solo cosiddetto «reato fine» (quelli cioè cui è finalizzata l’associazione per delinquere). E nel marzo del 2011 il giudice Eduardo De Gregorio gli dà ragione, perché lo rinvia a giudizio ma lo proscioglie da questo capo d’imputazione, rilevando che «gli elementi a sostegno dell’accusa sono molto labili». La Cassazione, però, accoglie il ricorso proposto della Procura e dispone una nuova udienza preliminare, all’esito della quale il gup Maurizio Conte, il 10 aprile 2014, decide che Mastella va processato anche per quella accusa e fissa la prima udienza il 18 giugno 2015. Il dibattimento, però, si ferma ancor prima di iniziare. E, otto anni dopo, il procedimento contro l’ex ministro torna al punto di partenza senza che sia arrivata una sola verità giudiziaria.Mastella, nel frattempo, colleziona proscioglimenti e assoluzioni tra Napoli e Benevento. E resta in attesa del verdetto per altre tre imputazioni. Una è relativa alla tentata concussione dell’ex manager dell’ospedale di Caserta Luigi Annunziata. Un’altra è connessa al caso del sindaco di Cerreto Sannita, Antonio Barbieri: Mastella — sotto processo a Napoli — è accusato di aver istigato l’autore materiale del reato, il consuocero Carlo Camilleri, che però nel frattempo è stato giudicato da un altro tribunale (a Benevento) ed è stato assolto. Il terzo reato, invece, fa riferimento alla concussione ai danni di Antonio Bassolino: l’ex governatore, accusa la Procura, per «non compromettere la legislatura» sarebbe stato «costretto» a nominare all’Asi di Benevento una persona di fiducia di Mastella, che all’interno della giunta regionale aveva due assessori (Andrea Abbamonte e Luigi Nocera) in grado di condizionarla. Bassolino, da subito, ha sempre pubblicamente smentito la circostanza: «Nessuna pressione, fu una nomina legittima». E curiosamente, pur essendo la presunta «persona offesa dal reato», non è stato citato nell’elenco dei testimoni dell’accusa. Deporrà lo stesso, ma proprio in difesa di Mastella.Dopo otto anni, neppure su quest’ultima vicenda è ancora arrivata una pronuncia, sia pure di primo grado. E, oggettivamente, 2922 giorni sono troppi anche se l’accusato si chiama Mastella ed è antipatico a molti. «Ma il suo — chiosa Furgiuele — non è l’unico caso. Esistono migliaia di Mastella che prima vengono accusati e poi devono attendere anni per essere giudicati. E, nel frattempo, su di loro continua a pendere il sospetto». Ché la spada della giustizia, a volte, rischia di essere come quella di Damocle.Dal Corriere del Mezzogiorno del 28 Gennaio 2016

ARTICOLI CORRELATI