Nel segno della memoria.

 

Forse poco conosciuto dai nuovi musicisti,ma stimato dalla mia generazione per il personalissimo,comunicativo modo d’intendere l’improvvisazione, il maestro sarà ricordato e premiato per i suoi meriti il prossimo quattro novembre,al cinema Teatro “Massimo” nel contesto della kermesse di bellezza “Miss Benevento” dodicesima edizione.Ritirerà il premio il nipote Dott.Giovanni Borino.Erano gli anni ’50 e la “nuttata” ormai era passata…L’aria era più chiara,pulita, nazional – popolare, imperavano i ritmi sud – americani diffusi dalle orchestre di Xavier Cugat e di Perez Prado.Già si affacciavano, Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, Paul Anka, Pat Boone, Billie Haley…, allorchè “scoprii” Amedeo Romano, suggestionante musicista.Impazzivo letteralmente per Little Richard e mi fermavo ad ascoltare “Tutti frutti” e “Lucille”.Le sue interpretazioni mi facevano rabbrividire, smaniare, gioire; un immenso urlo era la sua voce.Ma quella sera urlò particolarmente, inquietando il povero cavallo del “guaglione” – il superstite dei “cucchieri d’affitto” – che aspettava il servizio notturno ai piedi del campanile del Duomo, svegliando il rione tutto, che per qualche ora di sonno chiedeva, non dico la pace duratura, ma almeno una tregua dagli altoparlanti del juke – box del Bar Sport.Quali piaceri, però, intervennero i “Platters”, con la terzinata e fascinosa “Only you”, la sognante “Smoke gets in your eyes”e l’emozionante “The great pretender” che, riportarono serenità sia per il cavallo del “guaglione” sia per gli animi degli abitanti della zona.Serena era anche quella serata di giugno:insomma, tutto in una notte!Infatti, incontrai per la prima volta nel ristorante – “Pizzeria Palmieri” il fisarmonicista Amedeo Romano, mentre si cimentava in “Giovanotto matto”(L.Luttazzi) con gli strumentisti Alfredo Gramazio, sax e violino; Luigi Gramazio, sax; Filippo Citarella, chitarra; Ermanno Cammarota, contrabbasso;Raffaele D’Elia, batterista e suo fraterno amico;Enzo Gioioso, chitarra e voce.Il suo stile interpretativo, anche se ancorato alla vecchia scuola, risultava ricco di fantasia.Mi piacque subito, anche per la sua aria bonaria nascosta dietro l’eterno sorriso.Sorriso che divenne nervoso allorchè “trattò” i brani strumentali – virtuosistici:”Dizzy fingers” e “Play the accordion”.In quegli anni, la musica d’oltreoceano sbarcava prepotentemente in Italia con il suo carisma e le orchestre di Pippo Barzizza e di Cinico Angelini vedevano la loro fortuna anche con i temi musicali tratti dai film spettacolari o colossal, mentre Lelio Luttazzi, Franco Cerri, Luciano Zuccheri cominciavano ad apparire in piccole formazioni di grande effetto.Così Amedeo, come tantissimi fisarmonicisti, venne ispirato da Gorny Kramer, del quale propose, con la sua “Soprani”:”Pippo non lo sa”,”Mercy beacoup”,”Un bacio a mezzanotte”,”Donna”, e del prolifico duo Bixio Cherubini – Eldo Di Lazzaro: “Tango appassionato” e “Miniera”.Stimava il virtuoso Peppino Principe, nonché i suoi maestri Alfredo Gramazio e Italo Cammarota, il complesso “K2” E “Hula Hula”, che lo annoverarono nelle loro fila nelle Terme di Telese.Il fisarmonicista Amebeo Romano, svolse la sua attività con distacco, quasi, ma con estrema signorilità.La sua storia non durò molto; infatti, nonostante la disponibilità artistica e la voglia di vivere che lo caratterizzavano, non pensò mai, neppure per un istante, di giocare tutte le carte.Amedeo Romano si ritirò nei primissimi anni ’60.

 

Ci va carattere e fisarmonica / senso del brivido e solitudine / per fare musica, la grande musica / con gli occhi a mandorla…/ La vera musica, che sa far ridere / e all’improvviso ti aiuta a piangere…/ La grande musica frequenta l’anima col buio inutile, e non si sa perché…

(Paolo Conte)

 

Enrico Salzano

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