PREMIO STREGA 2015, VERGASSOLA E GLI AUTORI INFIAMMANO LA PLATEA

Qualcuno è ancora fuori ad aspettare Elena Ferrante. Le scenografie di Italo Mustone e Fabio Melillo ci coinvolgono in un ambiente volutamente minimalista, oserei elegantemente essenziale. Una scelta giusta. Non è la copertina a fare di un libro un buon testo. In una sala trepidante, con qualche volto tuttavia seccato, i minuti trascorrono lenti. Dario Vergassola irrompe sulla scena con appena quarantacinque minuti di ritardo. “ Tutta Colpa dei trasporti!”, si scusa ironico. La serata entra nel vivo, la 69esima edizione del Premio Strega è aperta “ 69…per il sesso siamo perfetti”. Accanto al dissacrante Vergassola, che a inizio serata promette 40 minuti di lettura per ogni autore in versione andata e ritorno, compare il mite e serioso Petrocchi, presidente della fondazione Bellonci. Tra loro, sul palco, c’è il sindaco Fusto Pepe che ribadisce l’importanza delle iniziative culturali nel rilancio della città. “ Ha mai pensato di candidarsi a La Spezia, con un cognome così ?” consiglia Vergassola.Sul palco sale Vinicio Capossela, autore de “Il Paese dei Coppoloni” (Feltrinelli). Alla domanda sull’immaginifico fatta da Petrocchi , il cant(autore) risponde: «Sono lieto di essere aspirante stregone nella terra contigua a quella delle mie origini…». «Ispirazione o peyote?» domanda Vergassola . E mentre il divo stregato riesce appena a evidenziare la forma epica del suo lavoro , Vergassola torna all’attacco «Ma è vero che il tuo ghostwriter è il senatore Razzi?». Nella sala il pubblico è attento, divertito. Lo show continua e arriva il momento di Mauro Covacich , autore di La sposa (Bompiani). «Volevo un romanzo destrutturato così tanto da renderlo irriconoscibile, ecco allora i racconti e l’ispirazione dall’attualità, malinconica, incompiuta e tragica”. Il libro prende inizio dalla storia di Pippa Bacca, l’artista uccisa da uno sconosciuto a Gebze, in Turchia nel 2008. La fine tragica della performance con cui Pippa voleva attraversare in autostop 11 paesi teatro di conflitti armati, in abito da sposa, per promuovere la pace e la fiducia nel prossimo. Dopo sette anni di silenzio letterario, Covacich tratta diversi temi, i figli non voluti contro il cripto-narcisismo dei genitori che esibiscono i figli come trofei, la sterilità di una generazione che per la paura di invecchiare finisce per “abortire i figli come i sogni”, per dirla alla De André. E poi la corsa , “attività” fisica prolungata simile a un’auto compressione della coscienza. Infine, l’amore e qui Vergassola incalza “ ..che se poi parli solo dell’amore, agli altri che rimane? per non parlare poi che nei tempi dell’amore liquido, per fare sesso basta tirare un gavettone in faccia ad una donna!”. E mentre i racconti destrutturati evocano immagini unite da un filo conduttore, si presenta il romanzo “ Storia della bambina perduta” (e/o )di Elena Ferrante , assente perché probabilmente “perduta” nell’anonimato di Anita Raja. Un piccolo break sull’EXPO e sul palco salgono il presidente nazionale di Slow Food, il sannita Gaetano Pascale con l’amministratore dello Strega Alberti Giuseppe D’Avino.Si ritorna nel vivo della presentazione con Final cut , L’amore non resiste (Fandango Libri) di Vins Gallico che evidenzia la “liquidità dei sentimenti al tempo del web” e poi la casistica dell’esistenza con Chi manda le onde (Mondadori) di Fabio Genovesi. Spazio alla società al bivio tra civiltà e barbarie in La ferocia (Einaudi) di Nicola Lagioia.«L’intuizione di otto anni fa ci ha premiati e proseguiremo lungo questa strada, insisteremo nell’investire in cultura», afferma il vicesindaco e assessore alla Cultura Raffaele Del Vecchio. “ fate finta che pagano loro!”, commenta irriverente Vergassola.Wanda Marasco ,autrice de “Il genio dell’abbandono” (Neri Pozza) ci regala un momento esilarante tenendo testa allo scatenato Vergassola . E’ un ritorno allo Strega, per la terza volta, quello di Marina Mizzau con “Se mi cerchi non ci sono” (Manni). È Uno sguardo inedito al mondo del Sommo Poeta quello di Marco Santagata nel romanzo “Come donna innamorata” (Guanda). Arriva il momento di Melania Petriello, giornalista e scrittrice sannita. La “fiera figlia dello Strega”, così definita, interviene recitando un poema d’amore alla lettura, per parlare di ‘nutri-menti’, il cibo dell’anima.«Delle parole rivoluzionarie capaci di respirare in superficie o sentire il fiato strozzato del fondo, mentire o liberarsi dell’inganno…» Quelle parole che tra le macerie del 1946 diventano protagoniste nel salotto di Maria e Goffredo Bellonci. In quell’Italia «reduce dalle lacrime della guerra e dalla polvere della resistenza» che «guardava ai filosofi, agli scrittori, ai poeti, con la fiducia della ragione e con la fame del cuore».Davanti ai nostri occhi il libro della nostra storia riapre le sue pagine , si riempie di parole , di storie e noi ne siamo parte imprescindibile… «la punta affilata di Ennio Flaiano, le isole di Elsa Morante, i feriti a morte di Raffaele La Capria, le parole tra noi leggere di Lalla Romano, il lessico a noi familiare di Natalia Ginzburg, il tutto cambia perché nulla cambi di Tomasi di Lampedusa, le estati belle e perdute di Cesare Pavese, la quotidiana vita Capitale di Moravia… le storie migliori di questo paese, non l’eredità, non la memoria e basta, ma una traccia, un’impronta ancora fertile». Un momento magico. Davvero.La presentazione sta per terminare, Vergassola introduce le atmosfere di “Via Ripetta 155” (Giunti) di Clara Sereni, presentato dall’editrice, “l’outsider XXI Secolo” (Neo) di Paolo Zardi, e la graphic novel “Dimentica il mio nome” (Bao Publishing) di Zerocalcare. Si, il Premio Strega si sta adattando ai tempi e da qualche anno, forse due, anche la graphic novel rientra nella narrativa. Ci sono i saluti. Seguono gli applausi. La serata volge al termine. Già, la serata..perchè il Premio Strega continua…

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