REPLICA ALLA CONFARTIGIANATO

 

Noi contestiamo radicalmente tale affermazione.

In primo luogo ribadiamo la valenza sociale e culturale del bando pubblico che vuole portare in almeno mille (ma ci auguriamo possano esserne di più) tra Famiglie e Imprese locali energia pulita a costo zero (eccetto le spese istruttorie): si tratta di un formidabile e capillare esempio di una possibile ed auspicabile riconversione verso le fonti energetiche alternative che costituiscono anche una eccezionale incentivo all’economia locale ed un interessante sbocco occupazionale. L’intervento dimostra nei fatti e concretamente come la Provincia di Benevento punti sul fotovoltaico quale primaria energia pulita per alimentare le esigenze civili e produttive locali.

In secondo luogo, con i “1000 tetti fotovoltaici” noi daremo al Sannio complessivamente 4 megawatt di energia pulita, cioè prodotta senza immettere in atmosfera anidride carbonica derivante dalla combustione delle centrali termoelettriche: è dunque un servizio all’ambiente, uno sforzo ulteriore per tenerlo pulito ed una risposta secca a chi ancora si ostina, contro tutti i pareri e le conclamate volontà degli enti locali, di voler realizzare a Ponte Valentino di Benevento una centrale alimentata con tecnologia a caldo e cioè a turbogas.

Quanto alle cifre che Confartigianato sciorina circa gli effetti sull’economia locale dell’operazione, esse nascono da un presupposto errato e sono completamente fuorvianti per chi le legge.

L’operazione “1.000 tetti fotovoltaici” voluta dalla Provincia (e già sperimentata con successo in altre 8 province italiane) non è stata pensata contro gli installatori locali, nemmeno se questi si riconoscono nella Confartiginato – contro i quali e contro la quale non abbiamo alcun risentimento o rancore: le attività imprenditoriali degli installatori locali e quelle derivanti dal bando “1.000 tetti fotovoltaici” non sono né incompatibili, né inconciliabili.

Il discorso è semplice.

Il cittadino che ha disponibilità economica e, dunque, la possibilità di garantire le fideiussioni bancarie richieste per l’accesso al credito, l’acquistare e la messa in opera dei pannelli fotovoltaici può farlo tranquillamente, rivolgendosi a chi vuole, magari agli installatori della Confartigianato. Dopo 8 anni avrà ammortizzato la spesa sostenuta e per altri dodici almeno potrà usufruire dei benefici del conto energia.

Ma – c’è un ma: se un cittadino, infatti, non ha i soldi o la possibilità di firmare fideiussioni bancarie perché mai dovrebbe rinunciare al fotovoltaico? Perché mai la Provincia non può fornire energia pulita se l’operazione è con tutta evidenza necessaria all’ambiente ed utile alla collettività e al mondo produttivo? Perché mai la Provincia non può sostenere e sollecitare il mercato sannita?

E’ ovvio che il soggetto gestore dell’operazione e cioè il Consorzio ABN, che ha vinto una gara pubblica indetta dalla Provincia ed espletata con tutti i crismi della regolarità e della trasparenza, abbia interesse ad un legittimo profitto; ma è altrettanto vero che lo stesso Consorzio ABN anticipa i fondi necessari ad installare ben 1.000 tetti fotovoltaici e a manutenerli per 20 anni. In sostanza si tratta di un’operazione che per il Consorzio ABN comporta un rischio elevato che, nell’ottica imprenditoriale, ammessa, tutelata e sostenuta dalla legge, va remunerato.

Quello che non si capisce è perché la Confartigianato voglia confondere le due opportunità».

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