Riciclaggio, via agli interrogatori

I tre hanno trascorso due notti nelle celle del carcere di Contrada Capodimonte. Dovranno dare spiegazione sui movimenti finanziari, scovati dalle Fiamme Gialle, che avevano come unico scopo, come sostiene il Pm Tartaglia Polcini, di far perdere le tracce dei soldi che Mauro Di Monaco aveva tenuto per sè invece che versarli all’Ospedale. Queste operazioni sarebbero state fatte materialmente dai tre avvocati che utilizzavano dei conti correnti aperti a nome delle proprie anziane madri con l’assenso dell’ex direttore della filiale della Bnl Giuseppe Lamparelli. Le operazioni sotto la lente di ingrandimento dei magistrati e della Guardia di Finanza riguardano investimenti e disinvestimenti di forti cifre, operate a nome delle madri dei tre arrestati che risulterebbe, quindi, semplici prestanome. Il tutto per occultare, secondo gli investigatori, la provenienza del denaro. In molti casi, sostiene il magistrato inquirente, viene posta in essere una frammentazione scientifica delle operazioni, classica del riciclaggio, volta a spezzare la traccia documentale dei trasferimenti in modo da non far risultare congiunte diverse operazioni. E le richieste di custodia cautelare del Pm ed accolte dal Gip vengono motivate, oltre che per evitare il pericolo di inquinamento delle prove, anche dalla condotta dei tre avvocati che «non usano armi o condotte violente, si affidano invece a funzionari di banca compiacenti, conti correnti, distinte di versamento, prestanome improbabili per conseguire risultati molto più consistenti».Nel corso dell’interrogatorio odierno, i tre arrestati dovranno dimostrare il contrario e, cioè, che si tratta di operazioni del tutto indipendenti ed estranee alla vicenda del Fatebenefratelli. Determinante, quindi, appare il ruolo di Giuseppe Lamparelli che, a quanto sembra, starebbe collaborando con gli investigatori e nel corso di alcuni interrogatori avrebbe spiegato alcuni delicati passaggi della vicenda. Peraltro la richiesta di applicazione di una misura cautelare (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) nei suoi confronti non è stata accolta in quanto l’ex direttore di banca avrebbe fornito «un buon contributo» all’inchiesta.

Oltre agli arresti, il Pm aveva chiesto anche il provvedimento di sequestro preventivo dei beni. Il Gip ha adottato la legge n.231 del 2007 che prevede la confisca di somme di denaro e beni o altre utilità di cui l’autore del reato di riciclaggio abbia la disponibilità per un valore corrispondente al prodotto del reato. Da qui il provvedimento del Gip Sergio Pezza che ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, dei beni degli indagati per un valori pari a quello del provivento del reato. E nel dettaglio saranno bloccati denaro, titoli, beni mobili e immobili a Marco Cocilovo per 3.578.217 euro, a Mario Itro per 2 milioni di euro, a Giuseppe Lamparelli per 5.578.217 euro. A Mauro Di Monaco, invece, non è stata applicatat questa misura in quanto autore del reato resupposto (la presunta appropriazione indebita a danno dell’ospedale). I tre legali arrestati sono difesi dagli avvocati Raffaele Tibaldi, Vincenzo Regardi, Guido Principe, Gerardo orlando e Mario Rossino.

IL  MATTINO del 26 Luglio 2010

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