Sandro D\’Alessandro: Sto con Nardone per amore della città

Consigliere D’Alessandro, lei ha una antica tradizione missina alle spalle, quella di Nardone è altrettanto datata ma da comunista. Cosa può unirvi? «Sandro D’Alessandro è sempre lo stesso, né potrà mai cambiare, a differenza di altri che cambiano per convenienza o perché non si ha spina dorsale. Il mio modo di intendere la politica non muta affatto. Ma oggi le ideologie sono crollate, siamo in una foresta, è per questo che dovremo uscirne fuori, ricercando chi più può fare per la realtà nella quale si vive. Accantonando ambizioni personali, ed io lo sto facendo, perché amo la mia città, fin da quando ero consigliere provinciale e, soprattutto, impegnandomi quando ho avuto responsabilità di governo e di gestione fino ai massimi livelli. Occorre comprendere che, in una fase di crisi profonda, l’unica possibilità è data dall’impegno delle persone motivate eticamente e idealmente, una collaborazione basata sulla professionalità e su quanto si ha avuto la fortuna di poter dimostrare in fatto di operatività». È questo che la induce a dire basta con le antiche divisioni? «È evidente. Quella con Carmine Nardone è un’alleanza al di là delle rispettive appartenenze, anche se a nessuno si chiede di rinnegare il proprio mondo valoriale, da sempre difeso a testa alta. Ciò che ci accomuna, come dimostra il nostro recente passato, è l’amore viscerale per Benevento e per il Sannio, realtà per le quali ci siamo adoperati, e non poco, pur con qualche errore da entrambe le parti, ma questo è ovvio. Personalmente, comunque, ho sempre creduto, molto più di altri, nella collaborazione». Ha dovuto accantonare, però, i propositi di rivincita al Comune. «Di fronte alla candidatura dell’amico presidente Nardone, il passo indietro è più che giusto, a me interessa il progetto, la collaborazione ed il gioco di squadra. Progetto nel quale ho sempre creduto, ragion per cui non mi tirerei indietro se dovesse ravvisarsi la necessità di una mia candidatura a consigliere, non esiterei a tornare a chiedere con umiltà il consenso personale nelle famiglie, cosa che ormai non ho fatto più da dieci anni a questa parte». Lei, quindi, è un convinto sostenitore di Nardone sindaco. «La motivazione è di ordine politico, oltre che di rispetto reciproco. Portiamo in dote un grande bagaglio valoriale, così come, è indubbio, pure idee valide e progetti concretizzabili. Restando, le ripeto, sempre noi stessi, un progetto civico poiché dopo la caduta delle ideologie restano le idealità. Questo cementifica il passato, il presente e, mi auguro, pure il futuro». Di tale progetto, oltre a voi di Tel e a Nardone, chi dovrebbe far parte, pure eventualmente il Pd pur se in seconda battuta? «Non credo che questo sia possibile. Registro, invece, con piacere che l’Udc si è dichiarato favorevole, con quel partito abbiamo valori in comune, il segretario Santamaria ha già collaborato con me quale assessore, l’Udc è una realtà importante». Dovesse costituirsi il Terzo Polo, altra componente dovrebbe essere l’Api, che però ha già fatto sapere di non gradire Nardone quale candidato sindaco. «Ritengo che per le amministrative si possa dar vita ad un Terzo Polo diverso. Se dovessimo limitarci a recepire un’alleanza calata dall’alto, questa sul territorio nascerebbe sotto una cattiva stella. Del resto, c’è qualche componente che ragiona all’insegna degli schieramenti e delle ideologie, per cui non credo possa far parte del nostro progetto». All’interno di Territorio è libertà non sembra, però, vi sia unanimità circa la bontà del progetto da lei esaltato. «Siamo dieci consiglieri, ben vengano le differenziazioni, altrimenti saremmo al cospetto di un dannoso appiattimento. La collaborazione tra noi e Nardone è nata, va avanti ed avrà successo, non si rompe con il passato, ma solo perché si basa su una forte idealità». Il Pdl, ricordiamolo, non l’ha mai affascinata. «Esattamente! Espressi subito le mie perplessità, il Pdl era nato da poco e già allora si dimostrava ciò che temevo, ragion per cui gli accadimenti di questi giorni non mi meravigliano. Già nell’autunno del 2008, ebbi a pronosticare che sarebbe divenuto una casa di tolleranza, privo di ideologia e struttura partitica».

 
  IL MATTINO del 27 Gennaio 2011

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