Tarsu, Boccalone: inconsistente la posizione del Sindaco

Inconsistente: l’obbligo della copertura totale del costo del servizio rifiuti per il Comune di Benevento, coincide con la dichiarazione di dissesto finanziario datata settembre 1993. Il governo Prodi, nel 2007, ha solo esteso a tutti quello che per Benevento era già un obbligo. Dal 1994 e fino al 2006, l’aumento del costo del servizio è passato dai 4 ai 16 miliardi delle vecchie lire, senza però determinare un aumento della tassa di pari livello. Nel 2006 la tariffa era di lire 3.500 (euro 1,86) al metro quadro, rispetto alle 1.500 lire dell’anno 1994. Questo è il risultato di una intensa e proficua attività di recupero di evasione, con allargamento della base imponibile. Fatti, non parole.
Irritante: le reazioni della società civile sono alquanto eloquenti. Niente e nulla può giustificare un aumento così esagerato della Tarsu. Alla mancanza di programmazione, si associa un utilizzo delle società pubbliche come luogo di sconto e di compensazione di tutte le esigenze, a cui un governo instabile come quello di Pepe, ha dovuto fare ricorso.
Le dichiarazioni dell’assessore De Lorenzo sul punto, non sono affatto fuori luogo, soprattutto quando si riferisce a consulenze e incarichi dati a talune persone, solo per superare momenti di forte instabilità governativa. Il sindaco Pepe per attenuare la rabbia in città promette addirittura di ridurre la tassa ma dimentica che la prospettiva imminente è per la provincializzazione del sistema con annessa gestione finanziaria e fiscale. Arriva così a promettere cose di cui il Comune ha praticamente perso la titolarità!
 Si faccia una verifica contabile approfondita, per far emergere se talune spese siano veramente indispensabili, se altre possono essere finanziate da mezzi diversi da quelli ordinari, se è possibile articolare un piano industriale vero e concreto che risponda da logiche diverse da quelle attuali.
Analizziamo il contratto di servizio, in tutti suoi aspetti particolari, ammesso che sia stato preventivamente sottoscritto. I rimedi ci sono, cominciando con il mettere sul mercato il 49% del capitale dell’azienda, così come impongono da tempo le leggi di settore, per ottenere gestioni più efficaci ed economiche e meno politiche. Un obbligo coscientemente disatteso dal 2006, anno in cui si è perfezionata la trasformazione in spa dell’azienda speciale Asia. Il ricavato, non poco, poteva essere utilizzato per ripianare i mutui sottoscritti e reperire la finanza utile per sostenere adeguati programmi di investimento.
Oltre che per motivi di opportunità – prosegue ancora Boccalone – dovuti ad esperienze passate in altre aziende pubbliche (Iacp), sempre il rispetto delle regole (Finanziaria 2007) avrebbero determinato per l’Asia una rappresentanza di vertice sicuramente diversa da quella attuale. A buon intenditor, poche parole. Una valanga di ricorsi seppellirà il sindaco Pepe. In quell’occasione, emergeranno tutte le irritualità e illegittimità consumate dall’amministrazione, con consequenziale dimostrazione dell’infondatezza della pretesa, che oggi è pari a una vessazione.
Basta attaccare il passato e scaricare su tutti e tutto la responsabilità delle proprie incapacità. Il sindaco Pepe si dimostra nervoso e fiaccato dall’assenza di sufficienti tutele. Sente franare la terra sotto i suoi piedi.
Nell’interesse della chiarezza e delle prerogative dei cittadini che, a fronte di un costo così elevato, non hanno neanche un servizio adeguato, il sindaco Pepe ha il dovere di evitare soliloqui e inutili conferenze stampa ma di accettare un confronto pubblico sull’intera materia per far emergere ragioni e responsabilità di quanto accaduto, magari anche con un semplice consigliere comunale. Io sono disponibile".

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