Adesso basta con il latte straniero spacciato per italiano

Nel 2008 l’Italia ha importato latte, latticelli, creme, yogurt e formaggi  per 9 miliardi di chili in equivalente latte, ma non si riesce a conoscere come viene utilizzato il prodotto importato. L’importazione riguarda prodotti spesso destinati ad essere lavorati o trasformati in Italia per i quali al consumatore viene mantenuta nascosta l’indicazione della reale origine che è obbligatoria solo per il latte fresco, ma non per quello a lunga conservazione, per lo yogurt, i latticini o i formaggi non dop. Ne fanno le spese i consumatori che spesso, credendo di acquistare un prodotto del territorio, comprano un’anonima mozzarella, caciotta o caciocavallo fatti con latte proveniente da chissà dove senza adeguate garanzie. Una situazione, questa, che ha fatto crollare i compensi riconosciuti agli allevatori e non ha portato alcun vantaggio economico ai cittadini con i prezzi dei prodotti lattiero caseari al consumo che in Italia sono aumentati in misura rilevante nel 2008. “La nostra provincia – continua Auriemma – con 1350 aziende produttrici di latte bovino e 18 caseifici è la prima provincia campana per numero di imprese e una importante realtà per la produzione di formaggi; un comparto, quindi, di rilevante importanza economica ed occupazionale, ma la difficile situazione di mercato rischia di avere pesanti ripercussioni sulle aziende agricole e sull’intera filiera. Dopo Parmalat, che per il latte di alta qualità ha ridotto il prezzo di 4 cent/l rispetto alla scorsa campagna, anche i caseifici locali hanno comunicato la riduzione del prezzo del latte da trasformare di 4 – 5 cent/l; il motivo addotto è la politica commerciale aggressiva da parte della distribuzione organizzata e il prezzo del latte estero inferiore del 25-30% rispetto a quello locale, ma è evidente che un prezzo cosi basso potrebbe nascondere una minore qualità e controlli superficiali. Reddito delle imprese, valorizzazione del prodotto locale, marchio territoriale di qualità, sicurezza alimentare e convenienza per il consumatore sono i temi che Coldiretti intende mettere al centro di un confronto con le istituzioni, la filiera e i consumatori in programma venerdì 13 marzo alle 10.00 presso la sede della Coldiretti sannita con la partecipazione dei sindaci dei Comuni maggiormente interessati al problema, degli assessori alle attività produttive del Comune capoluogo e della Provincia, Iadanza e Valentino, della Regione Campania e dell’Università degli Studi del Sannio. L’obiettivo è di tracciare un percorso di valorizzazione del latte locale e individuare strumenti per aumentare il consumo di latte e formaggi locali, molto apprezzati dai consumatori visto il crescente interesse dei piccoli caseifici aziendali che effettuano la trasformazione in proprio del latte prodotto e la vendita diretta dei formaggi. “Coldiretti – precisa Gennaro Masiello, presidente provinciale Coldiretti – è impegnata a realizzare il progetto di filiera tutta agricola ed italiana, firmata dagli agricoltori. La richiesta di conoscere la provenienza di ciò che si mangia non deve essere confusa, spesso in modo strumentale, con il protezionismo, ma è invece una misura di trasparenza che favorisce la concorrenza e impegna i produttori a qualificare la propria offerta che è riconoscibile sul mercato”.

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