AFFITTI E CEDOLARE SECCA, IL GOVERNO SI METTE D’ACCORDO CON SE STESSO

Il Governo smentisce se stesso e il ministro Calderoli, che aveva affermato che la cedolare secca non si applicava ai canoni concordati,  il ministro verrebbe smentito dall’ennesima versione virtuale del Decreto, visto che il testo non è ancora disponibile, benché siano passati due giorni dal Consiglio dei Ministri.In extremis, per rispondere alla critiche di affossamento del canale concordato che l’introduzione di una cedolare secca generalizzata avrebbe comportato, l’esecutivo avrebbe introdotto una misura che sa di beffa: i contratti a canone libero continuerebbero a pagare l’imposta di registro mentre quelli a canone concordato no. Parliamo di pochi spiccioli, peraltro pagati per metà dagli inquilini, che non spostano di una virgola il segno spudoratamente favorevole alla proprietà di questo provvedimento.
Vediamo gli effetti della nuova tassazione: ovviamente chi ci guadagnerà di più saranno i percettori di redditi più elevati, da 75 mila euro in su, a cui si applica l’aliquota Irpef del 43%. Ipotizzando un canone d’affitto annuo di 6000 mila euro, oggi questi contribuenti pagano 2193 euro di tasse se il contratto è libero e 1.534 euro se il contratto è calmierato. Con la cedolare pagheranno 1200 mila euro. A risparmiare saranno anche tutti gli altri scaglioni di reddito da 75 mila euro annui in giù fino a 28 mila. I benefici della cedolare iniziano a farsi incerti nella fascia da 15 mila euro a 28 mila euro annui, assoggettata all’aliquota Irpef del 27%. Perché se è vero che la tassazione forfetaria risulta comunque conveniente, anche se di poco, rispetto all’attuale sistema se il contratto è libero (1.200 euro contro gli attuali 1.377), il discorso si ribalta in caso di canone calmierato. Qui l’ulteriore deduzione del 30% (che nei contratti agevolati si aggiunge alla deduzione del 15% prevista per tutti contratti) risulta decisiva e fa pendere la bilancia della convenienza a favore della normale tassazione Irpef, con la quale si pagherebbero 963 euro di tasse l’anno a fronte dei 1200 euro di cedolare. Sotto i 15 mila euro di reddito, con l’aliquota Irpef al 23%, la cedolare al 20% mostra il minor appeal e non sembra determinare sconti né per i contratti liberi né per quelli agevolati. La tassazione unica del 20% potrebbe dunque rivelarsi un buon affare per i proprietari di casa, soprattutto con redditi più alti, ma nulla ne verrebbe per gli inquilini che nulla rispariebbero da essa
Il SUNIA si batterà per una profonda modifica di questo decreto che vada nella direzione di:
    ripristinare, ed ampliare il vantaggio fiscale nell’utilizzo del canale concordato per abbassare il livello degli affitti;
    – introdurre la detrazione dell’affitto pagato dal reddito degli inquilini per ridurre il peso del canone e contrastare l’evasione fiscale.
    
APU  BENEVENTO
Il coordinatore provinciale
Prof. Paolo Iorio    SUNIA BENEVENTO
Il segretario provinciale
Giuseppe Falzarano

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