Barra: felice di portare il mio Viviani a Benevento

Lei è considerato tra i maggiori interpreti della tradizione teatrale e musicale partenopea. È anche l’ultimo? «Spero di no. Ho fiducia nel profondo valore delle tradizione e delle radici. Ho anche fiducia nei giovani attori perché possano riprendere questi valori. Purtroppo, oggi c’è un caos culturale, ma spero vivamente che i giovani si ricordino delle tradizioni e le riprendano portandole al pubblico». Per Città Spettacolo lei ha scelto di tornare a Viviani. Perché? «Amo tutti gli autori napoletani, ma Viviani è il più vicino alla mia sensibilità di napoletano perchè racconta tutta la disperazione, la rabbia, la follia di Napoli. Viviani mi avvicina di più a Napoli e me la fa amare ancora di più». I temi trattati da Viviani, come ne “La musica dei ciechi” sono sempre attuali? «Il lavoro che propongo questa sera, il terzo di Viviani dopo Festa di Piedigrotta ed Eden Teatro, è datato 1927 ma è attualissimo perché Napoli da quel tempo non è cambiata. E questo certo non fa onore a Napoli». Chi è il personaggio di don Ferdinando per Viviani? «È un personaggio emblematico. Don Ferdinando, il protagonista de “La musica dei ciechi”, è il simbolo della Napoli del dopoguerra, emblema di quel malessere avvertito da tutti. Viviani con questo lavoro propone quasi una lezione di psicologia». Un festival come Città Spettacolo può dare una mano alla crisi in cui si dibatte il teatro? «Certamente. Tutte le iniziative teatrali e culturali possono dare un contributo. Benevento è una piccola oasi dove la cultura è bene accetta e trova un terreno fecondo contrariamente a quanto accade in Italia dove, purtroppo, la cultura regredisce». Per questo ha scelto Benevento per il debutto di “La musica dei ciechi”? «Vengo sempre con tantissimo piacere a Benevento che sento come casa mia. Benevento, inoltre, è una città bella, pulita, elegante. Poi non potevo assolutamente dire no alla pressante richiesta di Giulio Baffi di debuttare a Città Spettacolo». Il pubblico si aspetta da lei, in ogni occasione, sempre una grande interpretazione. Lei cosa si aspetta dal pubblico? «Quello che mi ha sempre dato. Il pubblico mi adora, mi ama, mi rispetta ed io ricambio con passione questo sentimento». Cosa le manca del teatro di ieri e cosa chiede al teatro di domani? «Mi mancano i mezzi che il teatro di ieri aveva. Al teatro di domani chiedo i mezzi per poterlo fare meglio. Oggi tutto è al risparmio e la situazione è davvero precaria».

IL MATTINO del 3 Settembre 2010

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