Carichi di lavoro insostenibili, incertezza sul futuro e gravi carenze.

 E' quanto viene affermato anche in un recente editoriale indirizzato agli organi di stampa.
Ad una  situazione già di per sè pesante per il Comparto Sicurezza a causa delle manovre poste in essere dal Governo finalizzate al contenimento della spesa  pubblica, rischiano di aggiungersi problematiche squisitamente autoctone, alcune di vecchia data, altre del tutto nuove.
Le  misure di congelamento delle dinamiche salariali degli ultimi anni, in verità, seguono analoghe politiche restrittive perpetrate anche prima del 2010 e  sempre orientate ad esigenze di contenimento della spesa pubblica.
Cio' è tanto più afflittivo nei confronti del personale delle Forze di Polizia il cui ordinamento  prevede vincoli precisi e peculiari progressioni di carriera.
Gli ordinamenti del Personale in argomento sono infatti connotati da un’estrema gerarchizzazione e bloccare le progressioni economiche produce effetti iniqui e sperequativi per il personale stesso.
Inoltre, la specificità dello status giuridico e di impiego , del personale delle Forze di Polizia, caratterizzato da una mobilità e flessibilità d’impiego sul territorio, non riscontrabile in nessun altro settore del pubblico impiego, ha come corollario che l’assunzione di più gravose responsabilità e la sopportazione di maggiori rischi e disagi conseguenti all’avanzamento nel grado, siano compensati da specifici istituti retributivi .
L' imposizione martellante di misure patrimoniali afflittive vanifica  la natura eccezionale e transitoria di manovre politiche  che sebbene ispirate a principi di contenimento della spesa pubblica non possono più essere tollerate nel tempo futuro perchè fortemente limitanti e sperequative.
Se a questo poi aggiungiamo una politica dell'Amministrazione Penitenziaria spesso miope , iniqua ed irrimediabilmente arroccata su anacronistiche posizioni autocratiche (e partitocratiche), la miscela risulta essere davvero esplosiva .
In questo quadro generale la recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo dell'8gennaio 2013, che obbliga l'Amministrazione a risarcire ogni recluso che ha vissuto in uno spazio inferiore ai 3 metri quadrati con un indennizzo di 8 euro al giorno o uno sconto di pena, amplifica il senso di disagio di chi, come le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria  in quegli stessi ambienti definiti angusti o comunque non rispettosi dei diritti dell'uomo, ci lavora quotidianamente sopperendo spesso con l'impegno e la professionalità a carenze strutturali ed organizzative della stessa Amministrazione.Non meno preoccupante, soprattutto alla luce delle continue segnalazioni di aggressioni al Personale, appare l'applicazione del nuovo sistema di controllo chiamato "sorveglianza dinamica", ossia il permettere ai detenuti di trascorrere buona parte della giornata fuori dalle camere detentive; a tale nuova modalità di vigilanza doveva contestualmente accompagnarsi una revisione profonda “della colpa del custode” piu' volte auspicata dall'UGL oltre che  interventi strutturali ed ambientali ( ampliamento delle zone destinate a vita in comune e all'espletamento di attività ricreative e sportive) ed un incremento delle unità di personale di polizia in concomitanza dell'apertura di nuovi padiglioni detentivi.
Superare le logiche di bandiera per far fronte comune nella difesa dei diritti della Polizia Penitenziaria, questa la grande novità:, uniti per combattere l'inadeguatezza del sistema e vincere il senso di grave disagio che accomuna oramai tutti gli Operatori Penitenziari.
E' dunque da Benevento che, il prossimo tre settembre partirà la protesta della UGL e delle altre Organizzazioni Sindacali aderenti.
Una situazione paradossale è quella che si vive nella Casa Circondariale Sannita dove, dopo anni di inutili tentativi volti all'instaurazione di un dialogo sereno e costruttivo con la Direzione ci si è visti costretti ad interrompere ogni relazione sindacale con la Parte Pubblica ed attivare lo stato di agitazione congiunto oltre ad intraprendere azioni di protesta .
Le motivazioni che in questo caso limite hanno indotto alla rottura definitiva dei rapporti scaturiscono da una reiterata inerzia e da una personalistica quanto arbitraria gestione dell’amministrazione locale dal momento che chi dirige quell'istituto di sovente ha posto in esssere iniziative in maniera unilaterale, sottraendosi ad ogni tipo di confronto  con le OO.SS. anche per  casi dove è espressamente dovuta la concertazione e la contrattazione con le parti Sindacali.
Nell'Istituto di Benevento , in pochi anni ,  le imprescindibili esigenze legate alla sicurezza, che non è solo di chi opera ma anche della collettività , pare abbiano abdicato all'esigenza divenuta oramai predominante di aumentare costantemente e in maniera non certo razionale e proporzionata alla forza lavoro, le attività trattamentali a favore della popolazione detenuta.
Corsi costosi e dal dubbio valore riabilitativo, che, protratti volutamente anche nel periodo estivo ed in orari pomeridiani, hanno provocato un aumento esponenziale  dei carichi di lavoro per il Personale in un periodo in cui gli eventi critici subiscono notoriamente un evidente incremento.
 
Reiterati ritardi nel riscontro di note sindacali e palesi incongruenze nella gestione di atti amministrativi.
Ingiustificata reticenza per la richiesta inerente la visione e la copia di atti amministrativi.
Pattuizione di accordi  tra la Direzione e i coordinatori  di alcune aree di servizio, finalizzata alla gestione del Personale da "dedicare" allo svolgimento dei precitati corsi trattamentali, delegittimando la figura delle OO.SS., in quanto non opportunamente informate.
Mancato rispetto degli standards minimi di sicurezza durante le attività trattamentali, diventate onerose e private della loro intrinseca finalità riabilitativa, atteso che la partecipazione o meno ad esse, da parte della popolazione detenuta, pare sia oramai subordinata  all'ottenimento o meno di nuovi ed ulteriori "benefici".
Mancata programmazione del lavoro nonché del piano ferie.
Scarsa attenzione all'efficienza fisica del Personale di Polizia Penitenziaria ed a una sua proporzionata cura data la  diversa destinazione d'uso delle macchine e delle attrezzature ginniche (che da anni erano in dotazione alla palestra Agenti)
Totale carenza dell’operatività del Servizio Prevenzione e Protezione ed assenza dei corsi di aggiornamento obbligatori per i suoi  membri (ASPP – RSPP), nonché mancata conoscenza del  DVR (Documento di Valutazione dei Rischi ) tenuto opportunamente secretato.
Mancanza all'interno dei vari turni di Personale addetto al servizio antincendio e dei piani di evacuazione previsti dalla legge in caso di emergenza.
Mancata preparazione ed addestramento del Personale nell'affrontare eventi particolarmente critici quali terremoti, incendi ecc.
 Labile informazione su possibili focolai di patologie potenzialmente contagiose e mancanza di opportuni mezzi di prevenzione e protezione.
Scarsa attenzione al rafforzamento dei sistemi di sicurezza esterni al perimetro dell’istituto.Questi sono solo alcuni dei motivi della manifestazione che si terrà a partire dalle ore 11:00 del 3 settembre alla Casa Circondariale di Benevento a cui seguirà, come già annunciato, la richiesta di immediato avvicendamento dell'attuale dirigenza.
Unitamente alle altre sigle sindacali che rappresentano la Polizia Penitenziaria dovremo convergere le nostre forze e far fronte comune per un progetto strategico teso a salvaguardare gli interessi ed i diritti dei poliziotti penitenziari.
E’ necessario quindi in Campania uscire dalla logica inconcludente dell'attesa o limitarsi a tentare di correggere l’attuale sistema con qualche piccolo ritocco di facciata, per passare con determinazione ad azioni di dissenso plateali che inducano a un netto cambiamento di rotta.
A livello nazionale invece, occorre  assicurare al più presto al personale delle Forze di Polizia la  corresponsione integrale dei trattamenti  economici connessi  all’effettiva presenza in servizio e alla maturazione dei requisiti di anzianità e di merito con l'obiettivo quanto meno  di evitare l’estensione al 2015 del blocco degli effetti economici delle progressioni di carriera e degli automatismi retributivi per il personale del Comparto Difesa e Sicurezza.
 

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