Consorzi per la raccolta differenziata: una vertenza da riaprire.

Intervengo per fare il punto della situazione, anche nella speranza che si rimetta mano per aprire uno spiraglio sul famoso progetto.

Il nuovo presidente della Regione, Vincenzo De Luca, è stato, da sindaco di Salerno, il capofila di tutti gli amministratori che si sono opposti alla costituzione degli ATO.

La legge regionale, insieme alla costituzione degli Ato, prevedeva anche l'assunzione dei lavoratori sanniti alle dipendenza di questi.

Dopo aver vinto la sua battaglia, con coerenza, ha manifestato la volontà di cambiare la legge regionale, proprio partendo dalla cancellazione degli Ato.

Nello stesso tempo ha rassicurato sul futuro dei dipendenti: tutti, anche coloro che nel frattempo sono stati licenziati, ritorneranno al lavoro.

Sono sicuro della sua buona fede e della determinazione decisionista che ha già ampiamente dimostrato, risolvendo con grande velocità problemi che si trascinavano da tempi biblici, ma, dopo cinque anni, ogni giorno che passa per i 121 lavoratori è un dramma che cresce: ogni promessa è debito.

Oltre alla riscrittura della legge anche il piano industriale deve essere rivisto.

Mercoledì ha dichiarato di aver chiesto al Governo seicento milioni per poter rimuovere le “ ecoballe “, che inquinano e deturpano migliaia di ettari dell'ex Campania felix.

Ha anche manifestato la necessità della costruzione di quattro grandi impianti di compostaggio, per riciclare l'umido; che sarà potenziata la raccolta differenziata e la non costruzione del secondo inceneritore, previsto dal Governo. Tutte ottime notizie!

Purtroppo sul ritorno al lavoro degli operatori, non solo dei 121 dipendenti di tre Consorzi sanniti ma dei circa 1200 dell'intera regione, nemmeno una parola.

Ciò è assai preoccupante perché questa non menzione, per un politico di lungo corso e di grandissima esperienza come De Luca, non può essere ascritta a mera distrazione.

Intanto si potrebbe far iniziare il progetto di tredici mesi già finanziato con sessanta milioni.

Sarebbe una concreta dimostrazione che la nuova amministrazione vuole fare sul serio e che effettivamente, e concretamente, ha preso a cuore la nostra incivile e insostenibile situazione.

Resta la diatriba, creata ad arte, sulla nostra reale natura contrattuale pubblica o privata che, i soliti noti, potrebbero ancora strumentalmente utilizzare per sabotare il progetto. Ma anche questo problema può essere facilmente superato.

Di recente la SAMTE, la società provinciale che avrebbe dovuto assumerci, ha firmato, per lo Stir di Casalduni il contratto Fisia-Assoambiente.

Contratto privato a tutti gli effetti, per tutti i lavoratori del settore. Il riconoscimento definitivo della natura privatistica, il presidente De Luca penderebbe da questa parte, ci permetterebbe di usufruire della possibilità di un pronto ritorno al lavoro, con il progetto di riqualificazione di tredici mesi, che comprende anche il necessario corso di aggiornamento teorico di un mese, in aula.

Alla luce dei nuovi e importanti indirizzi regionali, riusciranno i sindacati, dopo cinque anni di manifesta incapacità, a dare alla nostra anomala vertenza la necessaria svolta, facendo sbloccare almeno quel progetto che ci permetterebbe di ritornare a vivere?

Piero Mancini, Consorzio Bn3

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