«Dal ddl Mastella cominciati i miei guai, utilizzatelo ma cambiate nome»

 L’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, padre di un disegno di legge sulle intercettazioni che non è però mai nato ringrazia chi, come il premier Berlusconi, propone di ripartire dalla sua proposta di legge, ma chiede di cancellare il suo nome. Perché non la inorgoglisce? «Beh, in effetti dovrebbe. È pur sempre un riconoscimento del mio lavoro. Ma non riesco a dimenticare che da lì sono partiti i miei guai». Dal ddl sulle intercettazioni? «Anche, ma non solo. Diciamo dalla mia azione riformatrice…». Chi si batte per le riforme rischia? «Le riforme non sono mai indolori, si colpiscono interessi. Certo che io al ministero mi sono sovraesposto. Ma torniamo alla legge sulle intercettazioni». Che resta necessaria? «Lo era già allora quando me ne occupai io e lo è a maggior ragione oggi, dove in gioco non è solo la tutela della privacy che è un fatto di civiltà. Ma è più che reale il rischio che le intercettazioni diventino strumento di lotta politica». E ora c’è chi come Berlusconi riscopre la sua proposta di legge: ma se era buona allora perché non è stata approvata? «È quello che mi chiedo anch’io. Il disegno passò alla Camera anche grazie all’astensione di due o tre parlamentari dell’Italia dei valori, ma poi si fermò al Senato». Il motivo? «Vorrei tanto conoscerlo». Ma lei crede che si arriverà mai all’approvazione? «Sì, ma solo se maggioranza e opposizione lavoreranno per trovare un punto d’incontro». La riforma dovrà essere quindi bipartisan? «Ovvio, non c’è altro modo per farla e in fondo tutte le riforme, quelle vere, dovrebbero essere bipartisan». Così il «bavaglio» sarà meno doloroso? «Ma quale bavaglio e bavaglio… Le intercettazioni sono necessarie, il problema è la loro diffusione che va regolamentata nel rispetto di un diritto fondamentale del cittadino che è quello della tutela della privacy. Fatti irrivelanti per le indagini e persone estranee alle inchieste non possono essere sbattute ogni giorno sulle pagine dei giornali». Ma se questo avviene di chi è la colpa? «Non certo dei magistrati che fanno, con scrupolo, il loro lavoro». E di chi allora? «Della politica che non interviene, che non regolamenta, non fa le leggi». Ma stavolta si arriverà ad una soluzione? «La speranza c’è sempre. Ma più che ripeterlo, non vedo cosa altro si possa fare. E per spiegarmi meglio, rispondo come il maestro di Bertolt Brecht, al quale si rivolgono i suoi discepoli durante l’incendio del loro villaggio per dirgli che la gente non si mette in salvo perché fa freddo e non sa come trasportare le masserizie. I discepoli chiedono al maestro cosa debbano fare, il maestro risponde: li avete avvertiti, bene. Ora, quello che avverrà, sono fatti loro».

IL MATTINO

ARTICOLI CORRELATI